La capacità di produrre corrente elettrica e’ una caratteristica di pochi animali e questi sono tutti pesci. C’è una buona ragione per questo: l’acqua, che a differenza dell’aria e’ un conduttore di elettricità.
Le torpedini sono tra i pesci elettrici più conosciuti, dette anche razze elettriche. Ne esistono circa 69 specie e vivono negli oceani Indiano, Atlantico e Pacifico ma anche in Mediterraneo. Le torpedini sono pesci cartilaginei (come lo squalo bianco e tutti gli altri squali). Questi pesci elettrici detti anche pesci pesci elettrofori sono caratterizzate da un organo elettrico che si presenta sotto forma di piccole cellette ammassate, distribuite sul corpo del pesce. Tale organo chiamato organo elettrogeno o anche pianastrello e’ in grado di produrre un campo elettrico con una potenza variabile dagli 8 ai 220 volts. La funzione di quest’organo la possiamo assimilare a quella di una pila che funziona in serie. La torpedine grazie a questa capacità riesce sia catturare le sue prede ma riesce anche a difendersi dai predatori provocando la “scossa” liberandosi e riuscendo a nascondersi sotto la sabbia.
Altri pesci sfruttano le stesse caratteristiche delle torpedini sono ad esempio l’elettroforo conosciuta anche come anguilla elettrica (Electrophorus electricus). L’anguilla elettrica riesce a generare dei campi elettrici grazie dei muscoli che si trovano lungo i fianchi del pesce elettrico che sviluppano una differenza di potenziale sino a 600 volts.
La generazione del campo elettrico dell’anguilla
L’anguilla elettrica possiede in tutto 3 paia di organi elettrici addominali che producono differenza di potenziale e di conseguenza generare campi elettrici. Le cellule specializzate si chiamano elettrociti, cellule piatte discoidali. All’interno degli elettrociti scorre la corrente elettrica. Quando viene liberata la scarica elettrica i canali ionici che si trovano sulla membrana degli elettrociti si aprono facendola attraversare da ioni sodio caricati positivamente. Entrando all’interno della cellula viene invertita la carica e si genera cosi il campo elettrico.
Gli elettrociti sono presenti in numero variabile che va dai 5000 ai 6000 e come già detto riescono a liberare scariche sino a 600 volts ed un flusso di corrente di 1 ampere. Questo rende questo pesce sicuramente il più pericoloso con una potenza ben 3 volte superiore a quella delle torpedini. L’elettroforo vive nelle foreste sudamericane dove in passato ha ucciso diversi uomini colpendoli con la sua mortale scarica elettrica. Oltre a questa scarica che l’anguilla elettrica usa per caccia o autodifesa, questo pesce può anche generare cariche elettriche più lievi per l’elettrolocalizzazione e per l’elettrocumunicazione (per comunicare con individui della stessa specie) e per la ricerca del proprio partner.
Altri pesci elettrici
Altri pesci elettrici come Gymnarchus niloticus oppure il Gnathonemus petersii (pesce elefante) hanno dei sistemi bioelettrici in grado di creare corrente elettrica. In questi pesci però gli organi sono disposti sulla cute all’interno di cellule specializzate. Ogni singola cellula genera sino a 0,14 volt ed e’ connessa in serie ad una colonna dove sono disposte tutte le altre cellule. Grazie a dei motoneuroni cellule e colonne sono connesse. Sembra che questi pesci grazie a questa sorta di radar siano in grado di orientarsi in ambienti del tutto privi di luce o in acque molto torbide. Sembra secondo alcuni studi che questo sistema si sia evoluto come strumento di difesa ed in seguito si sia trasformato per permettere al pesce elettrico di avere informazioni sull’ambiente circostante.