La deforestazione sta indebolendo gli stock ittici.
La riduzione della vegetazione potrebbe creare instabilità nelle catene alimentari.
Maltrattando le foreste, con il tempo, i danni collaterali potrebbero infierire nei sistemi acquatici rendendo le popolazioni ittiche deboli e fragili.
A stabilire queste connessioni dannose tra deforestazioni e ambienti acquatici sono stati i ricercatori dell’Università di Cambridge, studiando il corso d’acqua del Daisy Lake, nell’Ontario. Questo corso d’acqua è stato scelto proprio perché ha sofferto di un disastro ecologico cominciato a metà del 1900 a causa di una moltitudine di industrie di fusione del nichel che hanno distrutto la vegetazione che cresceva ai bordi del fiume. Oggi, pian piano, gli alberi stanno ricrescendo ma la vegetazione è ancora frammentaria.
I ricercatori hanno analizzato alcuni avannotti di pesce persico sia dalle zone più impattate, che in quelle meno impattate. Il pesce presente dove la vegetazione era più forte, era morfologicamente più grande e più in salute, invece il pesce campionato in zone dove la vegetazione era meno in salute, aveva delle caratteristiche particolari: era più piccolo e quindi con meno possibilità di sopravvivere ai predatori e di riprodursi.
Andrew Tanentzap dell’Università di Cambrige dice che sicuramente nelle zone dove il fiume trasporta più materia organica, vi è un benessere nella vita batterica che si tramuta in cibo per lo zooplancton per dare cosi una spinta nutrizionale ai pesci.
Più nutrienti = più batteri = più zooplancton = più pesci
Con questa equazione Tanentzap ha presentato il risultati del suo progetto che porterà ad avere dei riscontri nella lotta alle deforestazioni.
Se la deforestazione continuerà in maniera scellerata ci dobbiamo aspettare degli impatti anche sulla catena alimentare umana.