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Il pesce d’allevamento : le fish farm e la sicurezza alimentare

L’allevamento risale a più di 5000 anni fa. In un bassorilievo della tomba di Aktihetep risalente al 2.500 a.C., è chiaramente riconoscibile un uomo che raccoglie tilapie (pesci d’acqua dolce) da uno stagno. Allo stesso periodo risalgono le origini della carpicoltura in Cina.

Per soddisfare la crescente domanda di pesce nel mondo, poiché i pesci d’allevamento sono generalmente più economici e più disponibili rispetto ai pesci selvatici, l’allevamento ittico produce ogni anno sempre più tonnellate di pesce.

Nel 2020, nonostante la produzione mondiale totale di cattura e acquacoltura abbia raggiunto il record di 214 milioni di tonnellate, la produzione effettiva di pesce è diminuita leggermente a 178 milioni di tonnellate, mentre la produzione di alghe ha fornito 36 milioni di tonnellate. Il rallentamento della crescita della produzione è stato principalmente causato da una diminuzione del 4,4% della produzione di pesca di cattura a causa di una diminuzione delle catture di specie ittiche pelagiche, in particolare acciughe, nonché dell’impatto dell’epidemia sulla pesca cinese e sull’ambiente.

Tuttavia, la diminuzione della produzione nel 2020 e 2021 è stata compensata dalla continua crescita della produzione acquicola globale, anche se a un ritmo più lento. I paesi asiatici rimangono i principali produttori di pesce, con una quota del 70% della produzione totale, seguiti dalle Americhe, Europa, Africa e Oceania. La Cina mantiene la posizione di primo produttore mondiale con una quota di mercato del 35%.

L’allevamento del pesce ha diversi vantaggi rispetto alla pesca in mare aperto. In primo luogo, l’allevamento del pesce consente un maggior controllo sulla qualità dell’ambiente in cui i pesci vengono coltivati. Ciò significa che l’allevatore può garantire che l’acqua sia pulita e che non ci siano sostanze nocive o inquinanti presenti nell’ambiente in cui vive il pesce.

Inoltre, l’allevamento del pesce consente di ridurre la pressione sulla pesca in mare aperto.

Tuttavia, l’allevamento ha anche alcuni svantaggi. In alcuni casi, i pesci d’allevamento possono essere più sensibili alle malattie e ai parassiti rispetto ai pesci selvatici. Inoltre, l’allevamento richiede l’uso di mangimi speciali, che possono essere costosi e talvolta contengono sostanze chimiche o antibiotici.

Per garantire che il pesce d’allevamento sia sano e nutriente, è importante scegliere pesci provenienti da allevamenti sostenibili e rispettosi dell’ambiente. L’allevamento del pesce dovrebbe essere condotto in modo responsabile, con un’attenzione particolare alla salute e al benessere dei pesci.

Inoltre, è importante considerare l’impatto ambientale dell’allevamento del pesce. Gli allevamenti dovrebbero essere situati in aree in cui l’acqua di scarico non danneggi l’ambiente circostante e dovrebbero utilizzare tecniche di allevamento sostenibili.

Il pesce d’allevamento è una fonte importante di proteine e nutrienti per molte persone in tutto il mondo. Tuttavia, è importante fare attenzione a scegliere pesci provenienti da allevamenti sostenibili e responsabili per garantire che il pesce d’allevamento sia sano e nutriente e che l’impatto ambientale dell’allevamento del pesce sia ridotto al minimo.

Allevamento intensivo

L’allevamento intensivo del pesce, noto anche come acquacoltura intensiva, è una pratica di produzione di pesce che si basa su un elevato livello di densità di popolazione in vasche. Questa pratica è stata adottata per soddisfare la crescente domanda di pesce in tutto il mondo, ma presenta anche alcuni rischi ambientali e di benessere animale.

In un allevamento intensivo, i pesci sono tenuti in spazi ristretti, spesso in acqua relativamente stagnante, e ricevono alimenti commerciali che possono contenere additivi artificiali, come coloranti e conservanti. Queste condizioni possono aumentare il rischio di malattie tra i pesci e l’accumulo di sostanze chimiche nell’acqua.

Inoltre, l’eccessiva densità di popolazione può portare a una maggiore concorrenza per il cibo e lo spazio, il che può causare stress e malnutrizione nei pesci. Ciò può portare a una maggiore suscettibilità alle malattie e ad un aumento della mortalità dei pesci.

L’allevamento intensivo può anche avere un impatto negativo sull’ambiente circostante. Gli escrementi dei pesci e il cibo non utilizzato possono accumularsi sul fondo dell’acqua, portando a un aumento della quantità di nutrienti nell’acqua e alla riduzione del contenuto di ossigeno. Questo può causare la morte di altri organismi acquatici e portare alla formazione di zone morte nell’acqua.

Tuttavia, l’allevamento intensivo del pesce può essere anche svolto in modo sostenibile e rispettoso dell’ambiente, adottando pratiche come l’uso di alimenti naturali e biologici e l’implementazione di un adeguato sistema di filtrazione dell’acqua per evitare l’accumulo di sostanze nocive.

Inoltre, è possibile adottare pratiche di allevamento che migliorano il benessere dei pesci, come fornire loro spazi adeguati e acqua di buona qualità e minimizzare l’uso di farmaci e sostanze chimiche.

Acquacoltura estensiva

L’allevamento estensivo, noto anche come acquacoltura estensiva, è una pratica di produzione che si basa sull’utilizzo di grandi spazi aperti. Questa pratica di allevamento del pesce viene utilizzata da secoli ed è considerata una delle forme più antiche di acquacoltura.

L’allevamento estensivo del pesce presenta numerosi vantaggi. In primo luogo, la pratica non richiede l’utilizzo di alimenti commerciali o di additivi artificiali, il che rende i prodotti finali più naturali e privi di sostanze nocive. Inoltre, i pesci hanno la possibilità di nuotare liberamente, il che riduce il rischio di malattie e di stress.

Inoltre, l’allevamento estensivo del pesce può avere un impatto positivo sull’ambiente. Infatti, i pesci allevati in questo modo possono contribuire alla riduzione della pesca eccessiva di specie selvatiche e alla conservazione delle risorse ittiche. Inoltre, l’acquacoltura estensiva può aiutare a ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura, poiché le specie di pesce allevate possono essere utilizzate come fonte di fertilizzante per le colture.

Tuttavia, l’allevamento estensivo del pesce presenta anche alcune limitazioni. Ad esempio, l’allevamento estensivo richiede grandi spazi aperti come fiumi, laghi o mare, il che può limitare la disponibilità di spazi adatti. Inoltre, l’allevamento estensivo del pesce può essere influenzato da fattori ambientali come le condizioni meteorologiche, la qualità dell’acqua e la presenza di predatori naturali.

Maricultura

Impianti offshore

L’allevamento di pesci, noto come maricoltura, può essere effettuata in impianti di gabbie galleggianti o in impianti costieri a terra. Questi ultimi possono essere di tipo estensivo, comunemente utilizzati in ambienti lagunari per la vallicoltura, o intensivo, organizzati in vasche con ricambio idrico forzato. A seconda della distanza dalla costa e dal grado di riparo fornito alle gabbie dalle onde e dal vento, gli impianti vengono classificati come offshore o inshore.

Gli impianti offshore sono situati al largo in acque profonde e soggetti a forti correnti, il che li rende più difficili da gestire e più costosi, ma presentano minori problemi di accumulo di inquinanti sul fondale o ombreggiamento delle fanerogame marine. Gli impianti inshore richiedono una valutazione attenta degli impatti ambientali prima dell’installazione e dipendono principalmente dalla profondità dell’acqua, dalle correnti e dai venti dominanti, dalla superficie delle gabbie, dalla distanza tra di esse e dalla quantità di mangime somministrata al pesce. Va anche considerato l’impatto sulla navigazione e sul turismo locale, ma uno dei problemi più controversi degli impianti in gabbie è la possibilità di fughe di pesce allevato e il conseguente rischio di riduzione della variabilità genetica delle popolazioni ittiche selvatiche, soprattutto se vengono allevate specie alloctone.

In Norvegia, le licenze per l’installazione degli impianti inshore prevedono il periodico spostamento dell’impianto per consentire al ambiente di ripristinare l’equilibrio ecologico iniziale. Le produzioni più importanti da gabbie galleggianti includono il salmone (in Norvegia, Scozia, Cile e Canada), le specie marine mediterranee come orata e spigola e le specie giapponesi. In Asia, l’allevamento in gabbie galleggianti viene anche utilizzato in laghi e fiumi d’acqua dolce per produrre, ad esempio, tilapia o pangasio.

Il pesce d’allevamento é sicuro ?

spigola
Spigole

Attualmente, il pesce di allevamento ha raggiunto standard qualitativi elevati e offre garanzie sia dal punto di vista organolettico che sanitario. Inoltre, il processo che va dalla produzione alla distribuzione è generalmente più rapido rispetto a quello del pesce pescato in mare, a causa di una filiera più corta e semplice.

Il pesce di allevamento è un prodotto che viene controllato lungo tutta la filiera, dalla nascita alla distribuzione, garantendo il rispetto delle normative vigenti. Inoltre, l’industria ittica si sta concentrando sulla riduzione della presenza di micro e nanoplastiche nei prodotti ittici allevati controllando le diete dell’acquacoltura e i mangimi.

È comune pensare che i pesci allevati siano pieni di antibiotici e ormoni, ma l’Unione Europea vieta l’uso di ormoni della crescita e richiede un periodo di sospensione per gli antibiotici, in modo da assicurare la loro eliminazione prima della macellazione. Inoltre, il pesce di allevamento è sottoposto a controlli veterinari ufficiali.

Secondo recenti controlli dei Servizi Veterinari delle Asl in Italia, il rischio di assumere antibiotici attraverso il cibo è inferiore all’1%. Grazie all’alimentazione controllata, il pesce di allevamento contiene in linea di massima meno contaminanti ambientali rispetto a quello pescato in mare. Inoltre, i mangimi per il pesce allevato sono sempre più sofisticati e contengono meno farine di pesce, rendendo anche l’alimentazione del pesce allevato meno impattante dal punto di vista ambientale.

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