Quanto diremo si riferisce al naviglio da diporto in modo particolare. Parlare di nave in ambito diportistico fa pensare subito a unità di lunghezza superiore a metri 24. Invero l’argomento “nave ancorata” è trattato da le “Norme per prevenire gli abbordi in mare” il cui acronimo è COLREG ’72 (Convention on the International Regulation for Prevening Collision at sea 1972). Tali norme internazionali, che ogni barca è bene abbia a bordo, sono edite dall’Istituto Idrografico della Marina di Genova ed acquistabili presso Nautica, Stazione Marittima, Ponte dei Mille Genova, nonché a Taranto presso l’Ufficio Idrografico. Alle Norme in parola debbono ubbidire tutti i mezzi nautici che solcano i mari, i laghi, i fiumi. Infatti, la regola 3 (definizioni generali), alla lettera A, recita: “La parola Nave include ogni tipo di natante, compresi quelli a cuscino d’aria e idrovolanti, usati o in grado di essere usati come mezzo di trasporto sull’acqua. E ancora il Codice della Navigazione all’art. 136 dice: “Per Nave si intende qualsiasi costruzione destinata al trasporto per acqua, anche a scopo di rimorchio, di pesca, di diporto, o altro scopo.
Il termine natante di cui sopra, come quello di nave, in questo contesto, non hanno alcuna attinenza con i pari termini della legge del Diporto Nautico, la quale ne fa una distinzione ai solo fini amministrativi per assegnare loro diritti e doveri. Vediamo ora quali sono le prescrizioni delle Norme per le Unità alla fonda contenute nella Regola 30 (Navi all’ancora): a) omissis per navi lunghe oltre 50 metri; b) una nave inferiore a 50 metri deve mostrare dove possono esser visibili per tutto l’orizzonte un fanale a luce bianca, oppure un pallone nero che, per una nave inferiore a metri 20 può avere un diametro inferiore a 60 cm, ma proporzionato alla lunghezza della nave. Occorre prestare attenzione alla seguente testuale prescrizione sotto il paragrafo (e) della Regola 30: “Una nave di lunghezza inferiore a 7 metri, quando è all’ancora, o incagliata, ma non in un canale ristretto o nelle sue vicinanze, né in un passaggio od ancoraggio dove altre navi generalmente navigano, non è tenuta a mostrare i fanali o i segnali prescritti”.
In mare non coi sono le autostrade e perciò non si hanno punti precisi di riferimento. Il marinaio deve sopperire col buon senso, le conoscenze e l’esperienza per prevenire incidenti. Recentemente si è letto che una barca alla fonda, ma senza il prescritto segnale, ha evitato un naufragio perché quando si è visto arrivare addosso un peschereccio che inalberava regolari segnali di “rete a strascico” ha filato per occhio ed è partito a tutta manetta. Ma c’è dell’altro. Una visione sconfortante è quella che è data a vedere in particolare in Adriatico, nell’epoca di pesca allo sgombro. Una selva di barche e barchette alla fonda disposte attorno alle entrate dei porti sui quali gravitano forti correnti di traffico marittimo in arrivo ed in partenza, e nessuna, sottolineiamo nessuna, che in cima ad una robusta canna attacchi un segnale di fonda. Se poi un giorno la sorveglianza si applica, tutti a gridare a soprusi e incomprensioni. E perché ogni Comandante si renda conto delle conseguenze dal non mostrare il segnale di fonda, vogliamo riportare quanto scriveva il Comandante Sergio Costa su Pagine Azzurre nel 1991 a pagina 75: “si tenga ben presente che l’Assicurazione è un’organizzazione che non “elargisce” a cuor leggero i rimborsi per il bene assicurato che ha subito danni. Pertanto il segnale di fonda -diurno e notturno- prescritto da regole internazionali deve essere sempre mostrato, al pari di altre prescrizioni in quanto sono determinanti per le assicurazioni.
