E’ conosciuta come MAGNOSA ma alcuni la chiamano cicala, è un crostaceo decapode appartenente alla famiglia Scyllaridae. La magnosa non deve essere confusa con la cicala pannocchia (Squilla mantis). Chiamate entrambe cicala di mare i due crostacei sono molto differenti.
Sono due in particolare le specie di magnose presenti in Mediterraneo, la magnosa (Scyllarides latus)e la magnosella (Scyllarus arctus) quest’ultima conosciuta anche con il nome di batti batti.
In quest’articolo ci soffermeremo sulla magnosa, specie oggi rara e protetta in buona parte del Mediterraneo.
Dove vive la magnosa
Presente sino a 100m di profondità, la magnosa ama gli anfratti rocciosi soprattutto vicine a praterie di posidonia. La si trova spesso all’interno di grotte. Gli adulti, che mutano in maniera minore rispetti ai giovani, possono talvolta portare piccole alghe o invertebrati (idroidi, briozoi) attaccati al carapace.
Molto simile ad una aragosta ma con il corpo è più tozzo, appiattito dorso-ventralmente e le antenne sono a forma di pale piatte e segmentate. Il carapace è bruno più o meno rossastro, ruvido, granuloso, bordato di viola a livello delle antenne. La magnosa può raggiungere i 50cm di lunghezza
La lunghezza può raggiungere i 50 cm, comunemente 25/30 cm . Gli arti sono privi di pinze, tranne il 5° paio nella femmina che lo usa per il mantenimento delle uova che porta sotto l’addome.
Specie simili
Scyllarus arctus , la magnosella vive dal Mediterraneo alle coste meridionali dell’Inghilterra a nord e sulle coste marocchine a sud. Di colore più scuro, il suo carapace è più liscio, le sue antenne più frastagliate sui bordi, il peduncolo dell’occhio e le zampe sono cerchiate di giallo. Vive spesso su fondali più fangosi o tra praterie di Posidonia. Le sue dimensioni superano appena i 10/11cm.

Scyllarus pygmaeus , (Bate, 1888) la molto più rara cicala nana , viene talvolta confusa con S. arctus , ma il suo colore rosso o rosso-bruno striato di bianco è abbastanza caratteristico. È presente principalmente sulle coste settentrionali del bacino del Mediterraneo, a Gibilterra e nelle Isole Canarie. Dimensioni medie da 40 a 60 mm.

Cosa mangia
Le cicale si nutrono di piccoli invertebrati, generalmente molluschi: patelle e chitoni e di crostacei.
Riproduzione
Le magnose si riproducono dalla tarda primavera all’estate. Talvolta troviamo raduni di diverse decine di individui, che ritornano ogni anno in luoghi ben precisi, talvolta a basse profondità, in grotte, faglie riparate o in cavità del coralligeno.
La femmina porta le sue uova appese sotto i segmenti addominali fino alla schiusa.
Le larve hanno quindi una vita planctonica, la cui durata è poco nota. Durante questo periodo subiscono diverse metamorfosi fino allo stadio subadulto dove cadono sul fondo.
Il genere Scyllarides , cosi nominato da Lund nel 1793, comprende attualmente 13 specie diffuse in tutto il mondo, in particolare nei mari temperati caldi.
– 7 nell’Atlantico: S. aequinoctials, S. brasiliensis, S. deceptor, S. delfosi, S. herklotsii, S. latus, S. noifer
– 4 nel Pacifico: S. astori, S. haani, S. roggeveeni , S. squammosus
– 2 nell’Oceano Indiano: S. elisabethae, S. tridacnophaga.
Tutte sono relativamente grandi e commestibili, sebbene la loro cattura sia spesso accidentale.

Predazione
Da sempre rara, ma ricercata per la sua carne delicata, la magnosa è stata oggetto di pesca intensiva da parte della pesca subacquea, nella maggior parte dei paesi mediterranei e sulle coste atlantiche della penisola iberica.
I suoi principali predatori, oltre all’uomo, sono i pesci: cernie, dentici, balestra e polpi.
Nonostante la sua apparente lentezza, la magnosa è capace di reazioni rapide e può scappare nuotando all’indietro ad alta velocità!
Regolamenti
La cicala è ora completamente protetta in Italia ed in Francia ed è soggetta a misure di protezione in Europa e nella maggior parte degli altri paesi mediterranei (presente nell’appendice 3 della Convenzione di Berna e della Convenzione di Barcellona). E’ inserita nella Direttiva Habitat per la salvaguardia della biodiversità. È una specie sotto tutela in tutto il territorio nazionale, perché è a rischio estinzione. Rientra anche nella lista internazionale ICRAM come specie a rischio.
Origine del nome scientifico
Scyllarus , Scyllarides : allusione all’antico nome dato da Aristotele prima ai crostacei del genere paguro e per estensione ad altre specie.
latus : tratto direttamente dal latino e significa “largo”.