Secondo un nuovo studio commissionato dall’associazione ambientalista Oceana, se nei prossimi dieci anni le attività di pesca dell’UE saranno sostenibili e ben gestite, potrebbero contribuire ad aggiungere 4,9 miliardi di euro all’anno al prodotto interno lordo (PIL) dell’Europa e generare 92.000 nuovi posti di lavoro.
Fino ad ora il valore sociale ed economico del recupero della pesca non era stato calcolato in modo così esauriente. Lo studio rivela che il ripristino degli stock ittici a livelli sostenibili aumenterebbe:
– il valore degli sbarchi di pesce di 2,4 miliardi di euro all’anno (+ 56%),
– l’utile netto dei settori della pesca e della trasformazione di 965 milioni di euro all’anno,
– il PIL dell’UE di 4,9 miliardi di euro l’anno,
– opportunità di occupazione per 92.000 addetti.
I risultati evidenziano l’urgente necessità di forti cambiamenti politici di cui potrebbero finalmente beneficiare pesca, pescatori ed economie dell’UE.
La relazione sottolinea che, oltre ai settori della pesca e della trasformazione – che potrebbero generare oltre 33.800 nuovi posti di lavoro, la più ampia economia dell’UE vedrebbe il maggiore aumento dell’occupazione, con quasi 58.200 nuove opportunità di lavoro. Tra i Paesi dell’Unione Europea che trarrebbero il massimo vantaggio dall’aumento del PIL: Francia (+470 milioni di euro), Italia (+383 milioni di euro), Regno Unito (+367 milioni di euro), Spagna (+338 milioni di euro) e Danimarca (+291 milioni di euro).
Le sovvenzioni pubbliche all’industria della pesca (redditi diretti e sovvenzioni sul combustibile) attualmente ammontano ad almeno 935 milioni di euro all’anno. Lo studio stima che in uno scenario di recupero, dove gli stock ittici siano pescati in modo sostenibile, almeno 700 milioni di euro dei soldi dei contribuenti potrebbero essere risparmiati o reinvestiti.