Gli tsunami o maremoti sono una serie di onde di dimensione spaventose dovute a movimenti dei fondali marini a causa di una frana, un terremoto o un’ eruzione vulcanica. Anche l’atterraggio di grossi meteoriti possono provare uno tsunami.
La parola Tsunami vuol dire letteralmente onda del porto o onda malvagia. Si tratta di un maremoto ovvero di uno spostamento improvviso delle acque. Queste onde anomale spesso rimangono sconosciute dato che raggiungono la loro massima ampiezza in mezzo agli oceani. Ma se la grande onda incontra la costa allora la forza dell’acqua potrebbe spazzare tutto quello che si trova davanti come accaduto nei maremoti in Oceano Indiano nel 2004, in Nuova Guinea nel 1998 o in Giappone l’11 marzo 2011.
Lo Tsunami delle Hawaii del 1837
Era una tranquilla serata di Novembre del 1837, la vita nelle capanne sulla spiaggia di Kahului si svolgeva come ogni tranquilla serata: i pescatori al riposo aspettavano che il buio della notte li riporti di nuovo in mare, le massaie al lavoro e i bimbi giocavano davanti le loro capanne. Ad un certo punto il mare comincia a ritirarsi, in silenzio ma ad una velocità disarmante, quasi come se Nettuno avesse tolto “il tappo” dal fondo dell’Oceano. Centinaia e centinaia di pesci di ogni genere rimasero boccheggianti su di una distesa di sabbia umida che sino ad un attimo prima era il fondale della baia di Kahului. In molti corsero a raccogliere tutto il pesce che era rimasto intrappolato, il resto della popolazione presa dal panico cominciò a fuggire verso l’entroterra. Allora il mare ritornò al suo posto ma con una forza violentissima e, prima di farlo, si abbatté contro il villaggio trasportandolo per centinaia di metri verso l’interno per poi riportare con sé le vittime. Questo per tanti anni è stato uno dei pochi racconti sugli tsunami – ovvero una gigantesca parete d’acqua, che avanzando velocemente sotto-costa e che si eleva su edifici e alberi, abbattendosi con violenza su di essi con una forza sconvolgente. I nostri occhi sono stati testimoni dell’immane tragedia accaduta il 26 dicembre 2004, quando uno tsunami generato da un terremoto sul fondo dell’oceano, provocò enormi devastazioni e centinaia di migliaia di vittime in diversi paesi costieri del Mar delle Andamane e dell’Oceano Indiano.
Lo tsunami non è un’unica onda che si abbatte sulla terraferma; spesso i maremoti si manifestano generalmente con una serie variabile di onde (da 5 a più di 12), e risulta difficile da stabilire tra queste quale sia quella più pericolosa. Tra un’onda e un’altra spesso possono passare da 5 minuti a un’ora.
Onde di dimensioni enormi


Queste onde giganti spesso oltrepassano grosse navi senza che il personale di bordo o la strumentazione della nave riesca a percepirne il passaggio. A determinare la pericolosità dell’onda è la topografia del fondo marino e della costa. Quando lo tsunami incontra delle isole minori, spesso scarica la sua forza con effetti minimi. Ma quando incontra baie od insenature con il fondo marino che degrada repentinamente, l’enorme forza del maremoto viene incanalata in un piccolo spazio della linea di costa fino al momento in cui incontra il punto di rottura, o frangente.
La potenza di uno Tsunami
La terribile potenza dello tsunami è legata alla profondità del circolo d’onda. Normalmente esso è modesto, ma nel caso di uno tsunami interessa l’intera colonna d’acqua, dallo strato superficiale sino a quello più profondo. In mare aperto l’effetto è veramente minimo, l’enorme massa d’acqua si alza meno di 20-30 cm e, sebbene questa successione di onde viaggi alla velocità di un aereo (anche 600 – 700 Km/h), passano inosservate. Ma nel momento in cui incontrano un litorale che degrada bruscamente la sua forza si scatena.
Le cause di uno Tsunami
La maggior parte dei maremoti sono causati dai movimenti del fondale sottomarino. L’energia di uno tsunami è costante, in funzione della sua altezza e velocità: quando l’onda si avvicina alla terra, la sua altezza aumenta mentre diminuisce la sua velocità. Le onde viaggiano a velocità elevate, più o meno senza essere percepite quando attraversano le acque profonde, ma la loro altezza può crescere fino a 30 metri e più quando raggiungono la linea costiera. Gli tsunami causano gravi distruzioni su coste e isole.
Tsunami in Italia
Circa 8000 anni fa un gigantesco tsunami devastò le coste della Sicilia orientale, l’Albania, la Grecia, il Nord Africa dalla Tunisia all’Egitto, spingendosi sino alle coste dalla Palestina. La causa fu l’inabissamento in mare di una massa di 35 chilometri cubi di materiale lavico proveniente dall’Etna. L’onda iniziale che si generò era alta più di 50 metri e raggiunse le propaggini estreme del Mediterraneo orientale in 3 o 4 ore, viaggiando alla velocità di diverse centinaia di chilometri orari.
Anche Il terremoto di Messina del 1908 attivò un maremoto di impressionante violenza che si riversò sulle zone costiere di tutto lo stretto, con ondate devastanti stimate, a seconda delle località della costa orientale della Sicilia, da 6 m a 12 m di altezza. Lo tsunami in questo caso provocò migliaia di vittime, aggravando il bilancio dovuto al terremoto.
Prevenzione e previsione degli Tsunami
Il Pacific Tsunami Warning Center (PTWC) è la sede operativa dello Tsunami Warning System nel Pacifico (PTWS). Con sede alle isole Hawaii il PTWS si avvale di 150 stazioni sismiche sparse tra gli oceani del mondo che misurano le variazioni subite dalla massa d’acqua inviando cosi le informazioni ai centri d’allerta.
“Quando le stazioni sismiche della rete registrano un terremoto di magnitudo rilevante, con epicentro nella zona del Pacifico il PTWC viene messo in allerta. Se la magnitudo è compresa fra 6,5 e 7,5 viene emesso un bollettino informativo ai paesi membri. Se invece il sisma ha magnitudo superiore a 7,5, viene inviato un bollettino di allerta che avvisa della possibilità che sia stato generato un maremoto, ed entrano in stato di allarme i paesi raggiungibili dal maremoto nelle prime 6 ore. In situazione di allerta, i dati delle stazioni mareografiche vengono continuamente tenuti sotto controllo. Se i sensori registrano il passaggio del maremoto, viene inviato un bollettino di conferma dell’allarme, e se dall’analisi dei dati che sono trasmessi in tempo reale al PTWC si rileva che il maremoto è transoceanico, il bollettino viene esteso all’intero Pacifico. Lo stato d’allerta perdura fintanto che il pericolo non è cessato.”
Per saperne di più
Lo tsunami è uno dei fenomeni naturali più devastanti e spaventosi che si possano immaginare. Si tratta di un’ondata gigante che si forma in mare aperto a seguito di un terremoto sottomarino, una frana sottomarina o una eruzione vulcanica sottomarina. Quando questa onda gigante si avvicina alla costa, aumenta di altezza e si trasforma in un’onda distruttiva che può causare danni gravissimi alle comunità costiere.
Il termine tsunami deriva dal giapponese e significa letteralmente “onda del porto“. Questo perché in Giappone glii tsunamI hanno causato spesso danni alle città costiere, distruggendo interi porti e causando la morte di migliaia di persone.
Il primo segnale di un possibile tsunami è il terremoto sottomarino. Se si verifica un forte terremoto in mare aperto, soprattutto nelle zone sismiche note per la loro attività sismica, è possibile che si verifichi un tsunami. In alcuni casi, le onde dello tsunami possono essere così grandi da coprire intere isole o penetrazione dell’acqua interna.
Quando si verifica un terremoto sottomarino, il Centro Allerta Tsunami dell’Oceano Pacifico, gestito dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, monitora l’evento e invia allerte di tsunami a tutte le nazioni interessate. Queste allerte possono fornire alle comunità costiere il tempo necessario per evacuare le aree a rischio e mettersi in salvo.
Tuttavia, lo tsunami rimane un evento estremamente pericoloso e imprevedibile. Non c’è modo di prevedere con precisione la forza o la direzione delle onde dello tsunami, e le comunità costiere devono essere sempre pronte ad affrontare la minaccia. Ciò significa che è importante che i governi e le organizzazioni di emergenza lavorino insieme per sviluppare piani di evacuazione e di emergenza in caso di tsunami.
Lo tsunami è un fenomeno naturale devastante e imprevedibile che può causare danni gravi alle comunità costiere. Le allerte di tsunami possono fornire alle persone il tempo necessario per evacuare, ma è importante che le comunità costiere siano sempre pronte ad affrontare la minaccia. Ciò significa che i governi e le organizzazioni di emergenza devono lavorare insieme per sviluppare piani di evacuazione e di emergenza efficaci per proteggere le persone e le proprietà dalle onde del tsunami.
La scala di pericolo tsunami è un sistema utilizzato per classificare il rischio di un tsunami in base alla sua potenziale gravità. La scala è stata sviluppata dal Pacific Tsunami Warning Center (PTWC) degli Stati Uniti e viene utilizzata in tutto il mondo per aiutare le autorità locali a prendere decisioni informate sulla preparazione e l’evacuazione delle aree costiere in caso di tsunami.
Scala di pericolo Tsunami
La scala di pericolo tsunami è composta da sei livelli, ognuno dei quali rappresenta un livello crescente di pericolo:
- Livello 1: Nessun pericolo
- Livello 2: Pericolo basso
- Livello 3: Pericolo moderato
- Livello 4: Pericolo alto
- Livello 5: Pericolo molto alto
- Livello 6: Pericolo estremo
Il livello 1 indica che non c’è alcuna minaccia di tsunami e non sono previste allerte o avvisi. Il livello 2 indica che è stata rilevata un’attività sismica sottomarina, ma non è previsto che questa attività possa causare uno tsunami. Il livello 3 indica che è stato rilevato un terremoto sottomarino che potrebbe causare unotsunami, ma la potenziale gravità dello tsunami è bassa.
Il livello 4 indica che è stato rilevato un terremoto sottomarino che potrebbe causare uno tsunami di gravità moderata. Il livello 5 indica che è stato rilevato un terremoto sottomarino che potrebbe causare uno tsunami di gravità molto alta, con potenziale per causare danni significativi alle comunità costiere.
Il livello 6 indica che è stato rilevato un terremoto sottomarino che potrebbe causare uno tsunami di gravità estrema, con il potenziale per causare danni catastrofici alle comunità costiere.
La scala di pericolo tsunami è un sistema utilizzato per classificare il rischio di uno tsunami in base alla sua potenziale gravità. Ci sono sei livelli di pericolo, che vanno da nessun pericolo a pericolo estremo, e la scala viene utilizzata in tutto il mondo per aiutare le autorità locali a prendere decisioni informate sulla preparazione e l’evacuazione delle aree costiere in caso di tsunami.