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Bianchetto: Tradizione o DISTRUZIONE delle larve di sardina?

Col nome di neonata o nunnata i pescatori siciliani indicano le larve di sardina (bianchetto). In Sicilia si distinguono volgarmente cinque tipi di neonata (o novellame) : quella di sarda, quella di alici, quella di alaccia, la nunnata di luvaru e il cicirieddu.

In grandi quantità si pescano le larve di sarda, quella di alici, e quella di pagello : la prima e la terza in inverno, la seconda in estate.

La pesca del bianchetto praticata da diversi secoli lungo le coste dell’Italia intera ha un influenza importante sugli stock ittici come la sardina (Sardina pilchardus). Gli organismi vengono prelevati dal mare ancora non sviluppati e non avranno la possibilità quindi di riprodursi. Purtroppo, da molti anni a questa parte si registra un impoverimento sensibile e costante dei principali stock di alcune specie ittiche, poiché l’attività di pesca è molto intensa e i pesci catturati troppo piccoli. I pescherecci, sempre più efficaci grazie ai progressi tecnologici, sfruttano al limite le risorse del mare.

La quantità di pesci adulti e di grossa taglia è rapidamente diminuita e la pesca si è concentrata progressivamente sugli individui più piccoli, riducendo il numero delle femmine che raggiungono l’età riproduttiva e minacciando in tal modo la sopravvivenza delle popolazioni. Alla luce di questi fatti, i rischi più gravi appaiono tanto il possibile impatto che la pesca del “novellame” può avere sulla consistenza numerica delle popolazioni ittiche, quanto il fatto che il bianchetto, come tutti i piccoli pelagici, ha abitudini gregarie, formando banchi di notevoli dimensioni mono o plurispecifici.

Nei periodi invernali si osserva un brulicare di imbarcazioni che navigano nel sottocosta alla ricerca dell’ “oro bianco del mare”, questo fa si che nelle marinerie arrivino compratori spesso inconsapevoli dell’illegalità.

Ogni chilogrammo di novellame pescato sottrae al mare 2 quintali di pesce adulto.

La regolamentazione

La pesca del novellame di Sardina era permessa annualmente in un perdiodo che andava dal 10 gennaio al 10 marzo.

Successivamente con l’entrata in vigore del Regolamento europeo CE n. 1967/2006, sulla gestione sostenibile dello sfruttamento in Mediterraneo, la pesca del Novellame è stata vietata. In particolare ne è vietato lo sbarco, la pesca, la tenuta a bordo e naturalmente la vendita.

Sebbene il regolamento europeo prevedesse delle deroghe e la possibilità di continuare la pesca del novellame, la Gazzetta Ufficiale pubblica, nell’agosto del 2016, l’articolo 39 della Legge 28 luglio 2016, n. 154 che vieta qualsiasi attività di pesca e commercializzazione del novellame.

Il regolamento che è attivo ancora oggi prevede una sanzione amministrativa che varia dai 1000 ai 75.000 euro di multa in caso di pesca, commercializzazione o somministrazione.

La pesca del novellame

Per la cattura del novellame si utilizza una rete a circuizione, denominata sciabica, formata da due lunghi lati ed un piccolo sacco a maglie molto fitte (1-2 mm).

L’industria della pesca al Sud è un’attività di grande importanza sia per il numero di personale impiegato che per l’importanza economica che la caratterizza. Ne consegue che la cattura di novellame, era per molte marinerie siciliane estremamente remunerativa. Non va dimenticato, però, che l’eccessivo impoverimento delle popolazioni può precludere in talune specie la possibilità di recupero anche quando sia cessata o in qualche modo limitata la cattura.

Infine, una spiacevole considerazione sul consumo di novellame deriva dal fatto che negli ultimi anni, a causa dell’elevata domanda, stock non provenienti dal Mediterraneo stanno invadendo sempre più spesso il mercato italiano, spacciando col nome di “bianchetto” specie di dubbia provenienza e traendo in inganno i consumatori, convinti di acquistare un prodotto nostrano, senza che sia garantito un adeguato controllo igienico-sanitario da parte degli operatori del settore. È auspicabile, dunque, la necessità di trovare sistemi atti a garantire la tracciabilità di tali prodotti.

Il rossetto

Il pesce rossetto (Aphia minuta) appartiene alla famiglia dei Gobiidae ed è una specie marina.

Il Rossetto (Aphia minuta) è un pesce marino della famiglia dei Gobiidae, che ha un areale che si estende dal Marocco a sud fino alla Norvegia a nord, compreso il bacino occidentale del Mar Mediterraneo e l’intero Mar Nero. Questa specie è più comune nell’Adriatico italiano. Nonostante sia un gobide, ha abitudini abbastanza peculiari in quanto è un pesce pelagico che vive in grandi sciami in acque libere lontano dal fondale, spesso mescolandosi con stadi giovanili di sardine ed acciughe. Si avvicina al fondale solo durante la riproduzione in acque costiere.

Il corpo del Rossetto è allungato e compresso ai fianchi, con pinne corte e la dorsale arretrata verso il peduncolo caudale. La livrea è gialla-semitrasparente, tendente al rosa quando è in banchi. Il capo è macchiettato di nero, gli opercoli branchiali sono tendenti al rosso e sul ventre è visibile una bollicina d’aria tra le fasce muscolari. Il dimorfismo sessuale è evidente, poiché il maschio ha il corpo più alto e il peduncolo caudale più massiccio, denti molto più lunghi e una taglia leggermente maggiore rispetto alla femmina.

Il Rossetto si nutre principalmente di piccoli crostacei planctonici e si riproduce nel periodo estivo (giugno-settembre) nei pressi di fondi rocciosi, dopo aver raggiunto una lunghezza di 4-5 cm. Una volta riprodotti, gli adulti muoiono, poiché questa specie ha una durata di vita breve, di circa un anno. Le uova si schiudono poco dopo e gli avannotti vivono in acque molto basse. Una volta superata la misura di 1,5 cm, i piccoli tendono a raggrupparsi in grandi gruppi e a vivere assieme per tutta la vita.

Il Rossetto è soggetto ad intensa pesca, specialmente in Romagna, dove si utilizzano speciali sciabichelli e reti a strascico tirate dalla riva con maglie fittissime. Questo pesce è considerato un sostituto dei Bianchetti, una specialità gastronomica costituita da novellame di acciuga e sardina, la cui pesca è stata vietata. Il Rossetto, detto anche Ruscetto, è molto simile ai Bianchetti ma risulta più tenace e scaglioso al palato. Il suo colore rosato è leggero e visibile solo guardando un branco. Questo pesce è utilizzato per insaporire sughi a base di pesce, ma anche per altri usi dei Bianchetti come frittelle, zuppe e farinata di ceci.

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3 risposte a “Bianchetto: Tradizione o DISTRUZIONE delle larve di sardina?”

  1. Vorrei precisare a chi e contro la pesca di questa specie ,che ci state portando alla fame…… il tonno no, lo spada no, i pesci pelagici in genere no , le specie demersali anche……e potrei continuare per giorni….e tornando al bianchetto la domanda sorge spontanea: da quando e chiusa la pesca di questa specie e cambiato qualcosa in meglio intendo???? Io da pescatore artigianale professionista vedo essendo nel settore il contrario…… noi pescatori (la maggior parte)ce la mettiamo tutta a tirare la cinghia….. ma e la strada sbagliata….. non e la pesca eccessiva di poche ormai barche rimaste che non superano i 10mt a distruggere la specie ma l’inquinamento …..mettetevelo bene in testa…perche solo noi possiamo sapere quello che vediamo negli sbocchi delle fiumare e strisce di corrente putride e maleodoranti….. aprite gli occhi e cambiate strada avete puntato il dito su dei poveri padri di famiglia arrivati allo stremo ( piccola pesca artigianale) e non avete risolto nulla……ripeto nulla..

    Un saluto

  2. Basterebbe punire veramente , seriamente e severamente chi lo vende questo novellame, bisogna tener sempre ben presente che si sta operando una totale eliminazione di alcune specie di pesci ed in particolare di quelle che sono alla base dell’intero ciclo alimentare del mare: le sarde sono le prede di tantissimi altri pesci fra cui il più famoso è il tonno. Anni fa eravamo pieni di alici e sarde, oggi quelle in vendita sono spagnole o greche , quelle locali sono rarissime e costano cifre enormi.

  3. Ma perchè tu credi che sia vietato pescarle? forse , ma sicuramente non è vietato venderle e a giorni assisteremo nelle nostre pescherie a banche strapieni di bianchetto e se per caso c’è in giro qualche controllo, il bianchetto finisce sotto i banconi insieme ai datteri ( il vietato si pesca ma si nasconde!!!).

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