La lettera dell’ AMP PLEMMIRIO pro Marianna Baldo
Marianna Baldo è una attivista di Sea Shepherd che è stata arrestata in questi giorni perché ha cercato di impedire, di lottare strenuamente, contro la silenziosa strage di una pacifica specie di pacifiche balene, tanto simili a delfini, nelle isole Faroe, nella “civilissima” Danimarca. Marianna ha partecipato insieme ad altri volontari dell’organizzazione internazionale alla “Operazione Siracusa” di Sea Shepherd contro i bracconieri del mare dell’Area Marina Protetta del Plemmirio, per giorni e notti a fianco, a supporto, delle autorità competenti. Ebbene noi stiamo con lei contro questa barbarie che ogni anno si ripete a spese dei globicefali nelle Isole Feroe (che in lingua danese è scritto Fær Øer Islands) non in una società tribale, ma nel cuore di un arcipelago formato da 18 isole a metà strada tra l’Islanda e la Norvegia. Isole che non fanno parte dell’Unione europea con la quale hanno solo degli accordi commerciali bilaterali. E qui sta l’inghippo.
Ebbene, Marianna si è ritrovata davanti all’ennesima cruenta, inutile, strage di queste miti creature marine e questa volta non era a fianco delle autorità locali. Ma contro. Per questo l’hanno arrestata.
Si è probabilmente catapultata addosso ai carnefici, forse ha cercato di impedire come poteva questo scempio. Siamo certi che fosse a mani nude, e che abbia utilizzato solo la rabbia e la disperazione di chi assiste impotente a una barbarie.
Ed ecco la scena terribile che probabilmente le si è parata dinnanzi: E’ necessario premettere che le vittime sono i calderones, animali pacifici, simili alle balene, molto curiosi, si muovono in branchi e durante le loro migrazioni, passano nelle vicinanze delle isole Faroe, soprattutto nel periodo estivo. Come vengono avvistate viene dato l’allarme e tutta la popolazione si mette in moto per iniziare la “caccia”.
Le balene vengono circondate a semicerchio dalle barche e convogliate verso piccole baie prestabilite che si trovano a ridosso delle città, verso l’acqua bassa, dove le attendono i loro massacratori. Secondo le fonti ufficiali, verrebbe fatto “un taglio netto nel collo per recidere il midollo spinale e le arterie per cui l’animale rimarrebbe paralizzato e perderebbe coscienza in 5-10”.
Ma secondo le testimonianze delle persone che hanno assistito a questa mattanza, tra cui figura sicuramente Marianna, ma anche secondo quanto si vede negli ormai numerosi video e foto che si trovano in rete, le cose non si svolgono esattamente in questa maniera: Le balene, per essere portate verso l’acqua bassa verrebbero uncinate per la coda, trascinate a riva e quindi uccise barbaramente a coltellate mentre si dibattono e gridano di dolore ed il mare diventa rosso del loro sangue.
Gli stranieri non possono assistere a questa caccia, come mai?
E Marianna è una straniera, perdipiù fa parte di una organizzazione che in tutto il mondo lotta contro l’inutile eccidio delle creature marine alcune delle quali a rischio estinzione. Nel mare del Plemmirio una delle motivazioni a spingere l’organizzazione a Siracusa è stata la protezione delle cernia bruna. Aggiungiamo che la stima ufficiale delle catture delle balene che sarebbe dichiarata dai faeroesi è di circa mille delfini balena all’anno, cifra come loro sostengono, “sostenibile”, mentre le stime ufficiose parlano invece di 1500-3000 all’anno. Se consideriamo che queste pacifiche creature vivono mediamente 50 anni e le femmine raggiungono la maturità sessuale intorno ai 7 anni con periodi di gestazione molto lunghi (15 mesi), una uccisione così massiccia, se sommata alle altre che avvengono nel resto del mondo, soprattutto in Giappone, deve destare seria preoccupazione per la conservazione di questa specie. Le motivazioni ufficiali che spingono questo popolo a compiere queste mattanze le possiamo leggere dal sito delle Isole Faroe:
l’uccisione di questi cetacei è una tradizione molto antica che risale a 1200 anni fa ed è legata alla sussistenza: per ottenere cibo, pelle per realizzare corde, grasso per ricavare olio come combustibile, stomaci come galleggianti e così via. Ragioni risalenti a secoli fa che non reggono più. I faeroesi godono oggi di elevati standard di vita e, come aggiungono gli attivisti “occorre molta fantasia per immaginare che per illuminare le loro case usino le lampade alimentate con olio di balena”. Tra l’altro non si spiega come mai, pur essendo scientificamente appurato che la carne dei globicephala melas contenga alti livelli di mercurio, estremamente dannosi per la salute umana, si continui questa caccia.
Riportiamo una testimonianza
<<L’orribile macellazione annuale di migliaia di balene pilota indifese ogni anno nelle isole Feroe, in lingua danese Isole Fær Øer, è altrettanto crudele come la macellazione del delfino effettuata dai giapponesi nelle Taiji. Ho visto le baie delle isole Færøer tinte di rosso dal sangue e ho sentito le urla delle balene pilota ferite mortalmente che urlavano per la propria vita mentre bagnavano i volti avinazzati dei loro massacratori con il loro sangue caldo, ridendo mentre le stupravano con le loro lame. E’ uno spettacolo mostruoso ed è una oscenità abbracciata completamente dal governo danese e da molta gente danese (…)».
E come mai la civilissima Europa nulla può per fermare questa strage?
L’Unione Europea vieta la caccia di tutte le specie di cetacei (balene, delfini e focene) in base alla direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della fauna e della flora selvatiche nota come la Convenzione di Berna in base alla quale è anche vietato vendere o scambiare cetacei e l’introduzione a fini prevalentemente commerciali ai sensi del regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio relativo alla protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio. Questa legislazione però non si applica alle balene pilota che vengono cacciate nelle isole Faroe in quanto non fanno parte dell’Unione Europea. E’ altresì vero che la Danimarca ha firmato la convenzione di Berna ma dichiarando che tale accordo non si applica alla Groenlandia ed alle isole Faroe. Pertanto l’Unione Europea non può intervenire legalmente nei confronti di questi paesi. Stesso discorso per la IWC (International Whaling Commission) infatti pur tutelando le balene a livello internazionale, le balene pilota, facendo parte della categoria “piccoli cetacei” non sono di loro pertinenza.
Nella riunione del 5 giugno 2008 la Commissione Europa rafforza quanto detto sopra: “La caccia alla balena non è autorizzata nelle acque dell’Unione europea. Nel quadro del diritto ambientale comunitario, tutte le specie di balena sono protette nelle acque dell’UE. Tuttavia, l’UE non si oppone alla caccia alla balena praticata dalle popolazioni autoctone a fini di sussistenza – secondo quanto previsto dalla Convenzione IWC – a condizione che tale attività rispetti limiti di cattura stabiliti sulla base di pareri scientifici. (…) La Commissione condanna invece la caccia alla balena dissimulata sotto forma di ricerca scientifica, quale viene praticata in Giappone.”
Ma allora se né a livello comunitario, né a livello internazionale è possibile alcun controllo sull’uccisione delle balene pilota nelle isole Feroe, che cosa si può fare per porre fine a queste stragi?
Intanto porla all’attenzione di tutti. La natura, il mare, gli oceani, ogni creatura vivente appartiene a ciascuno di noi e dobbiamo prendercene cura.
Per questo stiamo con Marianna Baldo.