In Italia amiamo il pesce. Lo consideriamo fresco, mediterraneo, “nostro”.
Eppure, pochi sanno che otto pesci su dieci sulle nostre tavole provengono dall’estero.
Filetti di salmone norvegese, tonni spagnoli, orate greche, gamberi asiatici: il nostro consumo racconta sempre meno il nostro mare.

Da questa realtà nasce l’opuscolo “Il pesce che mangiamo non parla italiano”, un progetto curato dal Giornale dei Marinai per fare luce sul paradosso della pesca italiana — un Paese circondato dal mare, ma dipendente dalle importazioni.

Un viaggio tra mari e numeri

Attraverso dati, grafici e infografiche, il lavoro racconta come negli ultimi trent’anni la produzione nazionale sia crollata, mentre le importazioni hanno superato ogni record.
Oggi, il pesce che arriva nei nostri piatti percorre spesso migliaia di chilometri, passando per più Paesi e lavorazioni prima di diventare “prodotto finito”.
Il risultato? Prezzi bassi, ma un costo ambientale altissimo.

Il Mediterraneo che resiste

Nonostante la crisi, il nostro mare conserva un cuore pulsante.
Nell’opuscolo trovano spazio le eccellenze locali — dal pesce azzurro alle vongole dell’Adriatico, dal pesce spada di Sicilia alle triglie del Tirreno — simboli di una pesca ancora viva e sostenibile.
Riscoprire queste specie significa difendere un patrimonio economico, culturale e umano che rischia di scomparire.

Un mare dimezzato

Un tempo l’Italia contava più di 24.000 pescherecci.
Oggi, poco più della metà continua a solcare le onde.
La flotta si è ridotta, i giovani non scelgono più la vita in mare, e i borghi pescherecci faticano a resistere.
Ma ogni porto che resta attivo, ogni rete calata all’alba, è un gesto di resistenza.

Infografiche, dati e storie

L’opuscolo unisce giornalismo e grafica: dati chiari, mappe, infografiche e illustrazioni mostrano il viaggio globale del pesce — dai gamberi che attraversano quattro Paesi alle rotte che collegano Asia, Africa e Mediterraneo.
Un modo semplice ma rigoroso per capire quanto siamo lontani dal nostro mare.

Un invito a scegliere consapevolmente

Scegliere pesce italiano non è solo una questione di gusto:
è un modo per ridurre le emissioni, sostenere le comunità costiere e difendere la biodiversità del Mediterraneo.
Dietro ogni pesce locale c’è una storia, un porto, una famiglia.

Scansiona il QR code e scopri l’opuscolo completo “Il pesce che mangiamo non parla italiano”

Marcello Guadagnino
Marcello Guadagnino - Biologo Marino Biologo marino (Università di Palermo/Camerino) con 10 anni di esperienza nella pesca professionale in Francia per Pacific Peche. Collabora con Oceanis e enti di ricerca scientifica francesi per comunicazione e ricerca. Oltre 500 immersioni scientifiche nel Mediterraneo. Consulente scientifico ed esperto di pesca professionale. Linkedin : Visita il mio profilo LinkedIn
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