Amarcord: lo squalo bianco catturato a Favignana nel 1987.
Lo squalo bianco è presente in tutto il Mediterraneo anche se la sua presenza è considerata sporadica e rara. Il 2 di giugno del 1987 una coppia di squali si aggirava attorno all’allora funzionante tonnara di Favignana durante il periodo della mattanza dei tonni. Il primo ad essere avvistato fu il maschio lungo circa 6 metri. Ma ad essere catturata invece qualche giorno dopo fu la femmina, morta probabilmente per asfissia mentre cercava di uscire dal labirinto delle reti. Un pesce di 5 metri e 4O centimetri di lunghezza e poco più di 2 tonnellate e 35O chilogrammi di peso. Lo squalo bianco fu issato e trasportato a terra nello stupore di tutti i Favignanesi che raccontano il fatto ancora oggi come una giornata indelebile nella memoria degli isolani.Nella pancia dello squalo vennero trovati 20 tonnetti ed un delfino di 200 kg .
Gioacchino Cataldo ricorda con queste parole la sua cattura:
“Era morta, è vero, ma io l’ho trascinata sulla barca tutto da solo. Una bestia enorme, intorno ai 5 metri e mezzo, pesante un paio di tonnellate abbondanti. Ricordo anche il giorno esatto: l’8 maggio 1987”
L’eroe nascosto di quella giornata
E’ doveroso anche ricordare la battaglia ingaggiata contro lo squalo maschio ancora vivo da Nitto (Benedetto Mindeo), il subqcqueo della tonnara che liberò il grande maschio dalla rete con un coltello e che si trovò faccia a faccia con il grande pelagico almeno due volte.
Le parole di Nitto Mineo
“Nel 1987 nella tonnara di Favignana c’erano due Squali bianchi, maschio e femmina, erano entrati nella notte ed erano restati ammagliati: il maschio era nella vucca a ‘nnassa, la femmina nella porta della bastardella; prima recupero quello della nassa, e la barca se lo porta a terra a rimorchio perché pesa oltre duemila chili ed è impossibile metterlo a bordo!
Io nel frattempo avevo visto l’altro, pure ammagliato, ma per recuperarlo ho aspettato il ritorno della muciara; nel frattempo sono passate più di due ore. E’ sicuramente morto, pensavo; nel tentativo di liberarsi aveva rotto tutte le reti, la suttana l’aveva fatta a pezzi, lo squalo aveva la testa libera, rivolta a maestro, e nella coda aveva una palla di rete, un imbroglio di oltre un metro di diametro; per non fare spostare la barca fuori dalla tonnara ho deciso di liberarlo dalla parte interna, avrei lavorato di più ma così evitavo ai tonnaroti di mettersi nuovamente ai remi, lo feci per loro, e non sapendolo mi salvai la vita! Cominciai a liberare la coda del pesce, ma non era facile, la rete di sisal era strettissima, lo squalo aveva scatenato tutta la sua potenza e si era imbrogliato in maniera incredibile; io facevo leva con la testa e il ginocchio sul corpo del pesce per liberare la rete, e intanto tagliavo le maglie col coltello, avevo quasi finito, rimanevano poche maglie, quando mi sento trascinare via, capisco che lo squalo è ancora vivo, reagisco d’istinto, dò un colpo di pinne per allontanarmi, il pesce si raddrizza facendo perno sulla coda ancora prigioniera, spalanca la bocca, giuro che gli ho visto la gola, la lingua lo so che la lingua non ce l’hanno ma io gli ho visto qualcosa che gli somiglia, nera, i denti, si gira, cerca di afferrami, dalla barca capiscono che sta succedendo qualcosa perché muovendosi lo squalo si tira a fondo le boe che tengono in superficie la rete, la bocca arriva a pochi centimetri da me, gli metto una mano sul muso e mi spingo indietro, non so com’è che non mi afferra il braccio, poi per un attimo la rete lo trattiene, infine si raddrizza nuovamente e si gira ancora contro di me, ma stavolta ero riuscito ad allontanarmi di un paio di metri.
Sono momenti che non capisci più niente, non guardo nemmeno se è ancora ammagliato per la coda e fuggo in superficie, i 30 metri d’acqua li ho fatto in un batter d’occhio, e sono salito in barca da solo, senza levarmi le bombole né la zavorra, e pensare che normalmente prima di salire passo bombole e zavorra ai tonnaroti, e magari mi faccio dare una mano per saltare il bordo della muciara, che è abbastanza alto … Posso dire di essergli uscito due volte dalla bocca.”
Nitto Mineo
Gli squali bianchi sono anche in Mediterraneo. Lo si sapeva da anni ma mai vi era stata una ricerca completa sulle abitudini del più temibile tra gli squali nel nostro mare. A colmare questa lacuna arriva ora “Mediterranean Great White Sharks” (McFarland & Co. Publishers), la nuova ricerca dello studioso Alessandro De Maddalena. Nelle pagine dell’indagine sono presentati appunto i risultati di 16 anni di ricerca sulla presenza dello squalo bianco nel Mediterraneo.
Sono descritte e analizzate circa 600 segnalazioni di squali bianchi ripartite su un lasso di tempo di oltre tre secoli: è così emerso che le aree dalle quali proviene il maggior numero di avvistamenti, includendo dati attuali e storici, sono nell’ordine: Mare Adriatico, Mare Tirreno, Canale di Sicilia, Mare delle Baleari, Golfo del Leone, Mar Ligure, Mar Egeo, Mar di Marmara, Mar Ionio. Il predatore frequenta le aree vicine alle secche, le isole, gli stretti, i canali, dove può reperire facilmente un maggior numero di prede.Io sono un maestro di immersione PADI, spero solo di non incontrarlo mai sott’acqua.
Que emozione,ero presente alla cattura,avevo 19 anni ed ero sull’isola da uno zio per delle vacanze di pescasub.Vedo anche delle foto che non avevo visto ancora.Grazie per condividere.
Vorrei fare una precisazione,
la quarta foto dell’articolo, quella dove appare Nitto Mineo, l’allora sub incaricato della manutenzione della tonnara, non si riferisce allo squalo catturato nel 1987 ma ad un altro episodio avvenuto nel 1980 e precisamente 25 aprile.
La foto fa parte di una serie di diapositive da me scattate e successivamente inviate alla rivista Mondo Sommerso dove vennero pubblicate nel n°238 uscito nel Luglio 1980 in un articolo dal titolo “Un morte bianca a Favignana”.
lo squalo bianco l’ho incontrato tanti anni fa sulle secche della Meloria gli ho sparato,l’ho tenuto legato alla barca per più di due ore ma poi ha ceduto il perno delle alette dell’arpione e il pesce è scappato.
( vedi il libro “UN SUB TANTA STORIA di Rodolfo Betti da pag.58 a pag. 61 )
Una sola domanda: perche’ gli ha sparato?