7° puntata – LA FESTA– cadenza settimanale – autore Stefano Duranti
Così cominciammo a parlare e s’instaurò fin da subito un’ottima affinità. I miei propositi di andare via s’erano quindi completamente dissolti e il tempo passava senza che ce ne accorgessimo. La storia di Marisol era sicuramente particolare e anche tragica. La donna, dopo una delusione d’amore, aveva deciso di ritirarsi per sempre dentro quella nave, che ormai sentiva come la sua casa. In verità, non ve n’ho ancora parlato… se avevo deciso d’intraprendere quel viaggio, era stato anche a causa di una donna. In effetti, anche io, come Marisol e come molti altri, ero stato fortemente deluso da una relazione. Credevo che lei fosse la persona adatta a me e che nessuna cosa al mondo sarebbe riuscita a separarci. L’allontanamento era infine avvenuto e, dopo mesi di sofferenza, avevo deciso di dare una svolta alla mia vita, proprio attraverso quella traghettata verso la Cina.
Parlavano e parlavano, ma ancora non si era tolta la maschera. Da vicino però potevo scorgere i suoi occhi, scuri e penetranti. L’orchestra intanto continuava a suonare a tratti con lirismo, a tratti con allegria. Era terminata da pochissimo una sorta di pizzica, che ora s’attaccava subito con un delicato lento. Marisol m’invitò a ballare. Dissi che non ero per niente capace, ma insistette e così ci ritrovammo in mezzo alla sala. Era veramente una bella sensazione sentirla così vicina e poterle toccare lievemente i fianchi. Mi sentivo un po’ rigido, ma poi piano piano cominciai a sciogliermi e il nostro ballo divenne molto fluido. Di tanto in tanto ci sussurravamo qualcosa all’orecchio, anche se qualche parola andava persa, a causa della musica e del rumorio della folla.

Finita quella sessione di danza, tornammo a sedere sullo stesso divanetto a sorseggiare un po’ di champagne. Si stava facendo veramente tardi, eppure non la finivano di parlare e la stanchezza non voleva farsi sentire. A un certo punto arrivò la proposta: “Xavier, perché non vieni nella mia cabina?” Naturalmente accettai ed entrambi convenimmo che essendo quasi alba fosse meglio lasciare la festa, dove ancora c’erano centinaia di persone. Ce ne andammo quindi insieme e Marisol si muoveva in quella nave dimostrando di conoscerla come le sue tasche.
C’era un po’ di strada da fare prima di raggiungere la sua camera e passammo dal ponte. Era veramente desolato, senza delinquenti, senza prostitute e senza nessuno in quella sorta di punto informazioni. Evidentemente erano tutti al teatro, oppure oramai sulle proprie brande. Sentivo rumoreggiare i motori della nave, mentre le acque si muovevano al ronzio delle eliche.
Finalmente giungemmo. Non avevo capito bene la strada che avevamo percorso. Arrivammo in un lungo corridoio pieno di cabine dalle porte tutte uguali e, per mio stupore, la sua, come tutte le altre, non era numerata. Entrammo e mi trovai davanti una stanza molto più grande della mia, elegante e con bagno personale. Si respirava sempre quell’atmosfera di decaduto sfarzo, che rendeva questi ambienti così affascinanti. Insomma, possiamo dire si trattasse di una cabina di lusso. D’altra parte lei dentro la Gioconda ci abitava, non era strano dunque un trattamento diverso da quello verso i comuni passeggeri.

Accostato alla parete c’era un letto matrimoniale finemente decorato. Per terra era disposto un grande tappeto persiano rosso. A lato si scorgeva una console con uno specchio e sopra era appoggiato un vaso con una rosa Pierre de Ronsard. Marisol la prese e me l’appuntò sul taschino. “Adesso sei ancora più carino.”, disse.
Ci guardammo senza parole, oramai di quelle ne avevamo dette tante. Ora ci trovavamo lì e sicuramente non era per parlare. Si stava spandendo per la stanza una certa energia, un’atmosfera afrodisiaca che chiamava l’unione tra due corpi. L’accarezzai sul viso e feci per toglierle la maschera, ma lei mi fermò. “Toglimi tutto, ma non questa.”, affermò. Così la presi e cademmo sul letto, cominciando a levarci gl’indumenti. Marisol portava un intimo bordeaux molto sensuale. Si trattava di una donna attenta a tutti i dettagli. Un bacio tirava l’altro e non c’è bisogno che vi dica come andò a finire quella notte.
Ci ritrovammo abbracciati sul letto a sussurrarci parole dolci, a ringraziarci per i bei momenti passati. L’oblò della camera di Marisol era molto grande e da lì era possibile realmente perdere lo sguardo verso l’orizzonte e osservare il cielo in tutta la sua maestà. Contammo le stelle e individuammo le costellazioni. L’Orsa maggiore e minore erano evidenti. Infine ci addormentammo avvinghiati. Ormai era già quasi mattino.
Mi svegliai dopo qualche ora. Cercai Marisol prima con la mano e poi con lo sguardo, ma non la trovai. Al suo posto c’era un biglietto, su cui stava scritto: “Ho passato dei momenti stupendi con te, ma ricordami come se fossi stata solo un sogno.” Forse aveva ragione lei ed era meglio così. D’altra parte, dopo pochi giorni sarei arrivato a Shanghai e legarsi con una donna che viveva dentro una nave non era proprio il massimo, anche visto che, tra l’altro, faceva parte di un’altra dimensione e quindi, all’uscita dalla Gioconda, l’avrei persa comunque per sempre.
Lasciai dunque la sua meravigliosa cabina e mi ci volle un bel po’ per ritrovare la strada, anche perché ero assonato e anche annebbiato dall’alcool. Finalmente riuscii a ritrovare il ponte, unico punto da cui sapevo orientarmi. Ecco che ora si stava ripopolando. Si vedevano persone appoggiate al parapetto e s’ammirava qualcuno col suo travestimento, che ancora non era andato a dormire dopo la festa in teatro.
Anche io m’appoggiai alla balaustra e cominciai a contemplare quella bellissima rosa, simbolo della straordinaria notte di passione passata con una donna bellissima e unica. Quei momenti erano stati per me salubri, capaci di risvegliare dentro me un sentimento che sembrava sotterrato per sempre, dopo la fine della mia storia.
Ripensavo a Marisol e al suo volto mascherato. Forse aveva già deciso tutto e aveva usato quello stratagemma perché non potessi più rintracciarla. Per me sarebbe stato impossibile anche ritrovare la sua camera. Sì, era proprio così: non l’avrei più rivista, ma dentro me sarebbe per sempre rimasto vivo quel sogno vissuto con lei.

Gioconda, la Nave dei Sogni
Una storia onirica, che racconta un avventuroso viaggio per mare che inizia a Marsiglia e finisce a Shanghai, dove la realtà si confonde con la fantasia, con il protagonista Xavier che si ritrova in una nave magica, piena di sorprese, di misteri, con personalità originali ed eccentriche. È così che quella che dovrebbe essere una semplice traversata si trasforma in una crociera impensabile e visionaria, in un viaggio che diventa sinonimo di crescita caratteriale e spirituale.