Il Pesce Mediterraneo nell’Antica Roma: Murene, Lusso e Tradizioni

Il Pesce Mediterraneo nell’Antica Roma: Murene, Lusso e Tradizioni

L‘Antica Roma aveva un rapporto molto stretto con il Mediterraneo, il Mare Nostrum, e con le ricchezze che esso offriva. Tra queste, il pesce occupava un posto speciale non solo come alimento, ma anche come simbolo di status e oggetto di curiosità culturale. Le murene, in particolare, rivestivano un ruolo peculiare, mescolando gastronomia, superstizione e spettacolo.

Le Murene: Lusso e Crudeltà

Le murene (Muraena helena) erano tra i pesci più apprezzati dai Romani, soprattutto per la loro carne prelibata. Le murene venivano spesso allevate in piscine artificiali, chiamate vivaria, costruite lungo le coste delle ville dei patrizi. Una delle storie più celebri riguarda il ricco senatore Quinto Ortensio, che allevava murene e arrivò persino a decorarle con gioielli d’oro, trattandole quasi come animali domestici.

Un altro aneddoto riguarda Vedio Pollione, un altro ricco patrizio famoso per la sua crudeltà. Si dice che Pollione gettasse gli schiavi disobbedienti nelle vasche delle murene come punizione. Questo episodio indignò persino l’imperatore Augusto, che condannò apertamente tale barbarie.

Pesce come Simbolo di Status

Il consumo di pesce fresco era un lusso riservato ai più ricchi. Le specie più pregiate includevano il dentice, il sarago e la spigola, considerati cibi degni dei banchetti più raffinati. Non era raro che i ricchi patrizi ordinassero pesce fresco trasportato dalle coste più lontane del Mediterraneo, utilizzando un complesso sistema di trasporto su ghiaccio.

Il Garum: L’Oro Liquido di Roma

Un aspetto fondamentale del rapporto dei Romani con il pesce era la produzione del garum, una salsa fermentata di interiora di pesce che veniva utilizzata per insaporire praticamente ogni piatto. Il garum era così prezioso che le sue varietà migliori, prodotte in luoghi come la Spagna e l’Africa settentrionale, potevano raggiungere prezzi altissimi. Era considerato un bene di lusso e spesso offerto in dono a personaggi influenti.

Pesce e Superstizione

Oltre al loro valore culinario, alcune specie di pesci avevano un significato simbolico o religioso. Le murene, ad esempio, erano associate alla dea Venere, mentre i Romani credevano che alcuni pesci avessero poteri curativi o protettivi. Il pesce remora, ad esempio, era ritenuto capace di fermare le navi, un mito che trovava riscontro nei racconti di Plinio il Vecchio.

Aneddoti e Curiosità

Uno degli episodi più curiosi riguarda l’imperatore Tiberio, che si dice fosse un grande appassionato di pesci esotici. In un’occasione, ordinò che un enorme pesce catturato vicino a Capri venisse portato vivo a Roma per essere ammirato. Un altro aneddoto riguarda Apicio, il famoso gastronomo romano, che spese una fortuna per organizzare un banchetto interamente dedicato ai frutti di mare, incluso il raro tonno rosso.

Per i Romani, il pesce mediterraneo era molto più di un alimento: rappresentava uno status symbol, un ingrediente essenziale della cucina e un soggetto di miti e leggende. Dalle murene alle pregiate salse di garum, il rapporto tra l’Antica Roma e il pesce rifletteva il gusto per il lusso e la complessità culturale di una civiltà che dominò il Mediterraneo per secoli.

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