Capone ubriaco – chelidonichthys lastoviza

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Il capone ubriaco, conosciuto scientificamente come Chelidonichthys lastoviza, è un pesce appartenente alla famiglia Triglidae. Questo pesce, noto anche come triglia gurnard o pesce civetta, è rinomato per il suo aspetto peculiare e il suo comportamento caratteristico, che lo rende facilmente riconoscibile nei mari in cui vive. Di seguito, una panoramica approfondita su questa affascinante specie marina.

Caratteristiche Morfologiche

Il Chelidonichthys lastoviza ha un corpo allungato e robusto, ricoperto da scaglie ruvide e spinose. La testa è grande e squadrata, con un muso prominente e occhi sporgenti che conferiscono al pesce un aspetto curioso, spesso descritto come “civetta”. Le pinne pettorali sono molto ampie e colorate, simili a delle “ali”, con tonalità blu e bordi neri, che il pesce può dispiegare per sembrare più grande e per spaventare i predatori.

Una caratteristica distintiva di questa specie è la presenza di tre raggi liberi e mobili alla base di ciascuna pinna pettorale, che il pesce utilizza come vere e proprie “zampe” per camminare sul fondo del mare. La colorazione del corpo è generalmente rosso-arancio con macchie e strisce scure che aiutano il pesce a mimetizzarsi tra le rocce e i fondali sabbiosi.

Habitat e Distribuzione

Il Chelidonichthys lastoviza è diffuso principalmente nelle acque temperate e subtropicali dell’Atlantico orientale, dal Golfo di Biscaglia fino alle coste del Senegal, e in gran parte del Mar Mediterraneo, dove è particolarmente comune. È una specie demersale, cioè vive prevalentemente vicino al fondo del mare, spesso su fondali sabbiosi, fangosi o rocciosi a profondità comprese tra i 20 e i 200 metri, ma può essere trovato anche a profondità maggiori.

Il capone ubriaco predilige aree costiere con abbondanza di rifugi naturali come rocce e praterie di posidonia, dove può nascondersi e cacciare le sue prede.

Comportamento e Ecologia

Il Chelidonichthys lastoviza è un predatore opportunista, noto per il suo comportamento di caccia particolarmente attivo e curioso. Utilizza i suoi raggi pettorali liberi per “camminare” sul fondo del mare alla ricerca di cibo, tastando il substrato alla ricerca di piccoli pesci, crostacei e invertebrati. Questa capacità di “camminare” lo rende particolarmente abile nel trovare prede nascoste tra la sabbia o sotto le rocce.

Il nome “capone ubriaco” deriva dal modo in cui il pesce si muove sul fondo, con movimenti oscillatori e apparentemente scomposti che ricordano quelli di una persona ubriaca. Questo comportamento unico, insieme alla sua vivace colorazione e alle sue grandi pinne pettorali, lo rende facilmente identificabile dai pescatori e dagli osservatori marini.

Riproduzione

La riproduzione del Chelidonichthys lastoviza avviene generalmente durante la primavera e l’estate. Durante questo periodo, i pesci si avvicinano alle acque più calde e costiere per accoppiarsi e deporre le uova. Le uova sono pelagiche, cioè galleggiano liberamente nell’acqua, e si schiudono dopo un breve periodo di incubazione.

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Le larve, una volta schiuse, sono trasportate dalle correnti marine fino a raggiungere le acque costiere, dove completano il loro sviluppo e iniziano a vivere sul fondo marino. I giovani caponi ubriaci hanno un aspetto simile agli adulti ma con pinne pettorali proporzionalmente più piccole.

Importanza Economica e Pesca

Il Chelidonichthys lastoviza ha un valore economico moderato, ma è apprezzato in alcune regioni per la sua carne bianca e tenera, considerata di buona qualità. Viene pescato principalmente con reti da traino, palangari e nasse, sia come specie bersaglio che come cattura accessoria nelle attività di pesca commerciale. È anche oggetto di pesca sportiva, dove rappresenta una sfida interessante per i pescatori a causa del suo comportamento combattivo.

Sebbene non sia una delle specie di pesce più commercialmente importanti, il capone ubriaco è venduto nei mercati locali e viene spesso utilizzato nella preparazione di piatti tradizionali, come zuppe di pesce e grigliate. La sua presenza nelle reti dei pescatori è relativamente comune nelle regioni costiere del Mediterraneo e dell’Atlantico orientale.

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