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Gambero rosso di Mazara, un algoritmo lo distingue da prodotto importato

L’università di Milano Bicocca sviluppa un algoritmo per distinguere il Gambero Rosso di Mazara del Vallo da quello degli oceani. «Tecnologia applicabile su molti altri prodotti»

Una sorta di sistema anti-truffa sviluppata dall’Univertsità di Milano Bicocca basato su analisi genomiche, studi sul microbioma che permettono di distinguere il gambero rosso di Mazara da prodotto importato dall’Oceano Indiano e dal Pacifico. Tutto é in mano ad un algoritmo sviluppato da giovani ricercatori tra cui Antonia Bruno, laurea e dottorato in biologia alla guida di un gruppo di esperti di biologia marina e bioinformatica.

Il gambero rosso di Mazara ed i gamberi rossi pescati in oceano indiano sono difficili da distinguere a occhio nudo. Il gambero rosso di Mazara per le sue caratteristiche organolettiche ed il suo sapore può facilmente arrivare a costare più di 60 euro al Kg, per tale motivo possono essere messe in atto delle truffe al consumatore. Il gruppo scientifico ha cosi provato a tracciare il pescato con una strategia innovativa.

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Zone di pesca di Aristaeomorpha foliacea. Questa specie viene pescata frequentemente nel Mediterraneo, in particolare da pescherecci di Italia e Spagna ma anche in Israele e Algeria; Viene catturato anche in Oceano Indiano ed in Nuova Zelanda.

La ricerca è stata avviata lo scorso anno nei laboratori di biotecnologie, bioscienze e scienze ambientali dell’università: «Prima le analisi “al bancone”, poi le ricerche al computer. Analizzando il genoma del gambero per distinguere le popolazioni delle diverse aree geografiche. Sfruttando anche l’impronta microbica dell’ecosistema in cui vive attraverso l’analisi del microbioma dell’intestino. Il passaggio successivo è l’algoritmo di machine learning, che serve a sviluppare il test per predire la provenienza geografica».

Questo strumento consente il monitoraggio pratico ed efficace da parte degli operatori del settore ittico ma anche da parte dei consumatori. Il progetto porta il nome di Seatraceomics ed è stato finanziato dall’Università Bicocca che un anno fa aveva lanciato i «Bicocca Starting Grants» con un fondo di 480 mila euro per promuovere programmi di giovani studiosi che guidano team di ricerca multidisciplinari.

L’indagine è stata avviata a gennaio, con 60 mila euro consegnati dall’università, e la durata dello studio è di dodici mesi. A fine anno il gruppo presenterà i risultati raggiunti e conta di ottenere un secondo finanziamento per proseguire. «Le analisi sul DNA sono ancora in corso, stiamo confrontando il gambero di Mazara con quello del Mozambico. Dalla ricerca sul micro bioma dell’intestino abbiamo già indicazioni e risulta che ci sono differenze. Il prossimo step è l’analisi dei microorganismi associati alle branchie, metteremo a disposizione una grande quantità di dati mai prodotti prima».

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1 Comment

  1. Francesco

    Se poteste usare inchiostri più vicini al nero, forse avremmo meno problemi a leggere!…

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