Autonauti. A spasso per l’Atlantico a bordo di un’auto

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Gli autonauti. La stravagante sfida dei fratelli Amoretti che a bordo di una Ford Taunus dell’81 e di una Volskwagen Passat dell’87 attraversarono l’Atlantico

Una storia non compresa a fondo dalla stampa, dimenticata e sepolta quella dei 3 fratelli, Marco, Fabio e Mauro Amoretti a cui si aggiunse anche un amico Marcolino de Candia. I quattro sono stati protagonisti di una vera odissea in mezzo al mare, a bordo di due vecchie auto sono riusciti a percorrere il tratto di oceano tra le isole Canarie e la Martinica combattendo con tempeste, uragani, squali ed avendola vinta si tutto, soprattutto sulla paura di non farcela.

Gli autonauti

Ma il vero architetto della straordinaria impresa, il promotore della “bizzarra” avventura fu il papà, Giorgio Amoretti, giornalista e reporter atipico, fantasioso, istigatore, combattente. Giorgio aveva “tentato” già una sua traversata oceanica nel 1978 isolando dall’acqua un maggiolino Volkswagen e mettendolo in condizione di tenere il mare grazie a dei supporti di polistirolo. Giorgio partì ma la guardia costiera spagnola stroncò il sogno di Giorgio sul nascere impedendogli di continuare la traversata. Gettato nello sconforto Giorgio rientrò in Italia non abbandonando mai l’idea di un’impresa epica come quella da lui progettata.

“In mare avevamo paura della profondità, ma il mondo che ci eravamo creati era il nostro mondo, e dovevamo affrontare soltanto i nostri giudizi. Ora dobbiamo rimetterci a confronto, tutti i giorni, con le aspettative degli altri. E a prima vista, a parte la felicità di rivedere le nostre famiglie, il mondo di terra non è poi un granchè.” (da un’intervista a Marco De Candia, Il Secolo XIX, 13 ottobre 1999)

Ma come spesso accade, la vita riserva sempre degli imprevisti lungo la strada di ognuno di noi. Il masso più grande si posizionò sul percorso di Giorgio nel 1999 quando gli venne diagnosticato un mare incurabile. Impossibilitato a questo punto a realizzare il sogno di una vita, furono i figli a cominciare a sognare per lui. In tempi brevissimi riuscirono a “preparare due auto-mare ” per provare a compiere l’impresa. Il 4 di maggio del 1999, all’alba di una calda giornata primaverile le due auto-mare sono già pronte per salpare dalle isole Canarie (dal piccolo porto di Las Palmas) alla volta della Martinica.

I quattro salgono a bordo delle due auto, sciolgono le funi e lontano dagli occhi indiscreti delle autorità dell’isola salpano grazie a due piccoli fuoribordo a benzina che abbandoneranno molto presto.

Una volta finita la riserva di carburante i ragazzi spengono i motori, li staccano dal basamento e li gettano in mare…”Da questo momento in poi non ne avremo più bisogno…

Autonauti
Il paracadute ascesionale progettato da Giorgio Amoretti

La macchina motrice che avrebbe portato i ragazzi aldilà dell’oceano doveva essere un paracadute ascensionale, un progetto del papà Giorgio che fu inutilizzabile per tutta la prima parte della navigazione a causa della scarsa intensità del vento.
Dunque sulle due auto furono issate due vele, montate alla meno peggio che diedero un minimo di propulsione alle auto. Purtroppo dopo i primi 10 giorni in totale assenza di vento e poche miglia percorse Fabio e Mauro cadono nello sconforto. Un po per la mancanza di fede un po per il mal di mare i due vennero recuperati da un elicottero del soccorso aereo la mattina del 14 maggio. Rimangono a bordo di una delle due auto invece Marco e Marcolino.

Liberi, spensierati e felici continuano la loro avventura con un mare in ottime condizioni. Ma il 25 di maggio a causa di una mareggiata che bagnò il telefono satellitare si persero tutti i contatti con la terraferma. Nessuna notizia dei due giovani di 21 e 23 anni all’epoca per diversi giorni. I giornali annunciano il peggio ma sull’auto-mare i due ragazzi stanno bene e continuano la loro navigazione. Finalmente il telefono riprende a funzionare e tornano i contatti con la terra ferma. Tutto bene sino al 28 di maggio quando il papà Giorgio viene a mancare a causa della malattia. Le famiglie decidono di non comunicare l’accaduto ai due giovani per non gettarli nello sconforto causando dei pericolosi colpi psicologici. Continua cosi la navigazione grazie ancora al tempo clemente e ai due mezzi che risultano essere stati progettati egregiamente .
Dopo 53 giorni di navigazione le due auto-mare si trovarono sulla rotta della petroliera Chevron Atlantic, il comandante dell’imbarcazione cercò di aiutare i ragazzi lanciando loro delle provviste che Marco recupererà in mare dopo una nuotata in mezzo all’oceano.
Arriva così, tra un libro letto ed un pesce pescato, il 108° giorno. La terra è vicina, parenti ed amici cominciano ad organizzare l’arrivo dei due giovani alle Antille portando con se un gruppo di giornalisti. Nel frattempo a Marco viene comunicata la morte del padre per non avere una profonda delusione una volta a terra.
Dopo 113 giorni di mare, il 31 di agosto del 1999 i due giovani sbarcano alle Antille festeggiati ed accolti come degli eroi.

Gli autonauti
Gli autonauti durante un tuffo in mare

Quello che accede dopo è la vera impresa (in negativo). I media riuscirono a seppellire tutto, a far dimenticare che due giovani a bordo di due auto sgangherate avessero attraversato l’oceano Atlantico.
*Sono passati quasi 16 anni da quell’impresa, io la seguii tutta alla radio, in tv e nell’ancora rudimentale sistema del web. Una storia che mi prese, che mi appassionò talmente tanto da averla sognata di notte per diverso tempo. Tempo fa fui io stesso a cercare Marco a telefono per ascoltare la storia raccontata dai protagonisti, finalmente dopo aver letto e compreso l’epica impresa dei due voglio diffonderla il più possibile affinché venga ricordata e chissà, magari riproposta questa volta in toni “internazionali”.
Io ci CREDO e anche lo stesso MARCO ci crede, vuole riprovarci vuole ripartire. Magari stavolta attraverserà l’Italia e non l’oceano ma sarà sempre un’impresa epica. E io sarò qui a RACCONTARVELA.

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1 commento su “Autonauti. A spasso per l’Atlantico a bordo di un’auto”

  1. Ciao, ho letto con piacere questa bellissima avventura,
    sono un insegnante e proprio in questo periodo ho trattato le famose navigazioni del ‘400 e ‘500, gli interessi commerciali, le colonizzazioni, ecc.
    Mi piacerebbe presentare ai ragazzi questa storia ben diversa e molto più bella,
    volevo chiederti se hai possibilità di mandarmi qualche riferimento a giornali dell’epoca, in modo da presentare, in base a ciò che effettivamente c’è, un diario di bordo, o l’organizzazione, o l’arrivo, insomma una narrazione per loro palpabile.

    Grazie in anticipo e buona prosecuzione,
    questa è la mia mail: fabio.biagioli.01@gmail.com

    Fabio Biagioli

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