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Caccia alle balene: il Giappone ne uccide 333 per “ricerca”

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Una flotta di 4 navi e’ tornata in Giappone dopo aver ucciso ben 333 balene in Antartide sempre con la solita scusa delle ricerca scientifica.

La quota di 333 belane e’ esattamente un terzo delle catture totali ammissibili che ha a disposizione il Giappone nell’ambito del programma promosso dall’ICR (Istituto giapponese per la Ricerca sui Cetacei) consente l’uccisione a scopo scientifico.
Anche se nel 2014 la Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU aveva imposto imposto il blocco della caccia alle balene, il Giappone dopo aver fermato la caccia per un breve periodo ha richiesto un nuovo piano ed ha ripreso la caccia nel 2015. Negli ultimi 12 anni sono più’ di 4000 le balene uccise e tra queste sono diverse le femmine gravide catturate. Sembra infatti che delle 333 balene ben 207 portavano in grembo un cucciolo.

Dal canto loro i Giapponesi continuano a giustificarsi con la scusa che la popolazione delle balenottere minori rimane stabile in numero di esemplari e che la caccia serve a “conoscere meglio le rotte migratorie dei cetacei”.

La carne di balena e’ comunque ancora venduta nei ristoranti giapponesi motivo per cui i politici nipponici cercheranno di avere il sostegno per poter aumentare il numero in futuro il numero di esemplari cacciabili.

Una follia diciamo noi, come lo e’ anche tutta la storia del resto. Immettere sul mercato carne di balena etichettata come caccia a scopo scientifico, che di scientifico non ha nulla. Soltanto avidità’.

caccia alle balene giappone

La caccia alle balene nella storia

Già nel XII secolo i Giapponesi intrapresero questa tecnica di pesca utilizzando gli arpioni a mano ma in epoche piu’ remte le balene erano state mezzo di sostentamento per diversi altri popoli. Nel XVII secolo poi le strategie cambiarono e i cetacei venivano cacciati grazie ad apposite imbarcazioni che circondavano i memmiferi e cercando di farli spiaggiare. La balena veniva poi cosi utilizzata per produrre olio, sapone, fertilizzande e carne essicata.

Fu Juro Oka che nel periodo Meiji introdusse le baleniere a motore dopo un viaggio in Norvegia per carpire i segreti sulla cacia a questi cetacei. Nacque cosi nel 1899 la Nihon Enyo Gyogyo KK, la prima vera compagnia dedita alla sola caccia delle balene.Le baleniere cacciavano in tutto il territorio cercando di espandersi anche verso la Corea. Gia’ nei primi del 1900 si comincio’ a valutare gli effetti di questa pesca e nel 1932 venne firmata una convenzione per la regolamentazione della caccia alle balene. Tale convenzione fu totalmente ignorata da Giappone e Germania. La caccia continuo’ nel tempo anche se negli anni furono diversi gli accordi per cercare di mettere un freno a questa barbaria. La caccia alle balene riprendo in maniera ancora piu’ terribile nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale quando nacque la Kyodo Senpaku Co. Ltd (Sempre la stessa compagnia ma ampliata per catturate sempre più balene). A seguito della moratoria sulla caccia alla balena il Giappone creo’ ad HOC i programmi di ricerca scientifica nel Nord Pacifico e in Antartide cercando di dimostrare (invano) che la caccia scientifica potesse essere a supporto delle comunità scientifica. E, ad oggi sembra che nessuno li possa fermare.

Fonte di cibo per diversi popoli

La caccia alle balene è una pratica antica che ha radici che risalgono a molti secoli fa. In passato, la caccia alle balene era una fonte vitale di cibo, olio e altre risorse, e in molte culture era considerata una pratica tradizionale e necessaria. Tuttavia, con l’aumento della popolazione umana e lo sviluppo delle tecnologie, la caccia alle balene è diventata una minaccia per la sopravvivenza di molte specie.

Oggi, la caccia alle balene è diventata un tema altamente controverso. Molti paesi, tra cui Stati Uniti, Australia e molti paesi europei, hanno vietato completamente la caccia alle balene, mentre altri paesi come Giappone, Islanda e Norvegia continuano a cacciare questi animali per scopi commerciali o “scientifici”. In questo articolo, esploreremo la storia della caccia alle balene, le ragioni per cui alcune nazioni continuano a praticarla e gli sforzi per proteggere queste creature magnifiche.

Storia della caccia alle balene

La caccia alle balene ha radici che risalgono a molte centinaia di anni fa. In passato, le balene erano cacciate per la loro carne, il loro olio e le loro ossa. In molte culture, la caccia alle balene era considerata una pratica tradizionale e necessaria. Ad esempio, i popoli indigeni della Groenlandia e dell’Alaska hanno cacciato le balene per migliaia di anni.

Tuttavia, a partire dal XVII secolo, la caccia alle balene è diventata una pratica commerciale. Gli olandesi furono i primi a cacciare le balene per scopi commerciali, e in seguito la pratica si diffuse in tutto il mondo. Nel XIX secolo, la caccia alle balene raggiunse il suo apice, quando furono uccise centinaia di migliaia di balene ogni anno. La caccia alle balene ha continuato a essere una pratica commerciale fino alla fine del XX secolo, quando molte nazioni hanno iniziato a vietarla.

Caccia alle balene oggi

Oggi, la caccia alle balene è diventata un tema altamente controverso. Alcuni paesi come Giappone, Islanda e Norvegia continuano a cacciare le balene per scopi commerciali o scientifici, nonostante le proteste e le pressioni internazionali. In particolare, il Giappone afferma che la caccia alle balene è necessaria per la ricerca scientifica, ma molti scienziati sostengono che i dati raccolti dalla caccia alle balene non sono essenziali per la ricerca.

Le nazioni che praticano la caccia alle balene sostengono che è una pratica sostenibile e che non mette a rischio la sopravvivenza di questi mammiferi marini. Tuttavia, molte organizzazioni ambientaliste e animaliste contestano questa affermazione, sostenendo che la caccia alle balene continua a minacciare la sopravvivenza di molte specie di cetacei e che l’attività è crudele e inutile.

Molti sforzi sono stati fatti per proteggere le balene e ridurre la caccia. Nel 1982, la Commissione Internazionale per la Caccia alle Balene (IWC) ha adottato una moratoria sulla caccia alle balene commerciali. Questa moratoria ha ridotto notevolmente il numero di balene uccise ogni anno, ma non ha impedito del tutto la caccia alle balene.

Altri sforzi per proteggere le balene includono la creazione di aree marine protette e la promozione del turismo di osservazione delle balene. Quest’ultimo è diventato una fonte di reddito per molte comunità costiere e ha dimostrato che le balene possono essere un’attrazione turistica molto popolare.

L’impatto della caccia alle balene sull’ecosistema marino è stato ampiamente discusso. Le balene svolgono un ruolo importante nell’ecosistema marino, poiché nutrono di krill e altri organismi planctonici e contribuiscono al ciclo dei nutrienti nell’oceano. La caccia alle balene ha un impatto negativo su questi processi e può avere conseguenze imprevedibili per l’ecosistema marino nel suo complesso.

La caccia alle balene rappresenta una sfida importante per la comunità internazionale, che deve trovare un equilibrio tra le esigenze dei popoli che dipendono dalla caccia alle balene per la loro sopravvivenza e la necessità di proteggere queste creature dall’estinzione. La sensibilizzazione sul tema della caccia alle balene e la promozione di alternative sostenibili sono fondamentali per la protezione delle balene e dell’ecosistema marino nel suo complesso.

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