Si è riunito a Roma, presso la sede della Fao, il gruppo di lavoro sui prodotti della pesca del sindacato internazionale IUF.
Tra i partecipanti, i sindacati di molti paesi europei, africani e asiatici. La riunione ha fatto il punto sulla situazione mondiale della filiera, sui principali casi di violazione dei diritti umani, sulle azioni future da intraprendere.
Per lo IUF c’erano James Ritchie, assistente del Segretario Generale e Kirill Buketov. Per l’Effat, Estelle Brentnall, responsabile settore alimentare del sindacato europeo. Per il dipartimento pesca della Fao hanno assistito alla riunione: il vice-direttore Audun Lem, insieme a Felix Martin (pesca continentale), Uwe Burg (acquacoltura), Mariaeleonora D’Andrea (protezione sociale e lavoro decente); presente anche l’esperto di diritto internazionale Amir Marashi. Per la Uilapesca c’era il segretario nazionale Fabrizio De Pascale (che è anche coordinatore del gruppo congiunto Effat-Etf sui prodotti della pesca).
La Fao ha ospitato la riunione, offrendo assistenza tecnica e informazioni sul settore pesca, i cui addetti sono 60 milioni nel mondo, di cui 19,3 milioni nell’acquacoltura ma, considerando i settori trasformazione e distribuzione, i lavoratori della filiera salgono a oltre 200 milioni. La catena di valore generata ammonta complessivamente a 820 miliardi di dollari, di cui 100 miliardi nella pesca, 98 nell’acquacoltura e 270 nella trasformazione. Dati però che risalgono al 2008, mentre stime più recenti indicano in oltre 800 milioni le persone nel mondo che dipendono dalla filiera pesca. In questo universo, lo sfruttamento del lavoro e la violazione dei diritti delle persone sono fenomeni molto diffusi in tutti i comparti della filiera e in diverse parti del mondo.
“La pesca è un settore dove c’è ancora molto da fare per affermare il diritto a un lavoro decente per tutti” ha dichiarato De Pascale “in molti paesi la sindacalizzazione dei lavoratori è debole e i sindacati hanno una scarsa capacità d’azione, sia nei confronti delle aziende che delle istituzioni pubbliche. Anche a livello internazionale, la voce dei pescatori non viene ascoltata né in Europa né nell’ambito delle organizzazioni internazionali che si occupano di pesca. Per il sindacato internazionale, quindi, il lavoro da fare è tanto e la disponibilità della Fao ad ospitare le nostre istanze è sicuramente un passo positivo e un’esortazione ad andare avanti”.