Bioplastica dal carapace dei gamberetti
Shells and peel shrimp are seen before creating biodegradable plastic bags, a project in collaboration with Nottingham University, at the Nile University in Cairo, Egypt February 28, 2017. REUTERS/ Mohamed Zaki

Bioplastica dal carapace dei gamberetti

I ricercatori della Nile University di El Cairo hanno portato a termine un progetto che permette di trasformare il carapace dei gamberetti in un film di plastica biodegradabile da utilizzare in un futuro prossimo per la realizzazione di imballaggi ecocompatibili.

Il progetto durato due anni ha portato allo sviluppo di un prototipo di bioplastica sintetizzato dal chitosano* prodotto dai crostacei.
“Se commercializzato, questo nuovo materiale darebbe un grande contributo per diminuire i rifiuti ed permettere delle esportazioni in condizioni sicuramente migliori rispetto alla plastica.

Il carapace di gamberi viene dapprima lavato e trattato chimicamente per poi essere disciolto in una soluzione che ne da infine un sottile film di bioplastica.

Solamente in Egitto vengono importati 3500 tonnellate di gamberetti ogni anno di cui un terzo viene scartato. E’ stata proprio questa considerazione ad accendere il motore dello studio con a capo Hani Chbib. Grazie alla collaborazione con l’Università di Nottingham in Gran Bretagna i ricercatori hanno già prodotto dei piccoli campioni che potrebbero presto entrare nel grande circuito del commercio.

*Il chitosano viene usato come componente di shampoo, e si forma trattando la chitina, generalmente ottenuta dall’esoscheletro di crostacei (granchi, gamberi, ecc.) con soluzione acquosa basica. Viene anche utilizzato nelle diete ipocaloriche per la riduzione del peso corporeo, in quanto ha la capacità di legare a sé i grassi impedendone l’accumulo. Viene usato anche in medicina per le sue proprietà emostatiche

pesci e specie marine
Marcello Guadagnino
Biologo marino ed esperto di pesca professionale. Autore del Giornale dei Marinai

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