Le strategie alimentari e di caccia delle orche, mammiferi maestosi ed altrettanto intelligenti
Le orche non sono poi cosi celebri, se pensiamo che nella letteratura si parla più di squali e balene. Questi animali sono stati quasi sempre etichettati come i clown del mare, facendole esibire in piccole piscine nei parchi marini con salti e capriole.
Soltanto la cinematografia ha reso omaggio alle orche nel 1977, con il film di Michael Anderson ed ispirato al romanzo di Arthur Herzog l’ORCA ASSASSINA. Ma anche lì le orche sono passate in secondo piano visto che l film inizialmente fu scarsamente accolto da critica e pubblico, ed ebbe poco successo nei cinema, a causa anche della somiglianza con il film Lo squalo di Steven Spielberg, uscito solo due anni prima.

TRAMA L’ORCA ASSASSINA
Un gigantesco cetaceo, per vendicare l’uccisione della sua compagna, distrugge tutto ciò che incontra. Un marinaio irlandese decide di combattere, in una ardua lotta, il bestione marino.
Ma le orche sono mammiferi diversi, diversi da come li vede la società, differenti da quegli esemplari che nuotano nelle piscine con la pinna dorsale piegata, tristi, obbligate a saltare e tuffarsi per rendere felice il pubblico. Le orche sono intelligenti, astute, sagaci. E come in una società ben organizzata cooperano. Ne avevamo già parlato di tattiche astute utilizzate dalle orche nell’articolo “Killer in paradiso. La strana alleanza tra orche e cacciatori di balene”
Cosa mangiano le orche ?

Parafrasando De Andrè “ quando le acciughe fanno il pallone”, in questo caso le aringhe, le famiglie cominciano a cooperare, stordendo i piccoli pesci con colpi di coda e balzi sul banco per poi banchettare in comunione. Uno spettacolo che si può osservare soprattutto nelle acque dei fiordi Norvegesi. Come in una danza, ogni orca ha il suo ruolo. La sua posizione. E, con una sincronia quasi perfetta riescono colpire in banco di aringhe e a nutrirsene tutte insieme. Le orche riescono a non far scappare le aringhe, non le fanno disperdere e le mantengono riunite sino a fine pasto.
Ma questa strategia di caccia delle orche non è la sola adottata da questi splendidi animali. In Argentina le orche si scagliano sulla battigia per catturare i leoni marini, in Antartide riescono a far scivolare le foche dai lastroni di ghiaccio galleggianti. Ed imparano tutte queste tecniche sin da subito.
Ma riescono anche ad attaccare da sole, contando soltanto sulla loro forza e sulla loro astuzia. Riescono ad attaccare e ad uccidere balene, delfini, squali, addirittura orsi polari. Tutto ciò che è commestibile e proteico potrebbe essere alla loro portata.
Delle orche si sa comunque poco. Anche a livello scientifico.
I primi studi verso le orche sono cominciati soltanto nel 1970. Ad oggi sembra che esistano 3 famiglie (ecotipi) che si differenziano principalmente per tipologie di alimentazione.

Viva la famiglia
Le orche sono animali fortemente sociali, e la caccia coinvolge tutto il gruppo. Il tipo di prede dipende dalle abitudini del gruppo: popolazioni dette residenti, sono stanziali e si nutrono essenzialmente di pesci; le transienti invece cacciano soprattutto mammiferi marini come foche, leoni marini e addirittura cuccioli di balene. Durante la caccia le transienti diventano molto silenziose, per cogliere di sorpresa le loro prede, ma l’attacco è ben coordinato e ogni individuo ha un preciso ruolo.
Rientrano nella loro dieta anche pinguini e altri uccelli marini. Nel 1988 in mare aperto è stato scoperto un nuovo tipo di popolazione detto Offshore, che viaggia in gruppi di circa 60 esemplari, distinto geneticamente dai transienti e dai residenti. È poco conosciuto, anche se le femmine Offshore si riconoscono perché hanno strisce che circondano le pinne. Le due popolazioni di residenti e transienti qualora frequentino lo stesso ambiente marino, evitano contatti reciproci.
Fin sulla spiaggia
Alcune popolazioni hanno sviluppato delle tecniche peculiari di caccia. Ad esempio le orche argentine si radunano in febbraio di fronte alle spiagge dove si riproducono i leoni marini per cacciare i cuccioli ancora inesperti. La tecnica è semplice: un individuo nuota di fronte alla spiaggia con la pinna dorsale ben visibile sopra la superficie del mare facendosi quindi notare, un altro individuo tenendosi sott’acqua, incrocia dalla direzione opposta. Se ci sono cuccioli distratti che riposano sulla battigia, l’orca che si è tenuta nascosta, con una impressionante rapidità, nuota verso la spiaggia cercando di catturare la preda. In quest’impresa l’animale si spiaggia, ma con decisi movimenti del corpo scivola indietro riguadagnando il mare e portando con sé l’eventuale preda.
Nei loro viaggi per mare le orche vengono spesso in contatto con altri grandi predatori del mare. Sono stati documentati scontri con esemplari di squalo mako, tigre e Squalo Bianco. In genere questi due predatori tendono ad evitarsi (c’è anche da tener conto che l’osservazione nei mari non è certo completa, registra solo una minima parte dei casi). L’8 ottobre 1997 nei pressi delle Isole Farallon fu filmato lo scontro tra un’orca di circa 6 metri ed uno Squalo bianco lungo poco più della metà.
Verso la fine del 2009, la biologa marina Ingrid Vissen e il suo team ha documentato con diverse foto il comportamento predatorio di alcuni branchi di orche a largo della Nuova Zelanda a danno di grossi esemplari di squalo. L’unico animale in grado di sopraffarla è un Capodoglio adulto che grazie alla sua capacità d’immersione riesce a sfuggirle. Esemplari non ancora maturi possono invece rientrare nella dieta dell’orca stessa.
Orca attacca Squalo Bianco, filmata Per La prima volta l’uccisione: Il video
Il Team del Centro Studi Squali – Istituto Scientifico (Massa Marittima, Toscana, Italia), composto dal Direttore Prof. Primo Micarelli, Professore a Contratto presso l’Università di Siena, e dalla Coordinatrice Scientifica del CSS-IS, la Dott.ssa Francesca Romana Reinero, in coordinamento e collaborazione con la Dott.ssa Alison Towner e il Dott. Enrico Gennari, ha ottenuto un risultato di grande rilevanza per la Ricerca e la Conservazione degli squali bianchi e delle orche in Sudafrica, con la pubblicazione di una Comunicazione Rapida sull’African Journal of Marine Science, online dal 1° marzo.





L’articolo riguarda l’attacco solitario di un’orca di nome Starboard, evidenziando per la prima volta le sue impressionanti capacità predatorie. In soli due minuti, l’orca è riuscita a prevalere sullo squalo bianco, dimostrando di non cacciare in modo cooperativo, come avviene generalmente con gruppi di individui.
Inoltre, è stata documentata e fotografata l’attenzione particolare dell’orca per il fegato come principale organo di interesse. Si tratta di un evento significativo che contribuisce a una migliore comprensione delle dinamiche in atto, al fine di ottimizzare le forme di conservazione necessarie per salvaguardare le popolazioni di squali bianchi, le quali probabilmente si trovano già ad affrontare diversi problemi, inclusi quelli ambientali, in Sudafrica.