Una foto, scattata nel 1934 ha reso celebre un lago, una cittadina, una regione. Non vogliamo distruggervi un sogno. Non vi diremo che Loch Ness non esiste. Ma vi raccontiamo come una fotografia pubblicata su un quotidiano inglese ha creato la celebre leggenda del mostro di Loch Ness.

Sicuramente la foto è la più celebre tra quelle che circolano e che sono state pubblicate su riviste, giornali e anche il mondo del web. Ma forse anche la più “tarocca” tra tutte. Un fotomontaggio venuto proprio male, certo fatto con i mezzi dell’epoca. A scattarla è stato Robert Kenneth Wilson, un ginecologo britannico, alcuni giorni prima della pubblicazione sul Daily mail avvenuta il 21 aprile 1934. Una foto non chiara, molto sgranata, che mostra al centro del lago un essere dal lungo collo con la schiena che esce dalla superficie dell’acqua.

La foto del chirurgo
Anche se Wilson non fu proprio l’artefice del fotomontaggio, prese parte alla sceneggiata che cercò di screditare il quotidiano Daily mail. La foto era si originale, ma il soggetto altro non era che un sottomarino giocattolo modificato per avere proprio la forma di quel mostro, Nessie, di cui in Scozia si parlava già da tempo.
Il sottomarino era stato assemblato da un tale Christian Spurling, intimo amico di Wilson e marito della figlia di Marmaduke Wetherell, un cacciatore che alcuni mesi prima aveva allertato sempre lo stesso quotidiano, dicendo di aver trovato alcune impronte che risalivano al celebre mostro. Wetherell, fu spudoratamente smentito dal Daily mail, e presa la faccenda come una ferita nell’orgoglio, cercò di rifarsi creando una prova che potesse confermare la presenza di Nessie nel lago. Una volta scattate le foto al finto mostro insieme all’allegra combriccola, il sottomarino giocattolo fu affondato e giacerebbe ancora oggi sotto i fondali del lago.
« Piovigginava leggermente, il lago era grigio, il cielo era grigio e il colore della creatura era grigio scurissimo, in netto contrasto con lo sfondo più chiaro dell’acqua e del cielo. Il mostro era immobile in superficie, rivolto in direzione di Inverness. La lunghezza era di quasi dieci metri; è difficile valutare la distanza esatta che ci separava, tuttavia era abbastanza vicino a noi perché potessimo vederlo molto distintamente. C’erano tre gobbe, la più grande nel mezzo e la più piccola dietro il collo, che era lungo e snello, con una testa piccola e priva di tratti visibili. Immergeva spesso la testa nell’acqua, come per mangiare o forse semplicemente per divertirsi. » Testimonianza della Sig.ra Marjory Moir del 1936.

Cosa ne pensa la scienza
La comunità scientifica degli zoologi pensa che il mostro semplicemente non esista, per due serie di ragioni, la seconda delle quali di ordine teorico:Nessun ritrovamento di tracce, resti animali al di sopra di ogni ragionevole dubbio, è stato mai documentato.
La piramide alimentare di un lago relativamente piccolo come il Loch Ness non potrebbe sostenere la vita di una famiglia di predatori delle dimensioni del presunto mostro.
Se per assurdo esistesse un solo mostro di Loch Ness, la specie sarebbe da considerarsi irrimediabilmente estinta; al contrario, se ne esistesse una popolazione in grado di perpetuarsi, non si spiegherebbe il fatto che non vi siano prove più convincenti di quelle portate dai sostenitori.
Per tentare di controbattere i dubbi relativi all’alimentazione della creatura è stata avanzata l’ipotesi che vuole l’esistenza di un canale segreto che colleghi il lago al Mare del Nord. Questa teoria spiegherebbe anche l’assenza di ossa e altri resti sul fondale del lago. Non vi sono tuttavia prove dell’esistenza di canali che conducono al mare.


Una leggenda cominciata 1500 anni fa
I primi “avvistamenti” di Nessie risalgono al 565 D.C. raccontati dal monaco irlandese san Colomba di Iona. La storia ritornò alla ribalta comunque nel 1933, quando due coniugi scozzesi, raccontarono di aver visto una creatura mostruosa che usciva dal lago per poi scomaprire nella nebbia.
Se Nessie esiste veramente magari non lo sapremo mai, ma sicuramente pensare che nel lago ci sia qualcosa di misterioso ha contribuito a creare un mito che, nel bene o nel male, rimarrà nella storia del popolo scozzese.