El Niño si sta preparando ad esplodere. Nel 2015 l’evento sarà da record. Ma cosa accadrà dopo? E soprattutto perchè El Niño preoccupa?
Il NOAA (Oceanic and Atmospheric Administration) e la NASA hanno confermato che il prossimo dicembre si vedrà un evento più prepotente di quello avvenuto nel 1997-1998. Il fenomeno El Niño si sta rafforzando e le preoccupazioni dei popoli del Pacifico aumentano.

Anche se le valutazioni pre-Niño a volte possono essere inesatte, quest’anno è fuori di dubbio che il fenomeno possa passare senza lasciare strascichi. In questo mese di ottobre le anomalie in altezza del livello del mare e il contenuto di calore immagazzinato nello strato superficiale sono grandi o addirittura più grandi del Niño, fin ora record, del 1997.
In tutto il mondo, l’incombente minaccia di El Niño potrebbe causare la morte milioni persone per fame a causa dei danni apportati alla produzione agricola e alla mancanza di acqua per siccità in molte regioni del globo.
Già adesso la siccità lungo la costa orientale dell’Africa ha lasciato milioni di persone senza cibo. In Etiopia, le piogge scarse hanno costretto circa 4,5 milioni di residenti a chiedere aiuti alimentari, mentre in Malawi, dapprima le inondazioni e poi la siccità hanno tagliato il raccolto di granturco da più di un quarto, minacciando la vita di due e tre milioni. La siccità ha ridotto raccolto di mais dello Zimbabwe da più di un terzo, con la minaccia di fame per circa 1,5 milioni.
“Nel corso dei prossimi mesi El Niño raggiungerà la massima forza”, dice il rapporto di Oxfam (Oxfam è una delle più importanti confederazioni internazionali nel mondo specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo, composta da 17 organizzazioni di Paesi diversi che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 paesi per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia)
El Niño: la lotta delle correnti
Ogni anno, in dicembre, una debole corrente di acqua calda si diffonde nell’oceano Pacifico meridionale verso la costa dell’Ecuador e la regione settentrionale del Perù, sopra la fredda e profonda corrente settentrionale peruviana conosciuta anche come corrente di Humbolt. I pescatori la chiamano El Niño che in spagnolo significa ilo bambino riferito al Bambin Gesù perchè arriva proprio nel periodo di Natale. Ogni tre o quattro anni in tutta la zona centro-orientale dell’Oceano Pacifico l’acqua subisce un riscaldamento molto più intenso e diffuso del solito che copre un periodo di 14-18 mesi e ha conseguenze talmente ampie sulle condizioni atmosferiche mondiali che con il nome El Niño si indica il fenomeno più importante in scala mondiale.
Le cause del Niño sono provocate dalla presenza di 2 tipi di onde (onde di Kelvin e onde di Rossby), che sono dirette in senso opposto le une rispetto alle altre. Le onde di Kelvin, più veloci, sono dirette verso est; le onde di Rossby sono, invece, più lente e dirette verso ovest. Ciò genera nel Pacifico un accumulo di acqua sulle coste sudamericane, che risulta in un sollevamento del livello dell’acqua di quasi 1 m. Quando, a fine dicembre, i venti diretti da est ad ovest (gli alisei) si indeboliscono o addirittura si invertono, se si assiste anche alla Southern Oscillation, ossia ad una variazione della pressione atmosferica tra l’Australia e il Pacifico, l’energia accumulata sulle coste orientali del Pacifico viene rilasciata verso ovest. Ciò provoca, quindi, forti piogge e un abbassamento delle temperature sulle coste sudamericane del Pacifico e siccità e un innalzamento delle temperature sulle coste occidentali del Pacifico (Indonesia,Asia sud-orientale). Dall’analisi delle velocità delle onde di Kelvin e di Rossby, si calcola il tempo impiegato per ristabilire la situazione normale, che è pari circa a 12-18 mesi. Da Wikipedia.
In dicembre, l’alta pressione nel pacifico sud-orientale si associa a correnti d’aria discendenti, mentre la bassa pressione sull’Indonesia a correnti di aria ascensionale. Quando si verifica El Niño la situazione si capovolge. La pressione dell’aria del Pacifico sud-orientale subisce un abbassamento, per la formazione di correnti ascensionali, mentre sull’Indonesia e sull’Australia la pressione aumenta. El Niño fa parte di un grande fenomeno di alternanza della circolazione atmosferica ed oceanica, i cui effetti vengono vennero osservati per la prima volta nel 1920 da Sir Gilbert Walker, e che per questo prende anche il nome di “Circolazione Walker” od oscillazione Meridionale. Nell’oceano Pacifico i venti Alisei nord e sud orientali convergono insieme lungo la fascia equatoriale. I venti di questa zona soffiano ad ovest, trascinando con se le acque superficiali dell’oceano, che hanno temperature notevolmente più calde di quelle degli strati profondi. Di conseguenza si verifica un aumento del livello del mare nel Pacifico Occidentale pari a 30-70 cm ed un uguale abbassamento nel pacifico orientale. Questo permette all’acqua fredda degli strati più profondi di emergere lungo le coste dell’america Meridionale.
Ricche di sostanze nutrienti e plancton, le acque fredde della corrente del Perù raccolgono un gran numero di specie ittiche tra cui le alici che hanno un ruolo importante nell’industria ittica del Perù. Durante El Niño invece avviene l’estatto contrario, la direzione dei venti equatoriali di levante si inverte, soffiando da ponente, contribuendo a spingere questa corrente d’acqua verso est, lungo la costa dell’america Meridionale ed interrompendo la risalita delle acque ricche di nutrienti dagli strati più profondi. Questo provoca dei disastri con sconvolgimenti importanti sia sulla popolazione ma anche sulla industria ittica che a causa di El Niño nel 1972 fallì completamente e che vide ridurre del 50% il proprio pescato nella stagione 1982-1983 e poi ancora nel 1997 e nell’inverno 2009-2010.
Recenti studi hanno evidenziato l’influenza di El Niño in altre parti del mondo. La pesante siccità che colpi l’Africa Meridionale nel 1982 ne fu una conseguenza.