Pinna nobilis : il mollusco in buona salute nello stagno di Thau in Francia

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Pinna nobilis
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La popolazione di Pinna nobilis o grande nacchera ha registrato negli ultimi anni una mortalità massiva nel Mediterraneo occidentale.

I primi casi sono stati individuati nel sud est della Spagna e alla isole Baleari. A partire dalla fine del 2016 questo fenomeno ha subito una crescita esponenziale uccidendo il 90% delle popolazioni infette. Oggi anche in Italia il fenomeno é visibile tanto che in tutta la costa nazionale sono veramente pochi gli esemplari ancora in vita.

Questa mortalità é causata da un parassita il Haplosporidium Pinnae che si annida nella ghiandola digestiva della grande nacchera infetta.

Quando l’infezione avviene nel loro ambiente naturale, le nacchere mostrano un accorciamento del mantello e una mancanza di reazione agli stimoli, il che porta a valve costantemente aperte poiché non sono più in grado di chiuderle. Si ritiene che la morte sia causata da un blocco diretto delle ghiandole digestive causato dal parassita, il che porta alla morte per mancanza di nutrimento. Una volta che le popolazioni sono infettate, la probabilità di sopravvivenza dell’individuo è molto bassa.

Pinna nobilis stagno di Thau
Attualmente, gli individui che resistono all’epidemia si trovano per la maggior parte nelle lagune mediterranee.

Inizialmente, sembrava che il protozoo parassita Haplosporidium pinnae fosse l’unico responsabile delle morie osservate lungo le coste spagnole. Tuttavia, in alcuni casi, come lungo le coste della Campania e della Sicilia, si verificava la mortalità anche in assenza di Haplosporidium pinnae, ma in presenza del micobatterio Mycobacterium sherrisii, che causava lesioni infiammatorie sistemiche nel mollusco, compromettendone la sopravvivenza.

Gli esami istopatologici e molecolari dei campioni raccolti di Pinna nobilis hanno rivelato la presenza di diversi patogeni, tra cui micobatteri, vibrioni e protozoi del genere Perkinsus, identificati come co-responsabili delle elevate morbilità e mortalità osservate negli ultimi anni.

Non è ancora chiaro se ci sia stato un aumento di patogenicità di questi microrganismi o se i cambiamenti climatici abbiano influenzato l’habitat e lo stato di salute delle nacchere comuni, indebolendole e rendendole più suscettibili a questi patogeni. Tuttavia, è evidente che la sorveglianza attiva, basata sulla rapida identificazione dei patogeni come monitoraggio eseguito, sia fondamentale per un controllo efficace della malattia e per il miglioramento delle valutazioni epidemiologiche.

Ma c’é ancora un’oasi felice per le grandi nacchere del Mediterraneo.

E’ la laguna di Thau in Francia, un grande bacino d’acqua salata che si estende per 7500 ettari con una profondità media di circa 5m, dove ancora oggi vengono allevate cozze ed ostriche. L’ambiente è chiuso e ricco di nutrienti e sedimenti con elevato contenuto di materia organica, fonte di CO2 e metano, il che rende la laguna vulnerabile a crisi regolari di eutrofizzazione che possono portare a un’anossia mortale per una parte significativa dei molluschi allevati nella laguna, soprattutto in estate. A livello locale, queste crisi sono denominate “Malaïgues”.

Malgrado la laguna non sia proprio un ambiente stabile e non compromesso, le grandi nacchere presenti non hanno subito la decimazione degli individui presenti in altre zone del Mediterraneo.

La laguna ospita circa 50,000 individui di grandi nacchere, tutte non infette dal parassita Haplosporidium pinnae che non sembra essere presente tra le acque del grande bacino.

Io stesso mi sono tuffato tra le acque della laguna per uno studio sugli ippocampi ed ho potuto valutare come le nacchere presenti erano in buona salute. Ma il parassita non é lontano. Sebbene non sia presente tra le acque della laguna, a poche miglia di distanza, in mare, diverse pinne nobilis sono state trovate infette dal parassita e sono oggi morte.

Marcello Guadagnino

Un’epidemia sottomarina

Non si sa da dove provenga questo parassita. Potrebbe essere arrivato nelle acque di zavorra di una nave cargo giapponese nel 2016 e si sarebbe diffuso durante lo svuotamento delle acque vicino alle coste spagnole. Da allora, in quella zona, il 99% della popolazione di nacche è scomparso ed è scoppiata una vera e propria epidemia sottomarina. L’Italia, la Corsica e il sud della Francia sono ora colpiti, così come l’intera area dei due bacini del Mediterraneo.

In mare, nel 90% dei casi, le grandi nacche non sopravvivono al parassita.

Protetta a livello europeo dal 1992, la specie è stata recentemente riconosciuta e classificata come “in pericolo critico di estinzione” nella lista rossa mondiale delle specie minacciate dell’UICN.

Attualmente, gli individui che resistono all’epidemia si trovano per la maggior parte nelle lagune mediterranee.

Sono state effettuate campagne di osservazione nel maggio e nel giugno 2020 all’interno delle popolazioni già censite. E la conclusione delle pubblicazioni scienfiche è confortante:

“Queste nuove indagini mostrano che le popolazioni sono in buona salute, con una mortalità ridotta che sembra essere principalmente naturale, e un rinnovamento regolare di queste popolazioni nella maggior parte delle stazioni esplorate,” si legge nell’Inventario e stato di salute delle popolazioni di Pinna nobilis nella laguna di Thau.

Tuttavia, per sapere se il parassita ha infettato le colonie della laguna di Thau o meno, sarebbe necessario effettuare prelievi sugli individui vivi o morenti.

Una possibile contaminazione nella laguna sarebbe una catastrofe. La grande nacchera, , svolge un ruolo essenziale per l’ecosistema locale purificando l’acqua: un mollusco di 50 cm può filtrare fino a 200 litri di acqua di mare al giorno.

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