Pescare i calamari

Come pescare i calamari. Guida e consigli di pesca

Una breve guida su come pescare i calamari. La biologia, le esche, la tecnica per la pesca sportiva a questo stupendo cefalopode.

Sono due le tecniche principali per pescare i calamari, la pesca da fermo o lo scarroccio. La prima consiste nell’ancorarsi dove sappiamo per certo di trovare i calamari; più facile ancora se si conoscono le coordinate geografiche, rilevate in precedenti pescate con l’utilizzo di GPS, in cui le catture sono state abbondanti. La seconda invece a scarroccio ci permette di scorrere i fondali in balia della corrente, senza gettare nessuna ancora sul fondo. Se la corrente è forte si puo’ ridurre il movimento della barca con un ancora a pallone in mare o un secchio legato ad una corda e gettato in acqua. Per pescare i calamari ci si posizionerà su batimetrie dai 10 ai 30 metri su fondali rocciosi, su bordi delle secche o dove può stazionare la mangianza dei calamari costituita da piccoli pesci e in misura minore da crostacei, molluschi e policheti.

Pescare i calamari

Si procederà quindi a far affondare le esche fino a che non si sentirà il piombo toccare, dopodiché si procederà a un’azione di spinning per la risalita dell’esca. Bisognerà applicare degli strattoni molto delicati in modo da imprimere un movimento “veritiero” all’esca. Il calamaro, riconoscendolo come preda, si attaccherà all’esca rimanendo tradito dagli ami che circondano la base. Nel momento in cui la nostra preda verrà allamata bisognerà procedere a un recupero veloce.

Attrezzature per pescare i calamari

Per la pesca ai calamari sono da preferire canne corte dal vettino molto sensibile, in modo da poter agitare in acqua la nostra esca finta. In bobina nel mulinello ci sarà del filo dello spessore di 0,18-0,20 mm molto elastico. Le esche per la pesca ai calamari utilizzate sono le totanare, che nel tempo si sono evolute cambiando peso, forma e colore. Sono lenze che portano legato un cestello di ami senza barbe detto “traditore”, fissato a una lunga barretta in metallo cui in passato si legava un pezzo di pesce salato. Adesso questa barretta ha preso le sembianze di un crostaceo o di un pesce, che viene avvicinato a una fonte luminosa prima di essere “calato” in acqua in modo da divenire fosforescente e quindi essere più riconoscibile. Le totanare possono essere piombate, oppure il piombo può essere inserito al termine del calamento.

Vediamo insieme come pescare i calamari dalla barca e quali accorgimenti adottare durante l’azione di pesca.

La pesca dei calamari

Paradossalmente la pesca ai calamari praticata a bolentino si è sviluppata parallelamente all’evoluzione della traina con le esche vive, che ha portato moltissimi pescasportivi ad affrontare il freddo e la notte per la conquista dell’esca viva.

Il calamaro, infatti, non solo è la migliore esca viva per la traina alle grandi ricciole e ai dentici, ma è anche utilizzato come esca nella pesca a bolentino o innescato nei palamiti tagliato a striscioline. La pesca al calamaro comincia nelle ore successive al tramonto sino a notte fonda.

Dopo essere stato pescato viene conservato per alcune ore nelle vasche ossigenate per il vivo fino alla partenza dal porto per la battuta di traina, che  deve cominciare entro alcune ore affinché il calamaro sia ancora in vita al momento dell’innesco. Ma indipendentemente che si voglia utilizzare il calamaro come esca oppure prepararlo come cena, per pescarlo si utilizza la totanara.

Tecniche per pescare i calamari dalla barca

Due le tecniche principali per pescare i calamari, la pesca “da fermo” o lo “scarroccio”. La prima consiste nell’ancorarsi dove sappiamo per certo di trovare le prede, più facile ancora se si conoscono le coordinate geografiche, ‘rilevate’ in precedenza con l’utilizzo di Gps, in cui le catture sono state abbondanti. Ci si posizionerà su batimetrie dai 10 ai 30 metri su fondali rocciosi, su bordi delle secche o dove può stazionare la mangianza dei calamari costituita da piccoli pesci e in misura minore da crostacei, molluschi e policheti. *Nella pesca professionale ai calamari viene utilizzato un sistema di attrazione che permette il radunarsi dei calamari sotto la barca, il sistema è quello della cosiddetta “lampara”, cioè l’accensione di una fonte di luce che illumina la zona sottostante la barca per radunare la “minutaglia”.

I calamari richiamati da questa grande eccitazione di vita e di colori, arriveranno a flotte sotto la barca ove stazioneranno finché la luce non sarà spenta. Nella pesca sportiva questo sistema è vietato, allora bisogna trovare una valida alternativa per trattenere questo brulichio nei dintorni della nostra imbarcazione Un metodo valido è quello di “calare” in mare sacchetti di pastura tritata (solitamente a base di sardine e farine varie) a rilascio lento. Aumentando la concentrazione di minutaglia facilmente arriveranno anche i calamari. Di grande importanza per la pesca ai calamari è il tipo d’imbarcazione con cui affrontiamo la battuta.

Imbarcazioni comode con ampi pozzetti di poppa

Da prediligere barche con la zona poppiera abbastanza larga per poter ospitare 3/4 persone, ottimi per questo tipo di pesca sono i gozzi che permettono di posizionarsi, nell’azione di pesca, a raggiera. Per praticare questa pesca sono da preferire canne corte dal vettino molto sensibile in modo da poter agitare in acqua la nostra esca finta. In bobina nel mulinello ci sarà del filo dello spessore 0.18-0.20 molto elastico.  Le esche utilizzate sono le “Totanare” che nel tempo si sono evolute cambiando peso, forma e colore. Sono lenze che portano legato un cestello di ami senza barbe detto “traditore” fissato ad una lunga barretta in metallo cui in passato si legava un pezzo di pesce salato. Adesso questa barretta ha preso le sembianze di un crostaceo o di un pesce che viene avvicinato a una fonte luminosa prima di essere “calato” in acqua in modo da divenire fosforescente e quindi essere più riconoscibile.

Le totanare possono essere piombate, oppure, il piombo può essere inserito al termine del calamento. Si procederà quindi a far affondare le esche fino a che non si sentirà il piombo toccare, dopodiché si procederà a un’azione di spinning per la risalita dell’esca. Bisognerà applicare degli strattoni molto delicati in modo da imprimere un movimento ‘veritiero’ all’esca. Il calamaro riconoscendolo come preda si attaccherà all’esca rimanendo ‘tradito’ dagli ami che circondano la base dell’esca. Nel momento in cui la nostra preda verrà allamata bisognerà procedere a un recupero veloce. A questo punto il guadino diventa l’amico inseparabile di ogni pesca sportivo.

Occhio alla fuga, il calamaro puo’ liberarsi facilmente

Ogni calamaro deve essere guadinato  per evitare di perderlo in acqua nel momento in cui arriva in superficie e spruzzerà violentemente acqua dal sifone per liberarsi. Ci riesce facilmente, ma dal momento che è nel retino non avrà più via di scampo. Nella pesca a scarroccio non ci forniremo di pastura, lasceremo la barca in balia della corrente facendoci trasportare su secche o su fondali dove ci sono vasti posidonieti che possono essere ricchi di vita.

Con questo tipo di tecnica possiamo anche non utilizzare le canne da pesca, ma il ‘classico’ sughero intorno al quale avvolgere la lenza, mentre l’azione di spinning va fatta facendo su e giù con il braccio.

Il calamento per la pesca ai calamari sarà identico a quello utilizzato nella pesca da fermo, calibrando il piombo in base alla corrente. Possono essere utilizzate anche 2 o 3 totanare per calamento, montate a bandiera, ma in questo casa si dovrà provvedere a utilizzare totanare non zavorrate, mettendo l’unico piombo alla fine del calamento. Questa tecnica per la pesca al calamaro viene utilizzata su fondali più importanti che vanno dai 20 ai 50-80 metri, terminata la secca si provvederà a risalire la corrente a motore acceso e si ripercorrerà il tratto di mare. Se avete astuzie e segreti sulla pesca dei calamari e delle seppie e volete condividerle con noi potete lasciare un commento utile agli altri lettori.

La pesca dei calamari per principianti

La pesca ai calamari è una tecnica ancestrale, praticata dalla notte dei tempi.

Si tratta di una delle pratiche di pesca sportiva tra le più divertenti. La pesca ai calamari si è pero evoluta in Giappone dove i fabbricanti hanno creato i piu’ interessanti artificiali per la pesca ai calamari. Una tecnica chiamata Eging, che indica proprio la pesca dei cefalopodi.

Dai moli o dalla barca

La pesca al calamaro può essere praticata sia dai moli che dalla barca. Una tecnica evolutasi dal dal bolentino dato che spesso i calamari si attaccano nel vero senso della parola al pesce pescato. Sono nate cosi le totanare, degli artificiali con ami senza ardiglioni capaci di catturare questi simpatici cefalopodi. La pesca con la totanara oggi è destinata anche alla seppia, altro cefalopode abbondante nei nostri mari.

Gli artificiali per pescare i calamari

Esistono totanare di diverso tipo e con caratteristiche differenti. Alcune sono semplici , altre invece hanno la forma di veri e propri gamberetti che emanano luce sul fondale. Anche le dimensioni contano, ad esempio per la tecnica del tataki bisogna legare diverse totanare in fila ed animarle in verticale come se il gruppo si spostasse in modo sincrono dal basso verso l’alto. Questo permette di attirare l’attenzione dei calamari che si gettano a capofitto sull’esca artificiale.

La pesca dei cefalopodi dai moli

Questa tecnica è strettamente imparentata con lo spinning, si tratta infatti di lanciare l’artificiale in mare grazie ad un galleggiante a goccia che permette di raggiungere il banco dei calamari. Recuperando pian piano con il mulinello si sentiranno la tocca del calamaro. In realtà la tocca è totalmente differente a quella di un pesce, infatti si sentirà sulla canna come qualcosa che si aggrappa aumentando il peso dell’artificiale. Quello è il calamaro che non opporrà quasi nessuna resistenza se non alla fine quando sarà fuori dall’acqua.

La traina ai calamari

Dalla barca poi ci si può anche cimentare nella pesca alla traina per i calamari. Ad una velocità moderatissima si potrà trainare il terminale facendo strisciare letteralmente il piombo sul fondale. I calamari se sono in zona non tarderanno a fare capolino al vostro artificiale.

il calamaro europeo, dal nome scientifico di Loligo vulgaris e’ un mollusco cefalopode dal corpo allungato e slanciato.Il calamaro presenta ai lati due pinne triangolari sino alla metà del corpo. La bocca e’ circondata da 10 tentacoli, due dei quali piu’ lunghi tutti ricoperti da piu’ file di ventose.

Dove vive

La specie Loligo vulgaris vive nel Mare Mediterraneo e nel Mare del Nord sino ad una profondità di 500 metri. La riproduzione del calamaro avviene da fine gennaio sino al mese di luglio, periodo in cui i calamari si possono osservare vicino alla costa.

Di cosa si nutre

I calamari si nutrono di pesci, crostacei e molluschi. Sono stati segnalati diversi casi di cannibalismo tra esemplari della stessa specie. Il calamaro viene pescato con le reti tramaglio o con le reti a strascico. E’ una specie insidiata dai pescatori sportivi, sia per la bontà delle sue carni ma anche per essere utilizzato come esca per la pesca a traina col vivo alla ricerca di ricciole o dentici.

Il calamaro al mercato

Il calamaro al mercato, se fresco, puo’ raggiungere i 18-20 euro al Kg nelle settimane prossime alle feste. Mediamente il prezzo si aggira sui 10-13 euro al Kg (valori ISMEA).

Il calamaro a tavola

Si tratta di un prodotto del mare, fonte di Omega3 e di proteine di elevata qualità. Presenti anche vitamine del gruppo B e ricco di zinco, fosforo e rame.

Si tratta comunque di un prodotto ricco di colesterolo, la cui assunzione quotidiana non dovrebbe superare i 300 mg.

pesci e specie marine
Marcello Guadagnino
Biologo marino ed esperto di pesca professionale. Autore del Giornale dei Marinai

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