6° puntata – LA FESTA– cadenza settimanale – autore Stefano Duranti Poccetti
Ci trovavamo ora nella zona bassa della nave e di fronte a noi s’ergeva un portone enorme. Due uscieri l’aprirono e mi lasciarono entrare, mentre l’ufficiale cominciava ad andarsene a passo rigido. Quale fu la mia meraviglia appena fui all’interno! Fino a quel momento ne avevo viste di sale grandi dentro il bastimento, ma mai come quella. Appariva di fronte a me un vero e proprio teatro all’italiana, con almeno cinque ordini di palchi. Le poltrone della platea erano state staccate per dare spazio alla festa. Sul soffitto, affrescato con un gigantesco dipinto, dove si rappresentavano il sole e la luna, c’era un grande lampadario cristallino illuminato a olio, cosa che conferiva alla sala un aspetto patinato e poetico. C’era naturalmente anche un vasto palcoscenico con disposta per l’occasione un’orchestra, che suonò un repertorio misto, fatto di ragtime, charleston, walzer, marce, tarantelle, gavotte e varia musica da ballo.
In quel teatro si muovevano fantasmagorici personaggi che, per mia sorpresa, erano tutti mascherati, tantoché pareva un vero e proprio carnevale. Magari v’erano anche persone da me conosciute nella Gioconda, che però adesso divenivano irriconoscibili. Vi era ogni genere di travestimento. Ho visto molti con maschere della Commedia dell’Arte: vari Arlecchini, Pulcinella, Colombine. Mi è sembrato anche di notare un Dottor Balanzone. C’era un Pierrot, che si divertiva a guardare la luna dipinta sul plafond. C’erano vari moschettieri: Athos, Porthos, Aramis e naturalmente D’Artagnan. Tra loro ho notato anche un Cyrano, che a volte tirava fuori la spada, spaventando col suo nasone e il suo pennacchio. Mi è sembrato poi di riconoscere un Marcel Marceau e anche un Lindsay Kemp. Forse c’era anche un Rugantino. Non poteva mancare il pirata dei pirati, con le pistole e le micce in testa: l’intramontabile Barba Nera – sarà stato lui in persona? Insomma, era un vero trionfo di maschere e di colori, un grande carro di Tespi venuto ad allietare con la sua Arte. Ricordo anche di danze frenetiche, in cui fui trasportato. Coi ballerini e le ballerine mi sono fatto condurre in un vortice irrefrenabile di giravolte e piroette. Sul palco, nell’aerea lasciata vuota dall’orchestra, si esibivano altri danzatori e danzatrici, ballando qualche gioioso cancan e mostrando la loro incredibile abilità, sia nella danza classica che moderna e contemporanea.

Arrivarono anche gli Artisti del circo, con clown che camminavano sugli alti trampoli e pagliacci che sbalordivano con giochi di prestigio, tirando fuori dal proprio cilindro ogni cosa immaginabile e inimmaginabile, facendo roteare decine di palle tra le mani senza lasciarle mai cadere. Fu il turno poi dei mangiatori di fuoco, che diedero prova della loro capacità emanando delle fiamme così potenti da quasi sfiorare la lumiera. Infine, cosa che inizialmente mi spaventò, si videro giungere addirittura gli addestratori di animali, con leoni e tigri, che erano lasciate muoversi tranquillamente tra la folla. Erano così mansuete che si lasciavano accarezzare da chicchessia e tutti sembravano a proprio agio in quella situazione.
In mezzo al pubblico giravano camerieri in frac che offrivano stuzzichini e champagne dai loro vassoi argentati, girando tra la folla con grande professionalità e maestria, mantenendo un passo costante e sicuro per tutta la festa.
Continuavo a essere stupefatto da tutto questo. Dopo avere ballato in mezzo alla sala, mi sono messo seduto in un divanetto, ammirando le cose straordinarie che accadevano, mentre mi chiedevo continuamente come fosse possibile un così grande teatro dentro quella nave e come fosse possibile che fino a quel momento non mi ci fossi imbattuto.
L’orchestra intanto continuava a suonare senza sosta e cominciai a servirmi dai vassoi dei camerieri, che con grande garbo e smisurati sorrisi mi offrivano generosamente panini, pizzette, tartine, accompagnati da bevande di prim’ordine e sicuramente di ottime annate, conservate con ogni probabilità da secoli in qualche cantina della nave.
Il fumo si faceva sentire nell’aria: aromi di sigaretta, pipe e sigari si mescolavano, in quella dimensione dove si poteva fumare tranquillamente al chiuso, cosa a cui ormai mi ero abituato. Anche io mi accesi uno dei sigari italiani e mi stesi rilassato sul divanetto. Cominciavo a essere stanco e pensavo che sarei tornato nella cabina da lì a poco, sempre se l’avessi ritrovata, dal momento che non ricordavo bene la strada percorsa con l’ufficiale. Bere qualche bicchiere inoltre mi rendeva appannato, quindi quella ricerca mi pareva quasi impossibile, dal momento che, come detto, nella Gioconda non esistevano indicazioni e i corridoi e le gallerie parevano tutti uguali.

L’unico modo sarebbe stato forse chiedere come arrivare al ponte e da lì sarei stato in grado di orientarmi. Feci così per alzarmi, deciso ad andarmene, ma, proprio allora, mi accorsi che accanto a me, sullo stesso sofà, s’era seduta una donna. Sembrava veramente attraente, anche se non potevo riconoscerne il volto, dato che portava una maschera da cerbiatta – si sarà capito che io fossi l’unico non mascherato là dentro. Portava un elegante vestito rosso intenso che le arrivava alle ginocchia, perfettamente abbinato alle scarpe, dello stesso colore. Si trattava di tacchi alti e molto sensuali. Potevo notare le affascinanti gambe lunghe e la carnagione piuttosto scura e suadente. Potevo intravedere delle forme decisamente ben fatte e prorompenti. La donna stava fumando un cigarillos e notai che le sue mani erano splendidamente curate e femminili, come del resto lo era in generale il suo atteggiamento, che sapeva di donna sicura e seduttrice. Non potevo vedere il volto, ma potevo ammirare i suoi lunghi capelli corvini che le scendevano lungo il delicato collo, che poteva benissimo essere stato dipinto da Modigliani.
Mi ero alzato, ma sorpreso da questa straordinaria visione mi rimisi a sedere a contemplare quello spettacolo della natura. Dopo un po’ che a tratti la stavo fissando, la donna si rese conto del mio sguardo diretto su di lei. Mi guardò e sorrise, esibendo la sua bella bocca incorniciata da tenere e prosperose labbra. Presi coraggio e mi avvicinai. “Piacere, mi chiamo Xavier.”, proferii. “Marisol, molto lieta.”, replicò con garbo e voce brillante nell’allungare la mano.

Gioconda, la Nave dei Sogni
Una storia onirica, che racconta un avventuroso viaggio per mare che inizia a Marsiglia e finisce a Shanghai, dove la realtà si confonde con la fantasia, con il protagonista Xavier che si ritrova in una nave magica, piena di sorprese, di misteri, con personalità originali ed eccentriche. È così che quella che dovrebbe essere una semplice traversata si trasforma in una crociera impensabile e visionaria, in un viaggio che diventa sinonimo di crescita caratteriale e spirituale.