La pesca alla gallinella (Chelidonichthys lucerna) è una delle attività più gratificanti per gli amanti della pesca sportiva in mare, specialmente se effettuata con la tecnica del kabura, un’esca giapponese progettata appositamente per la pesca di pesci di fondo. La combinazione di attrezzatura leggera e la giusta tecnica di recupero rende questa pesca particolarmente divertente e produttiva.
La gallinella: caratteristiche e habitat
La gallinella, o pesce cappone, vive su fondali sabbiosi o fangosi tra i 20 e i 200 metri di profondità. È riconoscibile per le sue pinne pettorali grandi e colorate e per la sua bocca molto robusta, che le permette di scavare nel fondo alla ricerca di crostacei e piccoli pesci. La gallinella è un pesce apprezzato per la sua carne prelibata, e la sua pesca è particolarmente interessante per chi ama le sfide a basse profondità.
Cos’è il kabura?
Il kabura è un tipo di jigging tradizionale giapponese che si distingue per la sua forma particolare. L’esca è composta da una testa piombata tonda o ellittica, colorata in modo da attirare i pesci, e da un gonnellino di silicone che imita i movimenti di un pesciolino o di un crostaceo sul fondo del mare. Questo tipo di esca è ideale per attirare pesci di fondo come la gallinella, poiché i suoi movimenti lenti e sinuosi simulano quelli di prede naturali.
Attrezzature leggere per la pesca con il kabura
Uno dei vantaggi principali della pesca con il kabura è l’uso di attrezzature leggere, che rendono la cattura più emozionante e meno faticosa:
- Canna da jigging leggera: Una canna lunga tra 1,80 e 2,10 metri con una potenza di lancio che varia tra i 30 e i 120 grammi è perfetta per la pesca con il kabura. Deve essere sensibile per rilevare anche i tocchi più delicati della gallinella.
- Mulinello a tamburo fisso: Un mulinello di taglia 2500-3000 è l’ideale, con una buona frizione per gestire la resistenza della gallinella durante il recupero.
- Treccia sottile: Una treccia da 10-15 libbre garantisce un’ottima sensibilità e un contatto diretto con l’esca. Si consiglia di utilizzare un terminale in fluorocarbon da 0,30-0,40 mm, per la sua invisibilità in acqua.
Tecniche di pesca con il kabura
La pesca con il kabura richiede una tecnica di recupero lenta e costante. Una volta che l’esca raggiunge il fondo, è necessario sollevarla leggermente con piccoli scatti della canna, per poi farla ricadere dolcemente. La gallinella tende ad attaccare l’esca mentre questa cade verso il fondo, per cui è fondamentale prestare attenzione durante il recupero. Ecco alcune strategie efficaci:
- Recupero lento: Recupera l’esca in modo regolare, mantenendo un contatto costante con il fondo e lasciando che l’esca imiti i movimenti di un crostaceo.
- Pausa e sollevamento: Effettua brevi pause durante il recupero, seguite da leggeri sollevamenti dell’esca. Questo movimento richiama l’attenzione della gallinella che attacca l’esca credendola una preda facile.
- Cambio di profondità: Se non ci sono abboccate dopo alcuni lanci, prova a variare la profondità di recupero. La gallinella può stazionare a diverse profondità in base alla temperatura dell’acqua e alla disponibilità di cibo.
Le migliori condizioni per la pesca alla gallinella
La gallinella è particolarmente attiva durante le ore del mattino e del tardo pomeriggio, quando si sposta alla ricerca di cibo. È preferibile pescare in condizioni di mare calmo o leggermente mosso, che permettono di mantenere un contatto costante con il fondo. La pesca con il kabura è particolarmente efficace su fondali sabbiosi o fangosi, dove la gallinella è più attiva.
Consigli pratici per il successo
- Colori dell’esca: La gallinella è attratta da colori vivaci come il rosso, l’arancione e il giallo. Sperimenta con diverse combinazioni per trovare quella più efficace in base alle condizioni di luce e trasparenza dell’acqua.
- Pasturazione: Sebbene non sia sempre necessaria, la pasturazione può aumentare le possibilità di successo, attirando le gallinelle in zona.
- Sensibilità del mulinello: Regola la frizione del mulinello per permettere al pesce di compiere qualche fuga iniziale senza strappare l’esca. Una buona sensibilità aiuta a ridurre il rischio di rotture durante le fasi di recupero.