Per tutelare le risorse del mare la Commissione Europea potrebbe mettere il blocco su triglie merluzzi e sardine. Ma quale sarà il futuro dei pescatori?
L’idea di bloccare la pesca di alcune specie alletterebbe gli ambientalisti ma potrebbe rendere ancora più critica la situazione dei pescatori mediterranei che già soffrono per la mancanza di risorse. Dopo la conferenza tenuta a Catania nei giorni scorsi aumenta l’interesse verso una gestione delle risorse sempre migliore cercando di non dimenticare l’indotto dell’industria della pesca. Il Mediterraneo soffre dunque di un grave male che si chiama “malagestione”.
Dopo il prelievo ittico senza senso e senza regole che ha visto il Mediterraneo svuotarsi negli ultimi 50 anni adesso si cerca di tappare le falle. E lo si farà, molto probabilmente, a spese dei pescatori. E potrebbero farne le spese i piccoli operatori della pesca costiera, gli operai di quella pesca che invece è ancora considerata sostenibile.
Il Mediterraneo, pur essendo un piccolo bacino in confronto agli oceani, è un mare ricco di biodiversità. Ma gli ultimi studi hanno portato alla luce dati sconfortanti. Soprattutto con l’ultima ricerca portata avanti da Daniel Pauly e Dirk Zeller che rivela che le catture totali sono state 2,6 volte superiori rispetto a quanto dichiarato alla Fao.
Karmenu Vella, Commissario Europeo per la pesca e l’acquacoltura avrebbe proposto delle misure di emergenza per la protezione di alcune tra le specie più compromesse. A Catania, durante il summit, non è comunque emersa nessuna proposta in merito ma sembra che una richiesta formale potrebbe sbarcare proprio a Bruxelles nelle prossime settimane.
Frenare o rilanciare?
Un lavoro importante adesso deve essere svolto in Tandem tra commissione Europea e pescatori. Calibro e righello potrebbe essere una soluzione, ovvero un maggiore controllo, ma anche una maggiore responsabilità verso i pescatori. Anche loro devono fare la loro parte. Aiutare il mare a tornare sano rilasciando le specie che non hanno interesse economico, creare, come si fa in agricoltura, una rotazione triennale delle colture. Lasciare a riposo delle ampie zone per permettere in breve tempo di ripopolarsi. Delle ampie zone dove solo il tempo darà nuova vita sui fondali. Con il divieto assoluto di pesca naturalmente. Delle aree marine protette utili proprio alla pesca. Potrebbe essere questa la soluzione.