L’ ERV (encefalo-retinopatia virale) o necrosi nervosa virale è una importante patologia che colpisce i pesci sia selvatici che d’allevamento. Conosciuta da 40 anni soprattutto dagli allevatori in quanto causa di gravi perdite economiche .

Tale patologia è causata da un virus del genere Betanodavirus e della famiglia Nodaviridae, si tratta di un virus nudo ovvero un virus formato soltanto da capside ed acido nucleico costituito da un singolo filamento di RNA.

I sintomi dei pesci malati sono : nuoto erratico e scoordinato, anoressia,  ipermelanosi, congestione della testa, erosioni e ulcerazioni cutanee, cecità e aumento del volume della vescica natatoria. I sintomi sono causati dal danneggiamento delle cellule celebrali e retiniche da parte del betanodavirus che si replica nel tessuto nervoso.

Il virus attacca prevalentemente pesci allevati come spigola, orata, sarago, rombo, sogliola, ombrina ed ombrina boccadoro, corvina e ricciola, ma non risparmia pesci salvatici come triglia, cernia, cefalo, pagello, sardina, merluzzo. Altri pesci come i tordi, pesci pettini e pesci balestra possono risultare positivi al virus pur non presentando sintomi, probabilmente alcune specie sono più resistenti di altre. Sicuramente ad essere considerate altamente suscettibili al virus sono le cernie del genere Epinephelus.

La patologia è osservata anche in acqua dolce, le specie colpite sono l’anguilla, la tilapia, lo storione ed il persico.

La sintomatologia sembra apparire quando la temperatura dell’acqua raggiunge i 18°/20°, con manifestazioni dei sintomi più gravi quando la temperatura dell’acqua supera i 24°.

Le larve positive al virus sono caratterizzate da una elevata mortalità, sino al 100%, che diminuisce negli stadi giovanili al di sotto di un anno di età 20/30%.

Cernia bruna morta sul fondo del mare, che mostra erosioni della pinna probabilmente associate alla perdita del controllo del nuoto e ripetuti traumi contro le rocce. B e C ) Cernia bruna che mostra erosione della pelle della testa e opacità corneale D ) Iperemia del SNC nella stessa cernia di B e C.

L’infezione entra negli allevamenti con l’introduzione di soggetti portatori asintomatici, per contatto con pesci selvatici che si avvicinano agli allevamenti,… Il virus molto resistente passerebbe poi agli ospiti attraverso l’acqua. Alla diffusione del virus possono anche contribuire alcuni crostacei come ad esempio l’artemia salina.  

Un ruolo importante é giocato anche dai rotiferi, microrganismi presenti sia in acqua dolce che in mare. I rotiferi giocano un ruolo importante nella catena trofica, essendo componenti importante dello zooplancton con i copepodi.  Aiutano a  “ripulire” l’acqua nutrendosi di particelle organiche come alghe unicellulari e protozoi, oltre a essere da nutrimento per molti organismi, in particolare le larve. I rotiferi sono utilizzati come alimento negli allevamenti di stadi larvali di spigole ed orate. Proprio i rotiferi, se positivi al virus potrebbero essere veicolo verso gli ospiti. Da uno studio dell’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie è sufficiente un solo pasto di rotiferi contaminati artificialmente con Betanodavirus per scatenare un episodio clinico di malattia


L’ingestione da parte dell’uomo di carni positive al virus sembra essere priva di rischi (non provocherebbe zoonosi), comunque è sempre consigliato cuocere a lungo l’animale.

Come prevenire la malattia negli impianti d’acquacultura

Nella prevenzione della malattia gioca un ruolo importante l’attenzione all’introduzione di esemplari in salute e non positivi al virus. Lavaggio disinfezione, applicazione di periodi di quarantena,

Fonti: https://sief.it

Marcello Guadagnino

Web Editor : Marcello Guadagnino, biologo marino ed esperto di pesca professionale. Autore del Giornale dei Marinai

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