Quali sono gli animali più velenosi del Mediterraneo?

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In Mar Mediterraneo sono presenti almeno una cinquantina di animali velenosi . Tutti sono potenzialmente pericolosi, alcuni anche mortali. Molti di essi sono maghi del trasformismo e del mimetismo. In questo articolo citeremo pesci, molluschi e vermi marini ma non parleremo di meduse, trattate abbondantemente in altri articoli. E no, non parleremo neanche della murena, che non è per nulla velenosa.

Nonostante nel corso dei decenni, le coste del Mediterraneo si stiano pian piano svuotando, questo mare ospita ancora oggi una grande biodiversità, con non meno di 800 specie di pesci registrati. Un tempo riservato a pescatori e marinai, il mare è oggi terreno di scoperta e riposo per molti vacanzieri e appassionati di natura che scoprono il mare in snorkeling.
Ciò aumenta ulteriormente il rischio di interazioni con animali selvatici velenosi.

Che si tratti di specie endemiche o di specie aliene, l’incontro con una di queste specie può essere pericoloso ed è utile imparare a riconoscere queste specie per evitare appunto di toccarle.

La maggior parte di questi organismi sono bentonici, cioè risiedono sul fondo. Alcuni sono semisepolti nella sabbia come razze e serpenti di mare, altri giocano con il loro mimetismo per nascondersi tra le rocce (pesce scorpione). Ad eccezione delle razze, la maggior parte sono pesci di taglia medio-piccola, che non superano i 40 cm.

Quali sono le possibili reazioni a questi veleni?

Per la maggior parte delle specie, la puntura è caratterizzata da un forte dolore che può portare alla perdita di coscienza. Il rischio maggiore è quindi la morte per annegamento.

Si osservano reazioni diverse a seconda della specie, della profondità della ferita e dell’area interessata. Il veleno di tracine e scorfani di solito provoca gonfiore della pelle e anemia locale. L’edema si diffonde su tutta l’estremità interessata e senza un trattamento tempestivo, la necrosi si sviluppa nella ferita.

Altri sintomi possono accompagnare una puntura: perdita di equilibrio, sudorazione, problemi cardiaci, dispnea… 

Cosa fare in caso di contatto?

In caso di contatto, indipendentemente dalla specie, si consiglia di eseguire le seguenti azioni, avendo cura di rispettare quest’ordine:  

  • Isolare la vittima dal pericolo e rimuoverla rapidamente dall’acqua
  • Avvisare i servizi di emergenza
  • Stendere il soggetto ed evitare qualsiasi sforzo
  • Immobilizzare l’arto colpito
  • Pulire la ferita
  • Il veleno è labile al calore, può essere neutralizzato se sottoposto a una temperatura compresa tra 40°C e 55°C. È quindi possibile riscaldare la ferita. Questa azione deve essere eseguita con grande cura per non aggravare la ferita bruciandola. Si consiglia di immergere l’arto interessato in acqua calda.
  • Se il morso è troppo profondo, il riscaldamento della ferita sarà meno efficace.

La pastinaca

Dasyatis pastinaca

La pastinaca è responsabile di diversi incidenti in mare. Il veleno del trigone ha effetti emolitici, neurotossici e cardiovascolari. È termolabile. Il dolore causato dal dardo è immediato e cresce rapidamente, con irradiazione e formazione di edema. La guarigione è molto lenta. Il veleno provoca nell’uomo l’ittiocantossina e provoca effetti simili alla cancrena e al tetano. Non è un animale aggressivo se non si sente attaccato.

La tracina

tracina
tracina

La tracina traferisce il veleno tramite un pungiglione presente sulla dorsale di colore nero. Spesso la tracina viene calpestata ed il pungiglione trasferisce il veleno sulla pianta de piede dello sfortunato. Il dolore violento ed immediato si estende rapidamente. Ad essere colpiti sono solitamente i piedi, proprio a causa del contatto involontario ma spesso sono le mani dei pescatori ad esserne vittime, nell’azione di togliere le tracine rimaste impigliate nelle reti.

Pesce scorpione

pesce scorpione o pesce leone

Gli avvelenamenti da tossina di Pterois volitans vengono classificati in tre gradi. Avvelenamenti di I grado producono eritema, ecchimosi o anche cianosi della parte colpita. Al II grado compaiono vesciche attorno alla puntura. Avvelenamenti di III grado producono necrosi locale e variazione della sensibilità, che possono durare anche per più giorni. Più rari sono gli effetti a livello sistemico, che includono ma non sono limitati a questi: dolore alla testa, nausea, vomito, dolori e crampi addominali, paralisi agli arti, iper- o ipotensione, difficoltà respiratoria, ischemia del miocardio, edema polmonare, sincope. Sono stati documentati rari casi di decesso.

Il vermocane

 Il vermocane infatti è dotato di setole urticanti che rilasciano aghi ad uncino. Il risultato dell’attacco di un vermocane è una dolorosa irritazione della pelle. Capita spesso tra i pescatori in apnea che sono alla ricerca di polpi o di ricci di toccare a mani nude un vermocane. Il dolore si acutizza rapidamente con forte prurito ed intorpidimento della mano. Lo stesso vale per i pescatori professionali che ogni tanto lo ritrovano nelle reti da posta.

Lo scorfano

Tutti gli scorfani presentano delle ghiandole velenifere. In caso di puntura e’ consigliato tenere sotto controllo la parte interessata o rivolgersi ad un medico. Il veleno infatti può’ provocare, anche se raramente, forti dolori, ansia, palpitazioni e tremori.

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