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  • Ultima modifica dell'articolo:21 Agosto 2022

Una flotta di 4 navi e’ tornata in Giappone dopo aver ucciso ben 333 balene in Antartide sempre con la solita scusa delle ricerca scientifica.

La quota di 333 belane e’ esattamente un terzo delle catture totali ammissibili che ha a disposizione il Giappone nell’ambito del programma promosso dall’ICR (Istituto giapponese per la Ricerca sui Cetacei) consente l’uccisione a scopo scientifico.
Anche se nel 2014 la Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU aveva imposto imposto il blocco della caccia alle balene, il Giappone dopo aver fermato la caccia per un breve periodo ha richiesto un nuovo piano ed ha ripreso la caccia nel 2015. Negli ultimi 12 anni sono più’ di 4000 le balene uccise e tra queste sono diverse le femmine gravide catturate. Sembra infatti che delle 333 balene ben 207 portavano in grembo un cucciolo.
Dal canto loro i Giapponesi continuano a giustificarsi con la scusa che la popolazione delle balenottere minori rimane stabile in numero di esemplari e che la caccia serve a “conoscere meglio le rotte migratorie dei cetacei”.

La carne di balena e’ comunque ancora venduta nei ristoranti giapponesi motivo per cui i politici nipponici cercheranno di avere il sostegno per poter aumentare il numero in futuro il numero di esemplari cacciabili.
Una follia diciamo noi, come lo e’ anche tutta la storia del resto. Immettere sul mercato carne di balena etichettata come caccia a scopo scientifico, che di scientifico non ha nulla. Soltanto avidità’.

caccia alle balene giappone

La caccia alle balene nella storia

Già nel XII secolo i Giapponesi intrapresero questa tecnica di pesca utilizzando gli arpioni a mano ma in epoche piu’ remte le balene erano state mezzo di sostentamento per diversi altri popoli. Nel XVII secolo poi le strategie cambiarono e i cetacei venivano cacciati grazie ad apposite imbarcazioni che circondavano i memmiferi e cercando di farli spiaggiare. La balena veniva poi cosi utilizzata per produrre olio, sapone, fertilizzande e carne essicata.

Fu Juro Oka che nel periodo Meiji introdusse le baleniere a motore dopo un viaggio in Norvegia per carpire i segreti sulla cacia a questi cetacei. Nacque cosi nel 1899 la Nihon Enyo Gyogyo KK, la prima vera compagnia dedita alla sola caccia delle balene.Le baleniere cacciavano in tutto il territorio cercando di espandersi anche verso la Corea. Gia’ nei primi del 1900 si comincio’ a valutare gli effetti di questa pesca e nel 1932 venne firmata una convenzione per la regolamentazione della caccia alle balene. Tale convenzione fu totalmente ignorata da Giappone e Germania. La caccia continuo’ nel tempo anche se negli anni furono diversi gli accordi per cercare di mettere un freno a questa barbaria. La caccia alle balene riprendo in maniera ancora piu’ terribile nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale quando nacque la Kyodo Senpaku Co. Ltd (Sempre la stessa compagnia ma ampliata per catturate sempre più balene). A seguito della moratoria sulla caccia alla balena il Giappone creo’ ad HOC i programmi di ricerca scientifica nel Nord Pacifico e in Antartide cercando di dimostrare (invano) che la caccia scientifica potesse essere a supporto delle comunità scientifica. E, ad oggi sembra che nessuno li possa fermare.

Marcello Guadagnino

Web Editor : Marcello Guadagnino, biologo marino ed esperto di pesca professionale. Autore del Giornale dei Marinai

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