Datare la nascita della biologia marina come scienza è compito arduo, ma la conoscenza degli organismi che abitano il mare, ha sicuramente origine remote.
Ancora prima dell’ avvento dell’uomo sulla terra già diversi primati, come anche altri animali, trovavano le loro risorse dall’ambiente marino. L’ uomo cominciò a conoscere e, pian piano, comprendere il mare solo dopo averlo domato. La costruzione dei primi supporti galleggianti come zattere e piroghe hanno permesso di navigare dapprima i corsi fluviali, sino a al mare.
La biologia marina è la scienza che studia il mare ed i suoi abitanti
Spinto dalla motivazione di attingere nuove risorse, l’uomo inizio l’attività della pesca, con i primi mezzi rudimentali a sua disposizione come arpioni e fiocine fatte in legno e pietra, trappole e reti fabbricate con materiale di origine vegetale.
Pian piano il mare diventò una risorsa di fondamentale importanza per i popoli costieri che con il tempo impararono ad attingerne sempre più risorse.
Già gli antichi egizi costruivano solide imbarcazioni in grado di essere spinte dal vento, ma questo popolo utilizzo prevalentemente la navigazione fluviale. Intorno al 2000 a.c. furono i Fenici, popolo semita, a solcare i mari del Mediterraneo con maestose imbarcazioni. Il nome Fenici deriva dal greco “foinix” che significa porpora.
Gli albori della biologia marina
Questo ci permette di comprendere che questo popolo era solito fruttare le risorse del mare. Infatti la porpora non è nient’altro che un pigmento di colore rossastro estratto da un mollusco del genere “Murex” che i fenici avevano scoperto e sfruttato per tingere i loro tessuti. Soltanto con l’aiuto della volta stellare l’uomo fu capace di compiere grandi viaggi e di dare origine a molte delle civiltà del Mediterraneo.
Il Mar Mediterraneo

Il “Mare Nostrum” cominciò a prendere forma su carta intorno al 450 a.c. quando Erodoto, storico greco e grande viaggiatore riporto su carta un primo abbozzo di mappa terrestre. Fu comunque un greco uno dei padri della biologia marina: Aristotele, il filosofo dell’ immanenza. Tra i suoi scritti historia animalium e de partibus animalium vengono nominati e descritti con accuratezza 24 specie di crostacei e policheti, 40 molluschi e 116 pesci. Ebbe anche la grande intuizione di includere i cetacei tra i mammiferi marini, studiandone anche i meccanismi riproduttivi.
Pytea ed Eratostene
Nel tempo, prima Pytea riuscì a determinare la latitudine di un luogo con uno straordinario stratagemma, poi Eratostene che determinò la lunghezza della circonferenza della terra. Si cominciarono quindi a disegnare delle vere e proprie mappe del planisfero quanto più reali era possibile per l’epoca.
Tolomeo nel 150 a.c. sfruttando le conoscenze acquisite sino a quel momento riprodusse una mappa che includeva i 3 continenti conosciuti: Africa, Asia ed Europa.
Le popolazioni arabe, forti di tali conoscenze presero il mare e pian piano navigarono quasi tutto il Mediterraneo arrivando anche in India ed in Africa.
Il commercio marittimo
Si aprì un’ era di commercio marittimo che durò nel tempo. I popoli scandinavi nel primo Medioevo sbarcarono in Groenlandia e probabilmente anche in Canada. Circa 400 anni dopo i Cinesi della dinastia dei Ming, dotati di grandi navi con a bardo una strumentazione avanzata, come carte nautiche e bussole cominciarono a commerciare con i popoli africani. Inizia quindi un epoca di grandi esplorazioni in mare.
La scoperta dell’america
Nel 1942 Cristoforo Colombo scopre o “riscopre” l’America e nel 1497 il genovese Giovanni Caboto sbarca in nord America, successivamente è Ferdinando Magellano, nel 1519 a compiere il primo “giro del mondo”. Le prime vere carte utili alla navigazione furono frutto di un attento studio di Gerardo Mercatore che nel 1569 realizzo’ con tanta accuratezza, un sistema ancora oggi utilizzato per la navigazione.
Marsili e lo studio delle batimetrie. Le basi della biologia marina
Quindi nel 1725 L.F. Marsili mise su carta le prime batimetri dei fondali con delle curve di livello che segnalavano le differenze di profondità dei fondali. Subito dopo pubblicò Historie phisique de la mer il primo trattato di oceanografia fisica, chimica e biologica.
James Cook successivamente viaggio’ per i mari con studiosi naturalisti, vide i ghiacci dell’antartico le Hawaii e la nuova Zelanda.
Diversi altri naturalisti lasciarono la loro impronta nella storia della biologia marina, da John Ross a Edward Fibes, ma il più celebre fra essi fu sicuramente l’Inglese Charles Darwin che nel 1831 a bordo del brigantino beagle navigò per 5 anni intorno al mondo lambendo le coste della Patagonia e della terra del fuoco. Le intuizioni che Darwin ebbe sulle sue osservazioni lo indussero a pubblicare uno dei libri forse più discussi del XIX secolo: The origin of the species annunciando, dopo aver studiato la differenza tra popoli, il concetto di Selezione naturale.
« La conservazione delle differenze e variazioni individuali favorevoli e la distruzione di quelle nocive sono state da me chiamate “selezione naturale” o “sopravvivenza del più adatto”. Le variazioni che non sono né utili né nocive non saranno influenzate dalla selezione naturale, e rimarranno allo stato di elementi fluttuanti, come si può osservare in certe specie polimorfe, o infine, si fisseranno, per cause dipendenti dalla natura dell’organismo e da quella delle condizioni »
(Charles Darwin, L’origine delle specie, 1859, p. 147)
La storia della oceanografia biologica
La prima vera spedizione scientifica si attuò con la “Spedizione Challenger” che portò a numerose scoperte gettando le basi della moderna oceanografia. Fu lo scozzese Thomson a volere fortemente la spedizione. Alla società reale di Londra venne messa a disposizione una nave da guerra la HMS CHALLENGER che venne prontamente equipaggiata con diversi laboratori scientifici per studiare la biologia del mare. La nave salpò dal porto di Portsmounth il 21/12/1872. La spedizione catalogò più di 4700 nuove specie marine. Il supervisore del Regno John Murray descrisse l’operazione come “il più grande progresso per la conoscenza del nostro pianeta”. Sui rapporti finali lo stesso Murray pubblico the deep of the sea, considerato il primo testo di Biologia marina.
Le prime stazioni di biologia marina nel mondo
Nacquero allora le prime stazioni biologiche, la prima Francia a Concarneau, sulle coste nord-occidentali della Francia, nel 1859. Successivamente nacquero le Stazioni di Biologia Marina di Arcacho Roscoff, Banyuls e Villefranche-sur-Mer. Nel 1872 un biologo tedesco Anton Dohrn fondò a Napoli una Stazione Zoologica, tuttora attiva. Nel 1875 nasce la Stazione Zoologica di Trieste e nel 1903 il principe Alberto I di Monaco fondò il Museo Oceanografico.
Burton e Beebe
Negli anni Trenta gli Americani Otis Burton e William Beebe costruivano la prima «batisfera. Un sommergibile sferico in acciaio con finestrini in quarzo, collegato alla nave appoggio con cavi elettrici e telefonici. Nel 1932 questo sommergibile scese per la prima volta fino a una profondità di 245 metri. I due stabilirono altri record nei mesi successivi, fino a quello di 923 metri, rimasto poi imbattuto fino al 1949 quando lo stesso Barton raggiunse i 1500 metri con un altro mezzo di sua costruzione, il Benthoscope.
Piccard e la Fossa delle Marianne

Piccard ed il batiscafo Trieste
Proprio l’incontro con Burton e Beebe doveva dare ad Auguste Piccard l’ispirazione fondamentale per progettare il batiscafo Trieste, che suo figlio Jacques nel 1960 avrebbe portato fino alla Fossa delle Marianne. Le Marianne sono il punto più profondo degli Oceani (dopo di allora, il primo uomo a tornarci è stato pochi giorni fa proprio James Cameron, dopo Titanic infatuatosi dell’esplorazione dei fondali oceanici)
Il batiscafo Trieste
Il segreto del Trieste era la separazione tra una camera di galleggiamento riempita di gasolio (più leggero dell’acqua, mutatis mutandis è il principio che tiene in aria una mongolfiera) e la camera pressurizzata in cui si trovavano i passeggeri. In questo modo il Trieste poteva navigare in modo indipendente, e non attaccato a una nave con un cavo.
Jacques Cousteau e le spedizioni alla scoperta degli abissi
Negli anni 50 prendevano il via le osservazioni dirette in mare grazie agli autorespiratori che permettevano di respirare sott’acqua e a scooter subacquei utili per il movimento. Il padre di questa nuova disciplina fu Jaques Cousteau. Cousteau aveva preso parte alla seconda guerra mondiale come spia e durante il conflitto trovò il tempo di inventare, nel 1943, assieme ad Emile Gagnan, il primo prototipo di equipaggiamento per lo Scuba diving, l’Aqua-lung.

Cousteau amava definirsi un “tecnico oceanografico”. Egli fu in realtà un sofisticato amante della natura, specialmente di quella marina. Il suo lavoro permise a persone di tutti i continenti di visitare la vita che sta sotto la superficie oceanica ed esplorare attraverso la televisione le risorse del “continente blu”.
Ballard e l’archeologia subacquea applicata alla scoperta dei relitti
Nel 1964 un altro piccolo sommergibile di nome Alvin comincio’ attività di ricerca in mare. Lo stesso sommergibile nel 1977 sotto la direzione di Robert Ballard, riuscì a localizzare il relitto del Titanic una delle navi più grandi mai costruite (269 metri).
Da lì in poi le spedizioni verso il relitto, con mezzi pilotati o comandati a distanza, sono diventate quasi ordinaria amministrazione. E molte delle tecnologie sperimentate per la ricerca del Titanic sono poi diventate dotazioni standard delle spedizioni oceanografiche.