L’acciuga o alice ( Engraulis encrasicolus)

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L’Acciuga conosciuta comunemente come Alice e’ un piccolo pesce di grande interesse economico. Le sue carni sono apprezzate in tutto il globo.

L’acciuga o alice, dal nome scientifico di Engraulis encrasicolus e’ un pesce azzurro di piccole dimensioni. Il nome acciuga deriva del latino apiua che vuol dire pesce piccolo. Un pesce che ha un ciclo vitale di circa 4 anni e che puo’ raggiungere i 20 cm di lunghezza anche se in Mediterraneo non supera mai i 15 cm. Tipico pesce pelagico, l’acciuga e’ colorato di azzurro sul dorso con sfumature tendenti al verde  e color argento sui fianchi.

Acciuga

Dove vive l’acciuga

L’acciuga vive in mare in ambienti pelagici. Attivo nuotatore forma banchi numerosissimi che si avvicinano alla costa durante il periodo della riproduzione che avviene tra maggio e novembre. In inverno invece i banchi di acciughe si spostano in acque piu’ profonde, spesso intorno ai 200-300 metri di profondità. Le acciughe sono pesci moderatamente eurialini. In Sicilia presso il lago di Ganzirri vi e’ una popolazione di acciughe stanziali che in passato era considerata una sottospecie.

Le ottime carni delle acciughe vengono utilizzate in cucina sia fresche che conservate.

La riproduzione dell’acciuga

Nel periodo riproduttivo le acciughe si spostano in ambienti costieri dove le femmine depongono sino a 40.000 uova pelagiche. Dopo un paio di giorni le uova si schiudono e le larve si aggregano subito in banchi. Le larve di acciuga come quelle di sardina sono conosciuti come bianchetti (in Sicilia come Nunnata o neonata). Dopo circa 12 mese le acciughe sono già mature ed in grado di riprodursi.

I sessi sono separati (specie gonocorica). La maturità sessuale si raggiunge all’età di un anno. La lunghezza media dell’acciuga è quindi compresa tra 8 e 12 cm. La crescita, molto rapida il primo anno, proseguirà più lentamente per tutta la vita del pesce. La longevità raggiunge generalmente i 3 anni e un massimo di 5 anni in modo del tutto eccezionale.

La deposizione delle uova e la fecondazione avvengono di notte in acque libere, in prossimità della superficie. La femmina depone in maniera frazionata per un periodo di diverse settimane (circa 20 covate al ritmo di una ogni 4-5 giorni), garantendo una migliore possibilità di sopravvivenza per la specie aumentando la probabilità di trovare condizioni favorevoli. La fecondità delle femmine è compresa tra 110.000 e 350.000 ovuli per stagione e per femmina. Le uova e le larve* sono pelagiche*. La schiusa avviene dopo 2-5 giorni e le larve si trasformano in novellame 25-60 giorni dopo la deposizione delle uova.

Nel Mediterraneo, la deposizione delle uova avviene da maggio a settembre o addirittura ottobre.

L’alimentazione

L’acciuga comune si nutre principalmente di mesozooplancton, cioè prede planctoniche che misurano tra 0,2 e 2 mm. Queste prede comprendono principalmente crostacei (copepodi, malacostracaci, branchiopodi) ma anche vermi, larve varie* (tra cui quella dei molluschi bivalvi e dei gasteropodi), uova di pesce, ecc.

L’acciuga si nutre secondo due distinti meccanismi, selezionando da un lato la preda più grande e dall’altro filtrando la piccola preda. La sua attività trofica è elevata durante il giorno, quando è al di sotto del termoclino. È quindi in grado di ingerire il 4% del suo peso corporeo ogni giorno.

Migrazioni verticali notturne sono state osservate negli adulti, che tendono a raggrupparsi in profondità durante il giorno e risalgono più dispersi vicino alla superficie durante la notte. Queste migrazioni sono in parte associate a comportamenti alimentari.

L’acciuga ingerisce involontariamente microplastiche negli stadi larvali avanzati e giovanili. Si tratta quindi di una specie sentinella per questo tipo di inquinamento marino. È probabile che gli esseri umani, che lo consumano, ingeriscano queste microparticelle organiche con il potenziale rischio che ciò potrebbe rappresentare per la loro salute (Savoca 2020).

La pesca dell’acciuga

Insieme alla sardina, e’ una delle specie piu’ interessanti per quanto riguarda il commercio ittico. Sia in Mediterraneo che in Oceano Atlantico, l’acciuga viene catturata con una rete a circuizione che prende il nome di cianciolo. Per la pesca delle acciughe sono utilizzate delle piccole imbarcazioni di supporto chiamate Lampare. Tali imbarcazioni servono a radunare i banchi di acciughe grazie a delle potentissime lampade che attirano dapprima il Plancton e successivamente i predatori. Difficilmente i banchi di acciughe si mescolano a quelli di sardine, ma durante la pesca notturne i pescatori possono trovare in mare le due specie. Acciuga e sardina sono due specie molto simili, vi consigliamo questa lettura per capire come riconoscere l’acciuga e la sardina.

Nonostante l’acciuga comune sia classificata come “Least Concern”, cioè non inclusa nell’elenco delle specie considerate minacciate nella classificazione della IUCN* (International Union for the Conservation of Nature), la classificazione del 2013 ha comunque considerato questa specie, che è pesantemente preso di mira dalla pesca industriale, in declino.

Sono state quindi messe in atto misure di conservazione all’interno degli Stati che sfruttano la risorsa: raccomandazioni sulle quote in Africa occidentale, requisiti di dimensioni minime in Europa (che variano da 6,5 ​​cm in Georgia e Ucraina a 9 cm in Turchia e 10 cm per il Mar Nero).

Uso e consumo delle acciughe

In passato le industrie conserviere di pesce erano floride in tutta Italia. Le acciughe venivano trasformate in pasta d’acciughe, salate, messe sott’olio ed utilizzate anche in zone lontane dal mare come in Piemonte per la preparazione della bagna cauda.

Parassiti e predatori

L’acciuga funge da alimento per i vari predatori pelagici* che ne condividono l’areale: tonni, carangidi, cetacei, uccelli marini, ecc.

Serve come ospite per molti vermi parassiti, come osservato in uno studio che stabilisce i legami tra parassitismo e ridotta fertilità (Ferrer-Maza 2016). Durante questa ricerca, il 63% dei pesci studiati è stato infettato da almeno un parassita e il numero medio di questi ha raggiunto tra 4 o 5 per pesce. Cinquemila diversi parassiti sono stati identificati e classificati in 8 categorie di vermi piatti (3 digenei, 4 nematodi e 3 cestodi).

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