La pesca con i filaccioni, è una tecnica che, se ci si attiene alle regole, può entrare a pieno merito nella categoria sportiva; non fosse altro per la scrupolosa e difficile ricerca della posta e per il lavoro manuale che comporta la costruzione del terminale e il successivo innesco.
Se si esclude la fase del salpaggio che avviene grazie ad un motorino elettrico, -checché se ne dica- la pesca con i filaccioni non è da considerarsi prerogativa dei professionisti e tantomeno una pratica statica; tutt’altro, fra la costruzione dei terminali e l’eventuale sostituzione per usura, l’innesco, la ricerca della posta e la calata, non si sta fermi un secondo. Queste, in parole povere, le azioni che si compiono in un’uscita in mare. Ma cosa sono i filaccioni e come si svolge la pesca?
I filaccioni sono una costola dei palamiti con la differenza che ”lavorano” in verticale e non in orizzontale e non hanno due punti di galleggiamento e due di ancoraggio, ma uno solo.
Per farci meglio capire, questo sistema è paragonabile alla pesca a bolentino dove esiste un filo madre con zavorra, completato con un terminale e un tot numero di finalini innescati; la differenza sta che l’azione di pesca avviene a diverse centinaia di metri di profondità e che i finali scrupolosamente in acciaio, sono minimo dieci.
Ah, scordavo, i pesci, si allamano da soli e questo toglie -a onor del vero- un buon 50/60 per cento di soddisfazione che si compensa parzialmente se a galla arrivano occhioni, mostelle, cernie e altre ottime “bestiacce” dei nostri mari.