Grazie a dei recettori che rilevano variazioni della lunghezza d’onda nello spettro elettromagnetico, polpi e seppie cambiano colore involontariamente.
Che si tratti di un fondale sabbioso o una barriera corallina multicolore, polpi e seppie possono cambiare il colore della loro pelle per mimetizzarsi perfettamente con l’ambiente. Secondo uno studio condotto da Desmond Ramirez e Todd Oakley della California University, sembra che le trasformazioni non obbediscano alle istruzioni date dal cervello. Sarebbero i ricettori ad agire automaticamente ed innescare i cromatofori (Cellule pigmentate contenente granuli di pigmento) per le trasformazioni dei molluschi. Polpi, seppie e calamari si affidano al mimetismo per sfuggire ai predatori. Nel mondo sottomarino questo si traduce in una continua trasformazione per adattare i colori del manto con quello dell’ambiente. Anche se il cervello rimane la base di elaborazione dei dati, secondo lo studio pubblicato sul Journal of Experimental Biology, i cromatofori agirebbero anche se “morti”. In pratica, i due scienziati hanno asportato una piccola parte di tessuto della pelle ed hanno notato che, se anche non più collegato direttamente all’animale, i cromatofori reagiva e cambiavano colore in base alla luce a cui il tessuto era esposto.

Naturalmente la risposta dei cromatofori del tessuto asportato agivano più lentamente, una volta esposti alla luce bianca sono passati dai 5 ai 6 secondi prima di assistere alla “trasformazione”. Nei tessuti vivi invece questo processo è molto più rapido e permette agli animali di cambiare colore in batter di ciglia.

I risultati suggeriscono che polpi e seppie hanno due modi di controllare il loro colore della pelle. Uno è centrale, guidato dal cervello, e l’altro si sviluppa su tutta la loro pelle.
“Quello che ancora non sappiamo è come questi due sistemi si combinano per controllare i cromatofori presenti sul corpo dei molluschi”, dice Ramirez.