La legge n° 478 del 5/10/1999 “Regolamento di sicurezza per la navigazione da diporto“, pubblicata nella G.U. 295 -17/12/1999- e in vigore dall’1/1/200, prevede che le imbarcazioni da diporto (1° unità a motore di lunghezza f.t. superiori a metri 7.50, fino a metri 24.00; 2° a vela con o senza motore ausiliario e motovelieri di lunghezza f.t. superiori a metri 10.00, fino a metri 24.00), devono avere a bordo le tabelle di deviazione. Su questa disposizione sono sorte ragionate perplessità, compreso quelle nostre.
In ogni caso di una cosa siamo assolutamente certi: un’imbarcazione da diporto della lunghezza minima di metri 7,51 non ha la possibilità di essere stabile alla guida; e questo è un fatto assolutamente incontestabile. Le barche che spaziano nelle lunghezze basse della categoria imbarcazioni, hanno bussole con spazi di cinque in cinque gradi e quindi una rosa con circonferenza ridotta, che in un attimo, nonostante la massima attenzione, la linea di fede -marcata sulla parte fissa della bussola ed in solido legata alla direzione della prua della barca- segna una gradazione scartata in dritta o in sinistra della rotta. Stabilito questo, ci domandiamo che aiuto possa dare al timoniere una tabella di deviazione che riporti correzioni di qualche grado con bussole a gradazione coma sopra citato; è presto detto: nessuno.
Per produrre le tabelle di deviazione devono essere fatti i giri di bussola: le une e gli altri a cura dei periti abilitati e riconosciuti che, giustamente, vanno pagati. Il discorso andrebbe impostato sul vero e importante momento che è quello della corretta installazione della bussola e se, quest’ultima, ha bisogno di una compensazione; fattore di indubbia importanza che il comandante dell’unità deve valutare con severità perché in mare, la difesa della vita, è collettiva per quanti a bordo calcano il paiolato. Però va detto che oggi le case costruttrici di bussole pongono in commercio strumenti collaudati e garantiti. Inoltre per il loro fissaggio in barca i controlli che abilitano il mezzo, subiscono severi controlli quando lasciano il cantiere. Perciò una volta sicuri della corretta installazione a bordo e della precisione delle marcature della bussola, il “bravo” comandante, la sua “brava” tabella di deviazione, può farsela da sé; come diremo in seguito. I giri di bussola, sicuramente indispensabili per le navi in ferro militari e mercantili, riteniamo non siano altrettanto indispensabili per gli scafi in vetroresina che costituiscono la quasi totalità delle costruzioni nautiche in linea.
Per quanti non fossero in possesso del prezioso “Manuale Marinaro di Navigazione” del comandante Mario Cambi, ex ufficiale di rotta della Marina Militare che ha navigato in lungo e in largo anche sul naviglio da diporto, edito dalla casa editrice Vito Bianco Editore di Roma, dei tre metodi che Cambi suggerisce per il controllo della bussola, citiamo il più facile di tutti per redigere la tabella di deviazione. E cioè: – dal mare, in un punto dal quale si vedono due oggetti a terra e segnati sulla carta nautica, portarsi a vedere i due oggetti allineati e da quel punto mettere la prua sull’oggetto più lontano, tenendovi sopra quello più vicino. L’allineamento è molto valido per determinare gli errori della bussola. Se l’allineamento sulla carta -e su questo si naviga- è ad esempio di 270°, mentre la bussola segna 275°, significa che essa marca 5° in più e questo è l’errore globale. Cosicché, se si vuole andare per 270°, si deve tenere la bussola su 275°. Se invece la bussola marca 265° vuol dire che segna 5° in meno, quindi si deve agire di conseguenza. Prendendo nota dei vari controlli e riportando le differenze, si può costruire la tabella delle deviazioni con buona pace per i giri di bussola. E’ così difficile? Perché i nostri legislatori sono partiti a testa bassa imponendo un dictat che ha suscitato risentimenti e proteste? Chissà se lo sapremo mai!
Sono pienamente d’accordo, senza dimenticare l’esistenza a bordo ormai standard dei GPS.