Il conflitto non è nuovo e da secoli bagna le acque del Nord Atlantico! Questa zona di pesca (Zona Fao 27) rimane un’area altamente conflittuale. L’espressione “litigare come un pesce marcio” sembra assumere qui il suo pieno significato.
Sono ripresi ieri i negoziati tra Gran Bretagna e Unione Europea con la loro lunga litania e le questioni spinose che stanno infastidendo un po tutti. Tra i punti controversi c’è ovviamente il confine con l’Irlanda del Nord ed il diretto di pesca. Un tema caldo di scarso interesse per i cittadini europei a parte i lobbisti e le industrie della pesca.
Eppure i conflitti intorno alla pesca costituiscono un’epopea senza fine, un’attualità sempre rinnovata dal Medioevo e dall’avvento del Cristianesimo che prescrive di mangiare pesce e quindi richiede che questi arrivino in massa sulle tavole. Il problema è però abbastanza semplice: chi ha diritto di pescare e dove, soggetto radioattivo per eccellenza.
In questi conflitti sulla pesca non manca l’Islanda. Un piccolo paese che non esisteva nemmeno prima del IX secolo, indipendente e poi rapidamente colonizzato dalla Norvegia, a sua volta sconfitta dalla Danimarca che rimarrà sovrano nel paese fino alla seconda guerra mondiale.
Il problema: le acque intorno all’Islanda sono particolarmente ricche di pesce e Germania, Olanda e Gran Bretagna si sono sempre spinti verso Nord alla ricerca del Cod (merluzzo).
Ma l’Islanda ha messo sul tavolo i mezzi per difendere le sue risorse alieutiche abbastanza presto. Nel 2015 un decreto locale in vigore da quattro secoli è stato abolito dal parlamento islandese che aveva autorizzava la caccia alle balene da parte degli spagnoli.
Dopo l’uccisione di un marinaio inglese sull’isola nel 1532, risultato della rivalità di pesca dell’Inghilterra e della Lega Anseatica, fu interdetto agli inglesi la pesca nelle acque islandesi. Tale divieto duro’ fino al XIX secolo, quando ricomparvero con reti e barche nella regione del Merluzzo e con loro il ritorno dei guai.
I pescatori inglesi e tedeschi ritornarono nelle acque islandesi negli anni ’20, senza rispettare i confini marittimi nazionali. L’Islanda si è poi collocata nel cuore di una guerra: la guerra del merluzzo, iniziata nel 1958 quando ha esteso unilateralmente le sue acque territoriali non più a 3 ma a 12 miglia nautiche per proteggere la sua zona di pesca. .
il Nord Atlantico diventa cosi un campo di battaglia per il diritto di pesca.
Un diritto di pesca interpretato in modo divergente fino all’intervento degli Stati Uniti che temendo per lla loro base militare di Keflavik situata nel sud dell’Isola appoggio’ l’Islanda mettendo fine alla guerra del merluzzo.
Una guerra del merluzzo che i paesi dell’Unione Europea vorrebbero evitare di vedere in occasione della Brexit.