Sempre meno pesci in mare ma in aumento sono i cefalopodi

In un mare dove i pesci faticano a sopravvivere a causa principalmente dell’overfishing sono i cefalopodi ad invertire il trend.

Overfishing, inquinamento e riscaldamento globale sono solo alcune delle cause scatenanti il declino delle specie ittiche marine. Dagli anni 60 il mare ha visto un collasso che sembra non arrestarsi. Gli stock di grandi pelagici come tonni, squali e pesci spada sono i più compromessi ma non sono messe bene neanche tutte le altre specie a partire dalla spigola, che nei mari del Nord Europa sta pian piano scomparendo. A  passarsela meglio sono invece i cefalopodi.

Secondo uno studio portato a termine da un team di ricercatori australiani, europei ed africani , le popolazioni di seppie polpi e calamari sarebbero in aumento. Un trend positivo già dalla fine degli anni 50. Il progetto “Global proliferation of cephalopods” pubblicato su Current Biology ha stimato le abbondanze dei cefalopodi sulla base dei tassi di cattura registrati nel corso degli ultimi 60 anni. Studiando le normali attività di pesca a livello globale i dati dimostrano come siano aumentati gli stock di cefalopodi. Secondo una delle ricercatrici, Zoë Doubleday, della School of Biological Sciences ed Environment Institute dell’università di Adelaide, i brevi cicli vitali e una rapida crescita permetterebbero a questi animali di adattarsi meglio alle condizioni ambientali che mutano e andare cosi ad occupare gli spazi lasciati vuoti da merluzzi, halibut e grandi predatori. I  molluschi cefalopodi sono inoltre un’importante fonte di proteine sia per gli animali marini ma hanno anche una valenza commerciale da non sottovalutare. In un futuro non molto prossimo potrebbero essere proprio le seppie e i calamari a dare un turn-over alle specie ittiche che invece sono in crisi.

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