Dovremmo fidarci del pesce d’allevamento? per tanto tempo i più esigenti lo hanno evitato. Sembra che adesso le cose siano cambiate.
In un momento critico per la pesca a livello mondiale a causa del drastico ed incontrovertibile impoverimento delle risorse ittiche dei nostri mari, il pesce d’allevamento pare l’unica possibile alternativa per l’approvvigionamento di proteine animali di gran pregio, oltre a quei grassi cosiddetti “buoni”, tanto importanti al sistema cardiovascolare. Un pesce su due esposto sulle bancarelle proviene da allevanti siano essi estensivi che intensivi. Trote, orate, spigole e persino sogliole sono tra i prodotti più allevati in acquacoltura. Gli Italiani sembrano cominciare ad apprezzalo e a comprarlo sempre più spesso. Costi più bassi e solitamente una catena corta; Il pesce una volta pescato dalle vasche a terra o prelevato dalle gabbie viene prontamente stoccato e trasportato dai distributori. Spesso in meno di 12 ore il prodotto è già disponibile sul mercato.
Oggi sono diverse le aziende produttrici di pesce proveniente da bacini d’acqua dolce o dalla maricultura. E gli italiani apprezzano! Secondo i dati riportati dallo STECF, ovvero il comitato per la pesca della Commissione Europea, la produzione Italiana di prodotti d’acquacoltura aumenta ogni anno. Il pesce d’acquacoltura quindi fa bene a tutti: innanzitutto viene prodotto pesce sano e controllato, si creano posti di lavoro, serve all’economia del nostro paese ma soprattutto fa bene alle nostre tasche visto il prezzo abbordabile per il 90% dei prodotti.