Il Mar dei Sargassi è il luogo di riproduzione delle anguille. Adesso la scienza può confermarlo.
Anche se la migrazione delle anguille nel Mar dei Sargassi si conosceva già da dai primi del 900, cioè da quando Johannes Schmidt cominciò a cercare di capire il perchè non fiumi non vi erano delle larve di tali pesci. Adesso però i ricercatori della Laval University in Canada hanno potuto confermare scirentificamente la teoria di Schmidt. Uno studio sull’anguilla rostrata ha dato nuovi risvolti alla ricerca confermando i dati grazie a dei ricevitori satellitari. Era l’unico modo per capire quale viaggio affrontano le anguille per riprodursi affermano i ricercato dell’Università Canadese. Il rebus stava nella livrea cangiante delle anguille, dorata nei laghi ed argentata in mare. Il rapporto pubblicato su Nature Communication.

Le anguille sono famose per le loro migrazioni oceaniche, che sono uno dei fenomeni più straordinari del regno animale. Esistono diverse specie di anguille, ma le più conosciute per le loro migrazioni sono l’anguilla europea (Anguilla anguilla) e l’anguilla americana (Anguilla rostrata). Queste anguille trascorrono gran parte delle loro vite nelle acque dolci dei fiumi e dei laghi, ma effettuano migrazioni epiche verso l’oceano per riprodursi.
Quando le anguille raggiungono una determinata fase di maturità, generalmente intorno ai 5-20 anni di età, iniziano il loro viaggio verso l’oceano per la riproduzione. Le anguille europee migrano verso l’Oceano Atlantico, mentre le anguille americane si dirigono verso l’Oceano Atlantico settentrionale. Durante questa migrazione, le anguille possono percorrere distanze incredibili, fino a migliaia di chilometri.
La migrazione delle anguille coinvolge diverse tappe. Inizialmente, le anguille attraversano le acque dolci dei fiumi, spesso durante la notte per minimizzare l’esposizione ai predatori. Possono superare ostacoli come cascate e dighe utilizzando strategie come l’arrampicata, la nuotata controcorrente o il passaggio attraverso passaggi artificiali. Una volta raggiunta la foce del fiume, le anguille entrano in mare aperto.
Durante il periodo trascorso nell’oceano, le anguille subiscono importanti cambiamenti fisiologici. I loro corpi diventano più scuri e robusti, e sviluppano organi riproduttivi completamente funzionali. Le anguille si nutrono intensamente per accumulare riserve di energia per la riproduzione. È interessante notare che, nonostante le migrazioni epiche, le anguille europee e americane non si incrociano mai. Le popolazioni delle due specie rimangono distinte, nonostante le similitudini nel loro ciclo di vita migratorio.
Una volta che le anguille hanno raggiunto la piena maturità sessuale, iniziano la migrazione di ritorno verso le acque dolci per la riproduzione. Questa migrazione di ritorno può richiedere diversi mesi. Le anguille raggiungono le acque dolci e remano controcorrente verso i luoghi di riproduzione. Le anguille europee tornano nel Mar dei Sargassi, una zona nell’Oceano Atlantico settentrionale, dove depongono le uova. Le anguille americane tornano invece nel Golfo

La migrazione delle anguille inizia con la fase di crescita nelle acque dolci. Le giovani anguille, chiamate “cieche”, si sviluppano nelle acque dolci dei fiumi e dei laghi. Qui rimangono per diversi anni, nutrendosi di piccoli organismi acquatici e crescendo fino a raggiungere una dimensione adeguata per la migrazione.
Una migrazione pericolosa
I ricercatori hanno applicato dei tag satellitari a 38 esemplari di femmine in età riproduttiva, tutte partenti dalla foce del fiume San Lorenzo . GLi esemplari catturati erano di grossa dimensione (mediamente dai 2 ai 3 Kg) proprio per poter traspostare il ricevitore satellitare sul dorso. Rilasciate in mare nell’autunno del 2014, i risultati sono arrivati soltanto adesso. Delle 38 anguille rilasciate con il ricevitore, soltanto una è arrivata a destinazione. Un’anguilla che ha potuto però ridare i dati al team di scienziati per elaborare poi il modello di migrazione della specie.

La migrazione dell’ anguilla rostrata sino al mar dei sarassi.
Una volta giunta in mare l’anguilla si è diretta a sud della piattaforma continentale sino ad una profondità di 700 metri. Là, l’attendavano predatori di qualsiasi tipo. Ma la nostra anguilla è riuscita a compiere il suo ciclo. Le altre 37 anguille invece hanno fatto una brutta fine: catturate da pescatori (un tag è stato rinvenuto in una pescheria) o finite in pancia di squali smeriglio e tonni rossi.
L’anguilla ha percorso 2400 Km con una media di 49 Km al giorno. Ha anche risposto bene a cambiamenti di temperatura passando dai circa 2,5° della Nuova Scozia ai 25° del Mar dei Sargassi.
I ricercatori rimangono tuttavia prudenti, dato che soltanto la migrazione di un anguilla ha avuto successo. E, naturalmente, i ricercatori ammettono che la migrazione di un’anguilla dai fiumi canadesi non è certo come una migrazione che parte dall’Europa. I prossimi studi infatti saranno rivolti ad anguille europee.