L’Acetabularia, un’affascinante alga verde appartenente alla famiglia delle Cloroficee, rivela la sua unicità nel mondo marino del Mediterraneo. Questa piccola e spesso sottovalutata specie si distingue per la sua unicellularità e la sua comparsa stagionale alla fine della primavera e durante l’estate nelle acque mediterranee.
L’Acetabularia (Acetabularia acetabulum) prospera su substrati solidi come rocce e conchiglie, prediligendo aree con una forte esposizione al sole. Questa predilezione per la luce solare la rende un esempio di alga fotofila. Trovata principalmente a basse profondità, tipicamente tra i 2 e i 5 metri, talvolta a profondità maggiori in acque cristalline, si localizza spesso sui punti più elevati delle rocce. Non gradisce l’agitazione e si trova più comunemente in zone marine tranquille.

L’Acetabularia è una piccola specie di alghe verdi, appartenente alla famiglia delle Cloroficee. Non visibile durante l’autunno e l’inverno, emerge solo alla fine della primavera e in estate. La sua unicellularità è una caratteristica distintiva, con la cellula che si attacca a substrati solidi come le rocce tramite piccoli rizoidi. In primavera, la cellula, fino ad allora invisibile, inizia a crescere e a formare una struttura verticale. Il penduncolo, che può raggiungere circa 5 cm di altezza nell’Acetabularia acetabulum, culmina nella formazione di un ombrello a disco cavo, con un diametro di circa 1 cm e bordi lisci. Questo cappello, di colore verde pallido o bianco, è caratteristico di questa specie, evidenziato da striature radiali. Verso la fine dell’estate, i piccoli sacchi legati al cappello, contenenti gli elementi riproduttivi, si staccano, e quelli fecondati potrebbero dare origine a nuove alghe dopo aver trovato un punto di ancoraggio.

Specie Affini: Nonostante esistano numerose specie simili, A. acetabulum è l’unica endemica del Mediterraneo, abbondante e comunemente rinvenuta. Alcune di queste specie simili includono Acetabularia crenulata, con il bordo dell’ombrella crenellato e irregolare, Acetabularia dentata, con il bordo dell’ombrella dentellato e il centro più ampio, Acetabularia kilneri, con l’estremità arrotondata di ogni sacco dell’ombrella, e Acetabularia schenckii, con l’estremità arrotondata dei sacchi e solchi sulla parte superiore dell’ombrella.
Alimentazione: Come tutte le Cloroficee, l’Acetabularia svolge la fotosintesi, essendo un organismo autotrofo che utilizza la luce solare come fonte di energia per sintetizzare zuccheri e crescere, utilizzando la CO2 disciolto nell’acqua.
Alimentazione: Come tutte le Cloroficee, l’Acetabularia svolge la fotosintesi, essendo un organismo autotrofo che utilizza la luce solare come fonte di energia per sintetizzare zuccheri e crescere, utilizzando la CO2 disciolto nell’acqua.
Riproduzione : Alla fine dell’estate, i sacchi contenenti gameti si staccano, liberando i gameti nell’acqua. In questo momento, il penducolo scompare. I gameti maschili e femminili si incontrano nell’acqua, si fondono e formano una nuova cellula che, una volta depositatasi sul fondo dell’acqua e ancorata, può crescere e diventare nuovamente un’alga unicellulare adulta.
Con un po’ di pazienza, è possibile trovare l’Elysia timida, un piccolo mollusco che si nutre dell’Acetabularia durante la primavera e l’estate. Questo minuscolo mollusco, lungo solo pochi millimetri, si confonde perfettamente con l’Acetabularia grazie al suo colore.
L’Acetabularia è visibile nella sua forma completa (penducolo + ombrello) dalla fine della primavera alla fine dell’estate; il resto dell’anno è praticamente invisibile, ridotta a una singola cellula aderente al substrato.
Essendo costituita da una singola cellula di grandi dimensioni, questa piccola alga è un soggetto di studio privilegiato per i genetisti. Nel 1953, è stata utilizzata da Hämmerling per dimostrare il collegamento tra il nucleo e il citoplasma di una cellula. Attraverso tagli e innesti di Acetabularia di diverse specie, Hämmerling ha compreso il ruolo fondamentale del nucleo in una cellula, responsabile delle caratteristiche dell’individuo e della specie.
Il nome deriva dalla latinizzazione del nome scientifico Acetabularia. Quest’ultimo, a sua volta, deriva dal latino “acetabulum”, che significa coppa o calice, in riferimento alla forma del disco cavo dell’algua, simile a un piatto o a una coppa.