Il celacanto, soprannominato il fossile vivente è divenuto anch’esso vittima della plastica. Sopravvissuti anche alle piu’ grandi estinzioni, oggi questi pesci devono fare i conti con i rifiuti plastici che ogni giorno raggiungono il fondo del mare, anche là dove non arriva la luce e dove potrebbero vivere ancora tante specie sconosciute. Clicca qui per conoscere il celacanto.
La foto non è nuova ma è stata rilanciata in questi giorni da diverse testate e blog. Si tratta un esemplare di celacanto con il ventre aperto dove si vede bene che il pesce aveva ingerito plastica prima di essere stato pescato. E, non sarebbe la prima volta che materie plastiche siano state ritrovate all’interno dell’apparato digerente di questi pesci preistorici ma ancora presenti nelle acque delle isole Comore, in Sulawesi, in Tanzania, in Monzambico , in Madagascar ed in Kenia.
Coelacanth swim at a depth of up to 700m around the entrances to caves- they survived extinction for thousands of years – plastic has been in existence for about 90 years. This coelacanth was recovered from the ocean in Indonesia – it had eaten a crisp packet and that killed it. pic.twitter.com/YzqVQEumz5
— Lillys Plastic Pickup (@lillyspickup) 7 gennaio 2019
Sembra non sia solo la plastica a cercare di frenare cio’ che milioni di anni di evoluzione non hanno cambiato. Alcuni studi scientifici mostrano concentrazioni altissime di para-diclorodifeniltricloroetano meglio conosciuto come DDT nei tessuti del celacanto. Sembra che la molecola utilizzata per proteggere i raccolti nei paesi dell’Africa del centrale e del sud riescano a viaggiare sino all’oceano indiano entrando nella catena alimentare.