Anche quest’anno, alla fiera di Ferrara, si è svolta la terza edizione di Sealogy. Nei giorni 16, 17, 18 Novembre gli addetti ai lavori si sono riuniti, nella città estense, per discutere ed apprendere come migliorare la sostenibilità del settore e quella ambientale.
Nonostante la bassa affluenza del primo giorno, l’evento si conferma essere un punto di riferimento per le professioni ed i professionisti del settore della blue economy. La fiera ha avuto un respiro internazionale sia per i player privati che per le istituzioni pubbliche italiane e straniere, in modo da conferire una visione totale e totalizzante: concetto importante quando si parla del Mare Nostrum.
Nel primo giorno si sono contati 25 Stands, con un totale di 8 seminari e Workshop, tra cui un corso di formazione.
Innovazione e formazione sono le necessità prioritarie di un comparto aziendale italiano che opera anche nella filiera
della pesca e acquacoltura per intraprendere l’obiettivo ed adeguare il processo produttivo al modello della
transizione ecologica.
Il primo giorno si è discusso su come rilanciare la blue economy e come migliorare la divulgazione di un settore
economico in espansione. Durante la Sessione Plenaria il primo intervento è stato quello del DG/MARE con la rappresentante Andreea Strachinescu ad evidenziare il focus sulla innovazione, ocean literacy e blue jobs del settore.
In seguito, si sono susseguiti gli interventi specifici per competenza di: ISPRA,
REGIONE EMILIA-ROMAGNA, MarineStewardshipCouncil, LegaCoop alimentare e FederAlberghi.
Le attività di crescita del settore riflettono la necessità di una adeguata formazione specifica. Soprattutto
nel settore della pesca e dell’acquacoltura, che si avviano ad una specializzazione del comparto. Sealogy sottolinea tale richiesta di rinnovamento e l’importanza delle competenze. La crescente domanda dei lavori che riguardano tutto il settore riguardante il mare riflette la stretta necessità di una accurata formazione settoriale. Infatti durante il primo giorno, presso la Sala Libeccio si è provato a perseguire tale obiettivo predisponendo una sala formativa a numero chiuso sulla gestione imprenditoriale del settore pesca.
Si è evidenziata, inoltre, la necessità di geolocalizzare le AZA e la pianificazione del suolo marittimo compreso il litorale costiero come importante unità archeologica, geologica e turistica subacquea.
Ci sono stati anche interventi sulle tematiche di motorizzazione nautica ibrida, la riduzione dell’impatto
ecologico delle attività marittime industriali e l’adozione di una economia circolare nel settore dell’acquacoltura: con particolare riguardo per la venericoltura, attraverso il riutilizzo del carbonato di calcio.
La pianificazione dello spazio marittimo, inoltre, è stato oggetto di un progetto bilaterale importante per il
monitoraggio geosismico, in cui attraverso un software finanziato dal programma Interreg, e la comunicazione bilaterale ITALIA-CROAZIA si anticipano fenomeni meteoreologici avversi tenendo in considerazione le zone costiere vulnerabili per le quali è necessario un risk assessment.
Inoltre, sono stati presentati progetti innovativi che nascono dalla sinergia tra le aziende del settore e gli
istituti tecnico-scientifici, sottolineando quanto sia importante creare un ponte tra la ricerca universitaria e
le imprese. Al fine di perseguire gli obiettivi di resilienza, si è identificato il metodo aperto di
coordinamento (OMC) la comunicazione principale per la cooperazione. Altro argomento di particolare rilievo, di cui si è discusso, nell’ambito di questa tre giorni, su cui verte la blue economy italiana è la tracciabilità della filiera ittica, presentato dalla ZUFFELLATO TECHNOLOGIES. Un concetto fondamentale che analizza la visione a tutto tondo, sostenendo la necessità di audit e protocolli operativi che vedono protagonisti le aziende del tracciamento ittico,
ma soprattutto le organizzazioni nazionali ed internazionali che operano nel monitoraggio e nel controllo
della stessa filiera ittica per rilanciarne il prodotto verso un sistema trasparente per incentivare il consumo
responsabile. In maniera diretta, la pressione che esercita la scelta del consumatore è fondamentale per la sostenibilità ambientale e sociale.
L’equilibrio tra l’approvvigionamento ittico nazionale e la salvaguardia delle risorse marine è un punto
cruciale per la sostenibilità della filiera ittica italiana, che persegue gli obiettivi della politica strutturale
comunitaria relativa alla pesca e all’acquacoltura (PCP) e gli obiettivi predisposti dalla nuova
programmazione FEAMPA 2021-2027.
Nella seconda giornata di lavori, Sealogy ha promosso e valorizzato l’ambiente marino, diffondendo tendenze, innovazioni e buone pratiche, nel pieno rispetto della tutela e conservazione dell’ecosistema marittimo e dello sviluppo sostenibile.
Aree espositive, convegni e workshop, dimostrazioni e showcase, laboratori e show cooking legati alla Blue Economy sono stati i protagonisti della manifestazione, in cui, grazie alle forti sinergie che legano la manifestazione al territorio regionale, è stata data particolare attenzione al pesce e alle produzioni ittiche, allevate e pescate, con particolare rilievo perle eccellenze italiane del Medio e Alto Adriatico.
Techera è un progetto di cooperazione transfrontaliera– finanziato dal Programma INTERREG Italia-Croazia che intende capitalizzare e mettere a sistema approcci e cluster di data driven nei settori della pesca e dell’acquacoltura per lo sviluppo di un’economia blu sostenibile in Adriatico. L’obiettivo del workshop di co-progettazione è quello di coinvolgere gli attori della pesca e acquacoltura dell’adriatico nell’identidicazione e condivisone di nuove idee e di azioni per generare innovazione sostenibile nel contesto dell’economia blu.
Techera ha organizzato 3 workshop in contempranea:
Sessione 1 – Gestione e governance della pesca
Sessione 2 – Innovazione e diversificazione della pesca
Sessione 3 – Acquacoltura: gestione ed innovazione
Con particolare riguardo, durante la 3^ sessione si è discusso di idee e proposte su pratiche di allevamento smart, riduzione dell’inquinamento, sviluppo di modelli circolari e soluzioni per il riciclo ed il riutilizzo lungo la filiera, costruzione di abilità e competenze “blu”. Per il settore pesca, in particolare nella Sala Volturno, a cura della regione Marche, si è tenuto un seminario interessante nella gestione condivisa delle risore ittiche nel Mare Adriatico con tre punti fondamentali:
- Stabilire e incoraggiare un quadro comune coordinato e rafforzare il dialogo
istituzionale per una gestione sostenibile e condivisa delle risorse marine adriatiche,
riunendo le istituzioni adriatiche che si occupano di pesca e acquacoltura ei partner
di Argos attraverso il Comitato consultivo Adriatico (AAC). - Tutelare le risorse ittiche dell’Adriatico secondo processi decisionali condivisi con
il miglior “saper fare” disponibile. - Miglioramento delle tecniche di pesca orientate alla sostenibilità ambientale.
Non solo risorse biotiche: è stata evidenziata la necessità della crescita legata al mare collegando attraverso cluster aziendali, tutte le attività economiche ad esso legate:
Il seminario Logistica marittima, limiti ed opportunità durante l’esposizione, ha messo in luce l’importanza strategica del Mar Mediterraneo nel settore dello shipping e la inadempienza della nazione italiana a rendere efficiente la logistica portuale, sottolineando i lunghi tempi di permanenza delle navi all’interno del porto.
Infine, nella sessione pomeridiana nella Sala Volturno, si è presentato il progetto
INTOCLUB:
L’iniziativa muove dall’interesse espresso dall’URES rispetto alle esperienze in corso
sul territorio nazionale, agli strumenti e ai nuovi modelli di governance funzionali
alla pratica della BLUE GROWTH, nelle zone costiere e per le comunità locali che vivono e operano nel settore della pesca e dell’acquacoltura, tenuto conto dei criteri e degli obiettivi di sostenibilità secondo l’agenda 2030 dell’ONU. In particolare, l’attenzione è stata posta sul Progetto BlueCoast AGREE 2030 in corso di realizzazione da parte di undici FLAG italiani (Fishing Local Action Groups) che fornisce un nuovo modello di governance per le zone costiere ma anche di gestione e di operatività atta a facilitareil perseguimento degli obiettivi e dei target di sostenibilità. Dopodiché sono state illustrate alcune esperienze e buone pratiche locali realizzate sia in
ambito della ricerca tecnico scientifica (Progetti INEST e FRAMESPORT) sia realizzate da pubbliche amministrazioni (Progetto DELTA DEL PO DESTINAZIONE PESCA) che, infine, da privati (Progetto di sviluppo dell’alghicoltura).
Nella sessione interattiva, si sono divisi in gruppi di lavoro i partecipanti per individuare una
criticità e le possibile soluzioni. Quattro, erano, le criticità in particolare:
- Consumo responsabile del prodotto allevato
Soluzioni: punto di incontro tra aziende ed istituzioni per la divulgazione del
consumo responsabile e lo sviluppo di nuove figure professionali social legate alla
dissemination. - Sinergia e riuso dei prodotti e Mangimistica:
Esempio dell’utilizzo del guscio di bivalvi
E l’uso di bycatch per la produzione di farine di pesce
Uso di scarti avicoli per la formulazione di farine di pesce - Problemi legati alla molluschicoltura quale la riduzione della eutrofizzazione che
vige nel medio Adriatico.
4. Diversificazione delle specie: Gambericoltura come fonte di investimento e acquactura dulciacquicola.
Molte sono state le soluzioni proposte, molti altri, invece, argomenti che non si sono potuti trattare, visto che gli argomenti di discussioni erano di tale interesse da doverne parlare in maniera estremamente approfondita. Una tre giorni che ha aperto gli occhi sul tipo di percorso da intraprendere per migliorare la sostenibilità in un settore in continua crescita.