Già applicati due trasmettitori satellitari su esemplari di balenottera comune al largo di Lampedusa
Grazie a un progetto finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, l’International Whaling Commission, in stretta collaborazione con l’Istituto Tethys e l’Area Marina Protetta Isole Pelagie, sta attualmente conducendo una campagna di telemetria satellitare applicata alla balenottera comune al largo dell’isola di Lampedusa. In queste acque i cetacei vengono solitamente osservati nel periodo invernale. Tali aree rivestono infatti particolare importanza per la specie, essendovi stati descritti siti localizzati di alimentazione invernale. La marcatura satellitare degli individui, presenti in queste zone solo per un limitato periodo di tempo (qualche settimana), fornirà preziose indicazioni sullo stock di appartenenza, sia questo di provenienza ‘Ligure’ oppure proveniente dai Bacini Levantino o Algerino.
‘Ad oggi abbiamo marcato due balenottere comuni’ spiega Simone Panigada, Vice-Presidente dell’Istituto Tethys e responsabile scientifico del progetto, ‘i due individui, a cui abbiamo applicato il trasmettitore satellitare 12 giorni fa, sono rimasti nei pressi dell’isola, spostandosi tra Lampione e la Secca di Levante. Ora sembra che le due balenottere si stiano spostando verso ovest, forse per lasciare l’area di Lampedusa. Abbiamo avvistato diverse balenottere impegnate in attività di alimentazione, comportamento che solo in queste acque viene regolarmente osservato, grazie alle elevate concentrazioni di prede – il krill Nyctiphanes couchii – in superficie’.
La marcatura degli esemplari nel Bacino meridionale del Mediterraneo e nel periodo invernale-primaverile, rappresenta, inoltre, un’importante opportunità di raccolta di informazioni scientifiche finora inedite sui movimenti su piccola scala della specie in queste zone. Lo scopo del progetto è anche di ottenere ulteriori informazioni, sull’esistenza di eventuali siti di riproduzione finora sconosciuti, sull’entità degli scambi tra i vari bacini mediterranei, e sulle rotte migratorie. In questo modo sarà possibile individuare aree che necessitano di una protezione speciale (analogamente al Santuario Pelagos, istituito per i cetacei nel Mediterraneo settentrionale). Le rotte migratorie possono inoltre fornire informazioni importanti per azioni di mitigazione; ad esempio, in combinazione con i dati del traffico navale potrà essere possibile sviluppare delle misure per ridurre il rischio di collisioni con le imbarcazioni – una gravissima minaccia per i grandi cetacei e per la balenottera comune in particolare in Mediterraneo.
Il progetto si avvale della collaborazione di ricercatori dell’Istituto Tethys, dell’ISPRA, dell’Università di Siena, dell’Area marina Protetta Isole Pelagie e del NOAA (la statunitense National Oceanic and Atmospheric Administration. La ricerca viene compiuta su specifica autorizzazione da parte degli uffici competenti e verrà condotta nel massimo rispetto dei criteri, sia legali che etici, del benessere animale.
Il progetto si prefigge inoltre di fornire supporto all’attuazione da parte dell’Italia della Direttiva 2008/56/EC (Direttiva Quadro per la Strategia Marina, MSFD) per quanto concerne le attività di monitoraggio finalizzate, in ultima analisi, al raggiungimento del buono stato ambientale (GES) dei mari italiani, come previsto dalla Direttiva stessa.
Gli strumenti sviluppati e le conoscenze acquisite tramite questo progetto rappresenteranno un contributo all’assolvimento delle prescrizioni della MSFD, in quanto la balenottera comune, così come altre specie, può essere considerata un indicatore del raggiungimento, mantenimento o recupero del GES sulla base dei seguenti descrittori qualitativi:
• descrittore n. 1) La biodiversità è mantenuta. La qualità e la presenza di habitat nonché la distribuzione e l’abbondanza delle specie sono in linea con le prevalenti condizioni fisiografiche, geografiche e climatiche.
• descrittore n. 4) Tutti gli elementi della rete trofica marina, nella misura in cui siano noti, sono presenti con normale abbondanza e diversità e con livelli in grado di assicurare l’abbondanza a lungo termine delle specie e la conservazione della loro piena capacità riproduttiva.