La piattaforma continentale o platea è definita come quella porzione sommersa di continente caratterizzata da bassi fondali e deboli pendenze del fondo marino (tra 0.1° e 1°) ed è associata, alle medie latitudini, a una sedimentazione limoso-argillosa.
La piattaforma continentale è delimitata verso largo da un bordo esterno o ciglio (shelf break), ubicato a una profondità di circa 150 m e identificato da un brusco aumento della pendenza del fondo; si distinguono una piattaforma interna, estesa fino a una profondità di 40-50 m e una piattaforma esterna, da 40-50 m fino al ciglio. La piattaforma, così come la scarpata che ne determina il ciglio esterno, è un elemento strutturale, legato cioè all’evoluzione tettonica dei continenti.
Al motivo strutturale si sono poi sovrimposti gli effetti prodotti dalle oscillazioni del livello marino, responsabili di importanti modificazioni sui margini continentali. Nella maggior parte dei casi la sedimentazione attuale che interessa la piattaforma è per lo più di natura terrigena, essendo alimentata dal carico solido trasportato dai corsi d’acqua; al contrario, nel caso di piattaforme isolate, che bordano per esempio piccole isole, la sedimentazione è fortemente controllata dall’attività biologica (sedimenti biogenici), come nel caso dei sedimenti calcarei delle piattaforme tipo Bahamas e Golfo Persico, per i quali sono stati riconosciuti evidenti fenomeni di biomineralizzazione.
La distribuzione dei sedimenti superficiali lungo le piattaforme continentali è generalmente controllata dall’azione del moto ondoso che opera una separazione abbastanza netta tra carico di fondo (sabbia) e carico sospeso (fango). Il primo è concentrato sottocosta, nelle spiagge, nelle barriere, ecc.; il secondo è disperso più al largo dall’inerzia della stessa corrente fluviale (pennacchi torbidi), da onde di tempesta, correnti di marea e correnti costiere, e forma la cosiddetta lente o coltre di fango. Lungo la piattaforma è però possibile trovare anche sedimenti grossolani deposti in condizioni diverse da quelle attuali (sabbie relitte). Essi sono interpretati come depositi continentali e litorali pleistocenici non in equilibrio con le condizioni attuali e ricoprono ben il 70% delle piattaforme continentali.
La piattaforma continentale si caratterizza inoltre per la presenza, spesso consistente di fondi rocciosi. Da un punto di vista ambientale è la zona in cui sono più intense le oscillazioni di temperatura e salinità e dove l’azione del mare (onde, maree e correnti) ha un effetto considerevole sulle comunità di organismi. I fondi della piattaforma, almeno fino alla profondità di penetrazione della luce, possono essere poi colonizzati dagli organismi bentonici vegetali, alghe e piante marine.
Per quanto riguarda il bordo della piattaforma continentale, questo decorre per oltre 300.000 Km lungo i margini della piattaforma terrestre separando due distinte province: la piattaforma continentale e la scarpata continentale. In corrispondenza di questa fascia di transizione la pendenza del fondale si accentua bruscamente e il declivio forma un angolo più o meno ottuso che generalmente varia tra 5 e 10°. La conformazione del margine e la natura del sedimento che lo caratterizza sono stati poi profondamente condizionati durante i periodi glaciali, dal Pliocene in poi, quando, grazie all’abbassamento del livello delle acque formava o era prossima alla linea di costa. La natura “relitta” del bordo della piattaforma delle regioni temperate appare in maniera chiara dall’origine organogena del sedimento. Da un punto di vista morfo-dinamico, il margine della piattaforma costituisce un’area ad elevata energia innescata dal gioco delle correnti e dalle turbolenze prodotte in prossimità del fondale dai fronti che separano le acque di scarpata da quelle di piattaforma.
Per quanto riguarda la linea di costa questa può essere alta, costituita cioè da falesie rocciose, o bassa, cioè che degrada dolcemente verso il mare e costituita generalmente da sabbie. L’evoluzione delle coste, e quindi dei profili della linea di riva, è il risultato dell’azione del moto ondoso, delle correnti e delle maree a cui si aggiungono le variazioni nel tempo del livello del mare. Il moto ondoso esercita un’azione differente sulle coste a secondo del profilo. Sulle spiagge il flusso della risacca asporta i sedimenti dal fondo e li trascina alternativamente verso la riva e verso il largo, levigandoli e assottigliandoli nel tempo. L’azione del moto ondoso sulle coste alte determina il progressivo sgretolamento delle rocce con un’intensità che dipende dall’energia meccanica che le onde sono in grado di liberare durante il flusso e anche dalla composizione delle rocce stesse. Il mare scava inizialmente un solco orizzontale (solco di battigia), che si incide sempre di più nel tempo, finché la parte superiore della roccia frana. Si origina così una franata di massi che sarà a sua volta modellata dall’energia dinamica fino a trasformarsi in una piattaforma leggermente inclinata. Il ciclo potrà quindi riprendere con la formazione di un nuovo solco di battigia. I sedimenti, che derivano sia dall’azione erosiva del mare sulla costa che di quella degli agenti atmosferici sulla crosta terrestre vengono trasportati dal moto ondoso e dalle correnti lungo costa. dando luogo alle spiagge e ai cordoni litorali.
Le spiagge sono accumuli di sedimento che si estendono dalla linea di bassa marea verso l’entroterra. La granulometria del sedimento è variabile, anche se generalmente predominano le sabbie, ma sono anche frequenti le ghiaie e i ciottoli. Quando il sedimento si deposita al centro di una baia, e ciò avviene perché l’energia di trasporto viene bilanciata da quella di risacca, si forma una barriera che, per accumulo di nuovo materiale, può emergere dando luogo ad un cordone litorale. Questo finisce per separare il mare aperto da un bacino retrostante. Quando i cordoni litorali sono caratterizzati da dune sviluppate che forniscono loro una maggiore stabilità si parla di tomboli. Un esempio è dato dalla laguna di Orbetello racchiusa da tomboli ben sviluppati. I bacini costieri vengono definiti lagune quando sono presenti ampie bocche di collegamento con il mare e sono quindi le maree a determinarne il regime idrico. Si parla di stagni costieri e laghi costieri, nel caso di bacini isolati da un cordone litoraneo, che presentano collegamenti occasionali o periodici con il mare aperto e che sono quindi poco influenzati dalle maree.
La distinzione tra questi due corpi idrici è spesso confusa: gli stagni, a differenza dei laghi costieri, presentano una maggiore fluttuazione del livello delle acque, che è condizionato in alcuni casi anche dalle piogge. La morfologia costiera è in equilibrio dinamico con l’ambiente, le spiagge per esempio possono arretrare od avanzare a secondo del prevalere dei fenomeni erosivi o di deposizione. Un altro aspetto importante da considerare per spiegare l’attuale conformazione della costa sono gli eventi geomorfologici avvenuti nel passato. Molti laghi costieri, ad esempio, si sono originati alla fine dell’ultima glaciazione, quando il livello del mare risalendo occupò le basse pianure costiere e le zone di estuario. Lo scioglimento dei ghiacci alla fine dell’ultimo periodo glaciale ha determinato anche la formazione dei fiordi norvegesi, che sono valli glaciali e delle rias spagnole e sarde, strette insenature, costituite da antiche valli fluviali.