Truffe in pescheria: come difendersi dalle frodi più comuni

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Il settore ittico è una delle aree più vulnerabili alle frodi alimentari, e le truffe in pescheria rappresentano un serio problema per i consumatori. Negli ultimi decenni, diversi scandali sono venuti alla luce, causando perdita di fiducia verso i venditori e danni economici per chi pensava di acquistare pesce di alta qualità. Dalle sostituzioni di specie all’uso di additivi chimici per migliorare l’aspetto del pesce, queste truffe possono avere ripercussioni anche sulla salute pubblica. In questo articolo, analizziamo i casi più eclatanti di frode in pescheria, con dati e cifre che illustrano l’entità del fenomeno.

1. La Truffa del Pangasio Venduto come Cernia

Uno dei casi più noti e diffusi di frode alimentare è stato quello del pangasio venduto come cernia. Negli anni 2000, il pangasio (Pangasius hypophthalmus), un pesce d’acqua dolce allevato prevalentemente in Vietnam, veniva spacciato per cernia nei mercati europei, in particolare in Italia. Il filetto di pangasio, con un prezzo decisamente inferiore, veniva etichettato come cernia o altri pesci pregiati, venduto a prezzi gonfiati e generando margini di profitto ingannevoli per i commercianti.

Il prezzo di mercato del pangasio nel 2008 era di circa 2-4 euro al chilo, mentre la cernia si aggirava sui 15-25 euro al chilo. Questa frode ha causato ingenti perdite economiche per i consumatori e ha sollevato preoccupazioni sulla salute. Il pangasio, infatti, veniva spesso allevato in acque contaminate del delta del Mekong.

2. Pesce Congelato Venduto come Fresco

Un’altra truffa frequente è la vendita di pesce congelato spacciato per fresco. Questo inganno avviene spesso nei mercati locali o nelle pescherie più piccole, dove i venditori approfittano della difficoltà dei consumatori nel distinguere un pesce fresco da uno che è stato scongelato. Il pesce fresco dovrebbe essere venduto entro 48 ore dalla cattura, ma molti venditori conservano il pesce congelato e lo espongono come fresco, alterando così la percezione del consumatore.

Secondo un’indagine condotta nel 2013 dal Corpo Forestale dello Stato, circa il 30% del pesce venduto in Italia come fresco era in realtà congelato in precedenza. Questo tipo di frode non solo comporta un danno economico, ma può anche influire sulla qualità organolettica del prodotto, alterandone sapore e consistenza.

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Quanto dovrebbero preoccuparsi gli italiani del pesce nei loro piatti? Vale a dire, se il tipo di pesce che hanno ordinato (un dentice al ristorante, un branzino al bancone di un supermercato) è effettivamente il tipo di pesce che viene servito?

3. Sostituzione delle Specie

La sostituzione delle specie è una delle frodi più insidiose, difficile da individuare per i consumatori. Pesci di scarso valore vengono venduti come specie più pregiate, causando gravi danni economici e ingannando chi cerca prodotti di qualità. Uno studio della Commissione Europea ha rivelato che il 23% del pesce venduto in Europa è etichettato in modo errato, con casi più comuni legati a pesci come la sogliola, il merluzzo e il tonno.

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Nel 2015, in un’inchiesta su scala europea, si è scoperto che il 30% del pesce venduto come sogliola era in realtà un’altra specie meno costosa, come il pangasio o il limanda. La sostituzione di specie, oltre a generare confusione nel consumatore, può presentare rischi per la salute, poiché alcuni pesci meno pregiati possono contenere livelli più alti di contaminanti o essere stati pescati in aree inquinate.

4. Aumento del Peso con Ghiaccio o Additivi

Un’altra pratica fraudolenta consiste nell’aumentare il peso del pesce tramite l’aggiunta di ghiaccio o l’utilizzo di additivi chimici. Questa tecnica, detta “glazing,” consiste nel coprire il pesce con uno strato spesso di ghiaccio per farlo sembrare più fresco e aumentare artificialmente il suo peso. In alcuni casi, l’aggiunta di fosfati ai filetti permette al pesce di assorbire più acqua, facendo così lievitare il peso fino al 30-40% in più rispetto al peso effettivo del prodotto.

Uno studio dell’Associazione Italiana Consumatori ha rivelato che oltre il 20% dei pesci venduti nei mercati locali presentava un eccesso di ghiaccio o fosfati per aumentare il peso e, di conseguenza, il prezzo.

5. Pesce Pescato Illegalmente o Non Tracciato

Il mercato del pesce è spesso infiltrato da pesce pescato illegalmente o senza adeguata tracciabilità. Questa pratica non solo danneggia l’ecosistema marino, ma espone i consumatori a rischi igienici. Il WWF ha stimato che il 25% del pesce venduto in Europa potrebbe provenire da attività di pesca illegale o non regolamentata. I pesci pescati illegalmente possono essere catturati in zone inquinate o con metodi non sostenibili, come la pesca a strascico, che distrugge gli habitat marini e compromette la biodiversità.

Cifre Allarmanti: L’Impatto delle Frodi Alimentari nel Settore Ittico

Secondo un rapporto della FAO del 2020, il mercato globale del pesce è altamente vulnerabile alle frodi, con perdite economiche stimate in 50 miliardi di dollari all’anno. Solo in Europa, la frode alimentare legata al pesce rappresenta un danno per i consumatori di oltre 2 miliardi di euro all’anno.

Come Difendersi dalle Truffe

Per difendersi dalle truffe in pescheria, i consumatori possono adottare alcuni accorgimenti:

  • Verifica dell’etichetta: Controllare sempre l’origine e il metodo di pesca. Pesci come cernie, orate e spigole devono avere indicazioni precise sul luogo di cattura o allevamento.
  • Osservare il pesce: Il pesce fresco ha occhi lucidi e sporgenti, branchie rosse e carne soda. Se il pesce appare opaco o molle, potrebbe essere stato scongelato.
  • Acquisto da fonti affidabili: Acquistare pesce da rivenditori certificati o mercati ittici con una buona reputazione.

Le truffe nel settore ittico sono un problema reale e diffuso, ma con un occhio vigile e una maggiore consapevolezza, i consumatori possono fare acquisti più sicuri, tutelandosi da frodi che danneggiano sia le loro tasche che l’ambiente.

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