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Il cambiamento climatico influenzerà negativamente le comunità planctoniche

  • Marcello Guadagnino
  • 18 Ottobre 2021
  • 2 commenti
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Le simulazioni suggeriscono che le interazioni tra le comunità di plancton (la miriade di microrganismi che abitano gli oceani e forniscono la maggior parte dell’ossigeno della Terra) saranno influenzate dai cambiamenti climatici in modi diversi, a seconda della loro posizione. 

Ai poli, le comunità di plancton saranno gravemente danneggiate a causa dell’aumento della temperatura . Nel frattempo, ai tropici soffriranno di un aumento della salinità e nelle zone temperate il plancton sarà ridotto da un ridotto flusso di nutrienti.

Tra il 2009 e il 2013, la goletta di ricerca Tara ha navigato in tutto il mondo e ha raccolto campioni di plancton da ogni oceano, una sorta di database mondiale del plancton. Le scoperte di questa spedizione sono state pubblicate nel 2015 in un numero speciale della rivista Science .

“Quella pubblicazione ha fornito un’istantanea di tutti i microrganismi negli oceani: le specie e la loro l’abbondanza. È stato uno dei più grandi progetti di sequenziamento genetico eseguiti fino ad oggi”, ha affermato Hugo Sarmento, professore presso il Dipartimento di idrobiologia dell’Università federale di São Carlos (UFSCar). 

“Tuttavia, quando abbiamo analizzato i dati, ci siamo resi conto che questi organismi dipendono l’uno dall’altro per sopravvivere e formare complessi assemblaggi microbici. Interagiscono in molti più modi di quanto immaginassimo e il cambiamento climatico avrà un impatto significativo su di loro».

Nell’ultimo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances , il professor Sarmento e colleghi hanno utilizzato strumenti statistici per analizzare i dati della spedizione di Tara e hanno ricostruito le reti di interazione tra i microrganismi. 

Sulla base di queste informazioni, insieme a fattori ambientali tra cui temperatura, disponibilità di nutrienti e salinità, gli scienziati hanno proiettato i potenziali effetti del cambiamento climatico sulle comunità.

“Abbiamo eseguito le simulazioni per diversi fattori di stress”, ha affermato il professor Sarmento. “Nella zona temperata, i cambiamenti nel regime dei nutrienti sembravano essere i più importanti, mentre nei tropici i principali fattori di stress per le reti di plancton erano la temperatura, anche se meno che ai poli, e la salinità”.

“Dato che i maggiori incrementi si verificheranno proprio nelle regioni polari, possiamo prevedere grandi cambiamenti nel funzionamento di queste comunità, con importanti conseguenze per l’equilibrio del sistema”.

Tali cambiamenti possono comportare una minore produzione di ossigeno e probabilmente influenzeranno la capacità degli oceani di catturare e immagazzinare il carbonio atmosferico. Inoltre, anche la biomassa del plancton, che è alla base della catena alimentare marina, sarà gravemente colpita, mettendo in pericolo una grande varietà di ecosistemi.

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Marcello Guadagnino

Marcello Guadagnino, biologo marino ed esperto di pesca professionale. Autore del Giornale dei Marinai

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2 commenti
  1. Antonio Magioncalda ha detto:
    19 Ottobre 2021 alle 8:44 am

    Si dice che siano i marinai a rovinare il porto. Penso siamo tutti concordi che la pesca professionistica indiscriminata (su cui non vedo sufficienti controlli da parte di chi dovrebbe E LO RITENGO INGIUSTO) e talvolta purtroppo anche quella dilettantistica cieca ed egoistica, porteranno in brevissimo tempo al crollo del sistema, con ricadute notevoli anche su chi vive nel commercio di tutto ciò che la concerne( dalle barche alle canne…). Ma se ce lo diciamo fra noi.. Perchè non vi fate portavoce di una raccolta di pareri che scrollino anche i politici? Grazie.

    Rispondi
    1. Marcello Guadagnino ha detto:
      19 Ottobre 2021 alle 9:45 am

      Purtroppo chi usufruisce di una risorsa a lungo termine la consuma, questo vale per tutto, ne é un esempio l’agricoltura, la silvicultura, la raccolta di metalli o minerali. La pesca naturalmente ha lo stesso modello di prelevamento, é inutile secondo me incolpare i pescatori per un motivo molto semplice, il pesce non lo mangiano loro ma noi, noi che ogni giorno andiamo al supermercato a fare la spesa. E siamo tanti, troppi, e la risorsa a volte non basta. Per cui la sola soluzione é quella di dare respiro a specie in sofferenza nei momenti più adatti. Cercare di non mangiare sempre le stesse specie ma di alternare e mangiare anche pesce povero o non conosciuto. I politici si sono mossi già da diverso tempo e, devo dire che qualcosa sta funzionando, un esempio ne è il piano di ripopolamento di tonno rosso attuato da 10 anni a questa parte da ICCAT. Oggi i tonni sembra stiano ritornando (con altri problemi per l’equilibrio dei mari ma questo é un altro problema difficile da gestire). Quindi avere una sostenibilità massima, deve essere cura di tutti e non solo di politici e pescatori. Grazie del suo commento, un cordiale saluto, Marcello.

      Rispondi

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