Le immagini della sede del Consiglio europeo, circondata da una trincea di filo spinato e da fitti cordoni di polizia, sono l’emblema del fallimento dell’Ue e di un modo di intendere la politica economica continentale, prona nei confronti dei grandi interessi finanziari e distante dall’economia reale, fino a depotenziarla, mettendo sul lastrico lavoratori e piccole imprese. Le convergenti proteste di agricoltori e pescatori stanno facendo emergere con forza tutte le gravi contraddizioni di questi anni”. Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci AgroAlimentare.
“Quando la politica e le istituzioni assumono decisioni, anche drastiche, – prosegue il numero uno dell’associazione di settore del mondo cooperativistico – senza conoscere i problemi e senza alcuna considerazione per le conseguenze sociali che queste determinano, disattenti alle ricadute negative che provocano sulla vita di persone in carne ed ossa, sulle famiglie, sui lavoratori e su intere categorie, si dimostrano assolutamente irresponsabili e inadeguate.
Da troppo tempo i palazzi del potere di Bruxelles hanno evitato il confronto democratico con le parti sociali, le organizzazioni delle piccole imprese e della cooperazione, colpendo sistematicamente i settori della pesca, dell’agricoltura, dell’allevamento di bestiame, dell’acquacoltura, della filiera alimentare.
Un attacco duro, senza possibilità di dialogo, che ha creato danni economici ingenti, non solo limitando la crescita di settori con grandi potenzialità, ma mettendo in crisi interi comparti, con leggi vessatorie, con una burocrazia inutile e soffocante, con tagli a sussidi e sgravi fiscali, criminalizzando interi sistemi produttivi, come la pesca a strascico, o penalizzando le piccole attività agricole a conduzione familiare, ed ancora alimentando una concorrenza sleale, con la detassazione delle importazioni da Paesi extra Ue, ad esempio l’Ucraina, non sottoposti agli stessi controlli qualità, o sdoganando cibi sintetici e farine di insetti.
Questioni che sono state spesso evidenziate dall’Unci AgroAlimentare, ma puntualmente rimaste inascoltate, mentre si lasciava campo libero alle multinazionali alimentari e di tutti gli altri settori, a cominciare dal commercio elettronico, che hanno moltiplicato i profitti, anche esentasse, spesso senza sufficienti ricadute economiche e occupazionali per il nostro Paese. Tutto ciò mentre pescatori e agricoltori hanno dovuto affrontare innumerevoli altri problemi e vedevano ridurre i propri margini di guadagno, a fronte di un aumento generale dei costi e dei prezzi dei prodotti, compresi quelli agroalimentari nella vendita al dettaglio. Una situazione che ha generato esasperazione, mettendo alle strette i settori coinvolti”.
“E’ il momento – conclude Scognamiglio – di voltare decisamente pagina. Le dichiarazioni di intenti di chi ha generato questo disastro non servono a nulla. Occorrono fatti concreti. Basta con le decisioni calate dall’alto e assunte nel chiuso delle stanze di Bruxelles. L’Ue deve valorizzare le specificità di ogni Paese. Le istituzioni nazionali, poi, non possono essere soltanto spettatrici, come vorrebbe qualcuno, ma promuovere, per quel che ci riguarda, le tipicità italiane. In passato si sono registrati troppi silenzi. E le disastrose conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: pesca e agricoltura in crisi, cibo spazzatura sulle nostre tavole e Italia nell’angolo